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Turchia, Erdogan punta alla vittoria al primo turno

Quasi 60 milioni di elettori sono chiamati domenica a scegliere il capo dello Stato in Turchia, funzione che avrà poteri più ampi grazie alla modifica costituzionale adottata con un referendum lo scorso anno. Un election day cui si arriva con quasi un anno e mezzo d'anticipo, dopo la convocazione voluta dall'attuale presidente Recep Tayyp Erdogan. 

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Erdogan intende cavalcare l’ondata nazionalista della guerra ai curdi in Siria e contenere un’instabilità economica cui i mercati guardano con crescente preoccupazione.

E i sondaggi gli danno ragione. Erdogan oscilla intorno alla soglia della maggioranza assoluta, richiesta per l’elezione al primo turno. Potrebbe persino essere questione di decimali. Se non ce la dovesse fare, sarebbe tutto rimandato al ballottaggio due settimane dopo.

Erdogan durante il comizio, sullo sfondo una sua gigantografia
Nell’ultima giornata prima dell’apertura delle urne, Istanbul è stata teatro di enormi comizi. Keystone

Il “campo di battaglia” di quest’ultima giornata di campagna è stata Istanbul, città che lo scorso anno aveva votato “no” al referendum per l’ampliamento dei poteri presidenziali promosso da Erdogan.

Per avere domani la maggioranza assoluta dei quasi 60 milioni chiamati alle urne, e chiudere la partita senza rischiare un insidioso ballottaggio due settimane dopo, negli ultimi due giorni il presidente turco ha battuto Istanbul palmo a palmo – 12 comizi in altrettanti quartieri – ricordando a tutti le grandi opere e i progressi realizzati nei 15 anni in cui è stato alla guida del paese. 

“Per essere presidente serve esperienza. Un presidente ha bisogno del riconoscimento della comunità internazionale”, ha detto, concludendo una campagna giocata per la prima volta in difesa, a respingere gli attacchi su crisi economica e tensioni internazionali.

Nelle stesse ore, il suo sfidante principale Muharrem Ince, candidato del socialdemocratico Chp, concludeva la sua serratissima corsa – 107 comizi in 65 città – davanti a una folla di centinaia di migliaia di persone a Maltepe, sulla sponda asiatica di Istanbul. “Domani si cambia”, ha promesso ai suoi. Stimato intorno al 30%, in un eventuale secondo turno potrebbe sfidare Erdogan da vicino raccogliendo su di sé il consenso degli altri concorrenti, dall’ex ministra degli Interni nazionalista Meral Aksener al curdo Selahattin Demirtas, candidato dal carcere.

Oltre che per la presidenza, i partiti si sfidano anche per i 600 seggi da assegnare nel nuovo Parlamento. Nella partita tra la colazione del Popolo di Erdogan e l’eterogenea coalizione Nazionale, che va dai kemalisti agli islamisti, cruciale sarà il voto curdo. Se l’Hdp di Demirtas supererà la soglia di sbarramento del 10%, Erdogan potrebbe perdere la maggioranza assoluta.

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