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emirati: federalismo senza democrazia

Keystone

In Svizzera, il federalismo va a braccetto con la democrazia. Questa coesistenza non si ritrova però ovunque nel mondo.

Ad esempio, negli Emirati Arabi Uniti (EAU) il governo è nelle mani di un gruppo di autocrati. Non esistono né partiti né elezioni. Ma gli EAU sono uno stato federalista, tanto quanto la Svizzera.

Gli Emirati Arabi Uniti (EAU), piccolo Paese tra mare e deserto, hanno molte più cose in comune con la Svizzera di quello che ci si potrebbe aspettare.

La città di Dubai viene oggi considerata un ricco e sviluppato centro di servizi. Così come la Svizzera, la piazza di Dubai è cresciuta tanto da diventare un centro finanziario d’importanza mondiale. I due paesi sono entrambi caratterizzati da importanti quantità di merci in transito e da un’elevata connotazione turistica.

Buona organizzazione

Come la Svizzera, anche gli Emirati hanno costruito buona parte della loro ricchezza grazie a doti

organizzative, ad una certa diligenza e alla forza lavoro di molti lavoratori stranieri.

«Oggi negli EAU vivono cittadini provenienti da 150 nazioni diverse. A Dubai, gli stranieri rappresentano l’80% della popolazione», dice Peter Harradine, presidente dello Swiss Business Council e membro della locale associazione degli svizzeri all’estero. Ennesima analogia con la Svizzera: molti cittadini locali sentono la loro identità minacciata dalle popolazioni dei grandi Stati che confinano con il loro piccolo Paese.

Circondato da giganti

Il vicino occidentale, che con la sua potenza economica intimorisce gli

Emirati un po’ come lo spauracchio tedesco fa con gli svizzeri, è un vero e proprio gigante: l’Arabia Saudita.

A nord-est si trova l’altrettanto imponente Iran, che con il suo peso culturale assume un ruolo dominante nella regione, soprattutto in un paese come gli EAU che non dispone di un patrimonio culturale degno di questo nome. A ciò si aggiunge il fatto che la maggior parte dei cittadini del paese sono arabi, di cui circa il 50% di credenza sciita. Nel Golfo ciò implica una certa prudenza nelle relazioni con i vicini. Dal punto di vista religioso, anche la storia svizzera è segnata da un delicato equilibrio (e da conflitti) tra la comunità cattolica-romana e quella protestante.

Le persone provenienti dal terzo grande vicino degli EAU – i pakistani che occupano molti impieghi poco qualificati nella ristorazione o nell’industria – ricordano vagamente il ruolo che hanno avuto gli italiani in Svizzera fino a qualche decennio or sono.

Consenso tra emiri

I libri di storia degli Emirati mostrano immagini di emiri che si riuniscono all’interno di tende. Tra tazze di caffé e pipe ad acqua, discutono alla ricerca del consenso politico. «Qui, il consenso viene vissuto in modo davvero particolare», rileva Peter Harradine. «Ogni cittadino ha la possibilità di presentare i propri desideri al suo sceicco o al suo emiro.

Il diritto di partecipazione dei cittadini alla vita politica continua ad esistere. Ma soffre, in quanto i potenti non lo rispettano», aggiunge Harradine.

Il sistema, che funziona un po’ come un tipo di «assolutismo di base», ricorda il percorso della democrazia diretta in Svizzera: la tenda del consenso nel deserto equivale, dal punto di vista simbolico, alle riunioni popolari della Landsgemeinde.

Sette emirati, 26 cantoni

In questo quadro, non è dunque sorprendente che i sette emirati indipendenti che compongono il paese siano in costante concorrenza tra loro, un po’ come accade tra i 26 cantoni svizzeri. «Il ruolo di Abu

Dhabi ricorda per esempio quello storico avuto da Berna: da lì vengono i soldi», sottolinea Harradine. Al contrario di Berna, Abu Dhabi ha tuttavia mantenuto anche il potere decisionale.

La locomotiva del paese, la potenza economica, è comunque Dubai che su scala svizzera ricorda dunque la regione di Zurigo o quella nei dintorni di Basilea.

Flemmatica e pittoresca

La regione di Sharjah è molto bella, ma, accanto alla pulsante Dubai, appare piuttosto oziosa. Questo Emirato, tranquillo, tradizionale e a buon mercato ha ottenuto un riconoscimento islamico per l’architettura che lo caratterizza.

Paragonata a quella di Dubai, l’atmosfera ricorda quella di un piccolo cantone svizzero. Le differenze tra i due Emirati sono enormi: ciò che esiste in uno, non esiste nell’altro. E viceversa.

Decisioni rapide

L’EAU sono una prova reale e decisamente funzionante che il federalismo, per favorire la coesistenza di comunità diverse, non deve necessariamente essere abbinato ad un modello democratico.

«La costante e dinamica crescita economica del Paese è possibile soltanto grazie a questa classe dirigente autoritaria ma illuminata, che dimostra di essere in grado di prendere rapidamente decisioni

nell’interesse del Paese», conclude Harradine. «Ciò anche grazie ad una politica restrittiva nei confronti degli stranieri e completamente asservita ai bisogni dell’economia locale».

swissinfo, Alexander Künzle, Dubai (traduzione: Luigi Jorio)

La Svizzera è composta da 26 cantoni, gli Emirati Arabi Uniti da 7 Emirati: Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Al-Fujayrah, Ras al-Khaimah, Sharjah e Umm al-Qaiwain.

Ogni cantone svizzero dispone di un suo governo e di un suo parlamento. Ogni Emirato è invece guidato da un emiro.

I cantoni svizzeri sono caratterizzati da diritti popolari quali, ad esempio l’iniziativa o il referendum. Gli emiri sono invece tenuti a rispettare delle «regole di base».

La quota di stranieri residenti in Svizzera è attorno al 20%. Negli Emirati Arabi Uniti la percentuale è del 50%.

Negli EAU non esistono né partiti politici né vengono organizzate delle elezioni.
Nei sette Emirati che compongono il paese, il trono viene ereditato. Il presidente dello Stato è rappresentato dall’emiro di Abu Dhabi.
Il ruolo di Primo ministro viene invece tradizionalmente assunto dall’emiro di Dubai.
Dal 1972 esiste un Consiglio nazionale che comprende 40 membri selezionati dagli emiri in rappresentanza dei diversi Emirati. Il Consiglio dispone di un potere legislativo.

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