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La Svizzera partecipa al programma europeo di ripartizione dei rifugiati

Una giovane siriana e il suo bambino in un campo di fortuna in Giordania. Sono soprattutto i paesi vicini a quelli in conflitto ad accogliere la stragrande maggioranza delle persone in fuga. Keystone

Il governo svizzero ha deciso di accogliere fino a 1‘500 rifugiati già registrati in Italia e in Grecia e di incrementare di 70 milioni di franchi l’aiuto fornito nelle zone di crisi, dalla Siria al Corno d’Africa. In questo modo, la Svizzera aderisce al programma dell’Unione europea per ricollocare 40'000 persone bisognose di protezione.

La Svizzera intende fare la sua parte per risolvere l’emergenza profughi in Europa e nei paesi in crisi. Se da un lato metterà a disposizione più soldi per gli aiuti, dall’altro non è però disposta, almeno per ora, ad aumentare i contingenti dei migranti accolti.

Le 1’500 persone del programma di ricollocazione annunciato venerdì dal governo rientrano infatti nel gruppo di 3’000 rifugiati che la Svizzera si era già impegnata ad accogliere.

Per essere ammesse, queste persone devono essere state registrate correttamente in Italia o in Grecia, indica un comunicatoCollegamento esterno odierno del Consiglio federale.

«La solidarietà deve manifestarsi nei periodi difficili», ha affermato in conferenza stampa a Berna la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga, annunciando la partecipazione elvetica alla chiave di ripartizione europea.

Finora, ha proseguito, la Svizzera non è stata toccata dal grosso della migrazione, ma la situazione è in continua evoluzione e può cambiare rapidamente. Siamo di fronte alla maggiore crisi migratoria dalla Seconda guerra mondiale, ha detto Simonetta Sommaruga.

Per il momento, secondo il Consiglio federale, una misura come i controlli sistematici alle frontiere non si giustifica né in termini materiali né dal punto di vista giuridico.

In merito a un secondo programma della Commissione europea per distribuire entro due anni altre 120’000 persone bisognose di protezione provenienti dall’Ungheria, dalla Grecia e dall’Italia, il governo elvetico ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia di preparare, d’intesa con i cantoni, un’eventuale partecipazione elvetica.

Migliorare la vita nei campi profughi

Nella seduta di venerdì, il governo ha anche deciso di aumentare di 70 milioni di franchi i fondi a sostegno di progetti concernenti le crisi in Siria, in Iraq e nel Corno d’Africa (in particolare in Eritrea). Lo scopo è di aiutare i paesi di accoglienza e di migliorare le condizioni di vita nei campi profughi.

I fondi saranno destinati anche al processo di pace in Siria avviato dalle Nazioni Unite. La Confederazione intende poi mettere a disposizione dell’ONU i suoi buoni uffici e ha già dichiarato di essere pronta a ospitare il processo di pace a Ginevra, in linea con la propria politica di Stato ospite.

Gli aiuti stanziati dalla Svizzera alla Siria, al Libano, alla Giordania e all’Iraq dall’inizio della crisi nel 2011 ammontano a 198 milioni di franchi.

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