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Emilio Goeldi, lo svizzero di Belém

Museu Paraense Emilio Goeldi

Il Museo di storia naturale ed etnografia della città nel nord del Brasile porta il nome di un naturalista e zoologo svizzero. Emilio Goeldi, di cui si festeggia quest'anno il 150esimo anniversario della nascita, fu uno dei precursori della ricerca in Amazzonia.

I muri delle vecchie case coloniali di Belém traspirano uno splendore che fu. Ammirando alcuni edifici, come il Teatro da Paz, il Palacio Antonio Lemos o il mercato Ver-O-Peso, ci si rende subito conto della ricchezza passata della metropoli dell’Amazzonia.

A pochi passi dalla Basilica de Nazaré, una piccola oasi cinta d’assedio dai palazzi permette di riposarsi all’ombra di giganteschi alberi, osservando un esemplare di pantera nera chiuso in gabbia che sembra non volersi rassegnare alla sua triste sorte

Al centro del parco zoologico e botanico sorge un’incantevole villa, che ospita le esposizioni del Museo Emilio Goeldi. “È una ‘rocinha’, un edificio tipico della regione dove le ricche famiglie di Belém trascorrevano i loro fine settimana “, ci spiega Mariana Bordallo, guida del museo. “La villa è stata costruita nel 1876 e all’epoca era ancora in piena campagna”.

Età d’oro

Un’epoca d’oro per città come Belém e Manaus, diventate a cavallo tra il XIX e il XX secolo tra i centri urbani più prosperi al mondo grazie alla “febbre della gomma”, scoppiata verso il 1870.

Qualche anno prima, nel 1839, Charles Goodyear aveva inventato il processo di vulcanizzazione, grazie al quale si poteva rendere la gomma elastica e resistente e utilizzarla così per numerose applicazioni industriali.

Il lattice estratto dall’Hevea brasiliensis (albero della gomma che fino al 1875 cresceva solo in Brasile) divenne una sorta di oro liquido in quegli anni di rivoluzione industriale. La prosperità non durò però a lungo. Nel 1912 il crollo del prezzo del caucciù e la concorrenza della gomma prodotta in Asia segnò la fine di un’era per le due città.

Porta d’entrata dell’Amazzonia

Tuttavia, durante quegli anni fasti Belém passò dallo statuto di piccolo borgo a quello di importante centro abitato. Migliaia e migliaia di persone sbarcarono sulle rive del Rio Guàma, attirate dai formidabili guadagni che prometteva il commercio della gomma. Porta d’entrata dell’Amazzonia, Belém diventò anche una meta prediletta di naturalisti e zoologi di tutto il mondo.

Tra di loro vi era anche lo svizzero Emilio Goeldi. Nato a Ennetbühl, nel canton San Gallo, il 18 agosto 1859, Goeldi studiò a Sciaffusa, Neuchâtel, Napoli e completò il suo lavoro di dottorato nel 1883 all’Università di Jena, sotto la direzione di Ernst Haeckel, uno dei più importanti biologi tedeschi dell’epoca.

Nel 1884 Goeldi si trasferì a Rio de Janeiro, dove fu nominato vicedirettore del dipartimento di zoologia del Museo nazionale.

Grande dinamismo

Dopo la proclamazione della Repubblica nel 1889, Goeldi perse il posto, ma decise di rimanere in Brasile. Nel 1893 fu invitato dal governatore dello Stato del Parà ad assumere la direzione del “Museu Paraense de História Natural e Etnografia”, fondato nel 1866 da Domingos Soares Ferreira Penna.

Sin dal suo arrivo, Goeldi dimostrò un grande dinamismo. Nel 1895 chiese ed ottenne dal governo paraense di acquistare una proprietà per installare la nuova sede del museo, costruì uno zoo e un parco botanico, diede vita ad esposizioni, fondò una rivista scientifica…

“Goeldi è una figura molto importante per il mondo scientifico brasiliano”, sottolinea Marianna Bordallo. “Fu lui che riorganizzò su basi moderne il museo, trasformandolo in una vera e propria istituzione di ricerca scientifica riconosciuta a livello internazionale”. In quegli anni collaborarono col museo zoologi, botanici ed etnografi importanti, come Jacques Huber, Emilia Snethlage, Gottfried Hagmann o Adolpho Ducke.

Oltre a compiere un grande lavoro di classificazione, in particolare di uccelli e mammiferi, lo scienziato svizzero fu uno dei primi ad interessarsi alla febbre gialla e a proporre dei metodi di profilassi, segnatamente la lotta alle zanzare.

Il lascito di Goeldi

Non meno importante fu il suo ruolo di pedagogo: “Goeldi non era uno studioso che rimaneva chiuso nel suo laboratorio. Voleva divulgare la conoscenza e la sua idea era di utilizzare il museo per l’educazione della popolazione”, ci dice Marianna Bordallo.

Un’idea che ha senz’altro attecchito: in ogni angolo del parco si possono incontrare giovani volontari che spiegano ai visitatori le caratteristiche della flora e della fauna. Inoltre, i responsabili del museo danno vita a numerosi progetti di educazione ambientale.

E ad aver messo radici profonde è stata anche la sua intuizione di fare del museo un’istituzione di ricerca rinomata. Il parco e la sede espositiva nel centro di Belém sono ormai praticamente solo la vetrina di un’istituzione ben più ampia. Il museo gestisce infatti anche una stazione di ricerca nella foresta di Caxiuana, a 400 km da Belém, e propone dei master di zoologia e di scienze sociali in collaborazione con l’università locale.

Oggi, a oltre cent’anni di distanza, Goeldi potrebbe senz’altro affermare con fierezza di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi.

Daniele Mariani, swissinfo.ch

Emilio Augusto Goeldi – o Emil August Goeldi – nasce a Ennetbühl, nel canton San Gallo, il 28 agosto 1859.

Studia a Sciaffusa, Neuchâtel, Napoli e completa il suo lavoro di dottorato nel 1883 all’Università di Jena, in Germania, sotto la direzione di Ernst Haeckel.

Nel 1884 si trasferisce a Rio de Janeiro, dove assume la vicedirezione dell’istituto di zoologia del Museo nazionale. Nel 1889, con la proclamazione della Repubblica, perde il posto. Nello stesso anno si sposa con Adeline Meyer (1869-1953), figlia di un ricco commerciante svizzero stabilito a Rio de Janeiro, dalla quale avrà sette figli.

Senza lavoro, Goeldi diventa amministratore della “Colonia alpina da Serra dos Orgaos”, a Teresópolis, un possedimento del suocero.

Nel 1894, su invito del governatore dello Stato del Parà, prende la direzione del “Museu Paraense de História Natural e Etnografia”, che trasforma radicalmente nello spazio di pochi anni.

Nel 1900, per ringraziarlo del suo sostegno nella difesa degli interessi brasiliani in un contenzioso territoriale col Venezuela, il governatore dello Stato del Parà ribattezza il museo col suo nome.

Sette anni più tardi lascia la direzione del museo, probabilmente per ragioni di salute, e ritorna in Svizzera. Nel 1908 diventa professore di zoologia all’Università di Berna.

Muore il 5 luglio 1917 a Berna.

Da notare che molte specie e sottospecie di animali e piante sono state nominate in suo onore.

Quest’anno, in occasione del 150esimo anniversario della sua nascita, il Museo Pareaense gli rende omaggio con una serie di manifestazioni, ad esempio una biblioteca digitale con la sua opera completa.

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