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Knesset senza una maggioranza, Netanyahu fallisce la prova di forza

Benjamin Netanyahu
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu tra i suoi sostenitori Keystone

Si profila l'ennesima impasse politica in Israele all'indomani delle legislative nelle quali i due principali contendenti, il Likud del premier Benjamin Netanyahu e i centristi di Benny Gantz (Partito blu e bianco) sono in sostanziale parità e accomunati dall'impossibilità di formare un governo.

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Quando è stato scrutinato oltre il 92% delle schede il Likud e Kahol Lavan sono accreditati entrambi di 32 seggi sui 120 totali che ne conta la Knesset e nessuno dei due riesce a raggiungere con i tradizionali alleati i 61 mandati richiesti.

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Per uscire dal vicolo cieco lo sfidante Benny Gantz aveva evocato un esecutivo di unità nazionale “che esprima la volontà del popolo” e a tal proposito “abbiamo già intavolato discussioni e parleremo con tutti”.

Sul fronte opposto Benjamin Netanyahu ha preconizzato la formazione di “un governo sionista forte” senza la partecipazione delle formazioni arabe antisioniste” che “negano l’esistenza di Israele come Stato ebraico e democratico”.

In vista dei colloqui con il presidente i responsabili dei partiti arabi, terzo gruppo alla Knesset con 12 deputati, hanno già fatto sapere che si opporranno alla nomina di Netanyahu, senza però sbilanciarsi su un’eventuale candidatura del centrista Benny Gantz. Se i centristi ci chiameranno, ha precisato il leader arabo Ahmed Tibi, “comunicheremo loro le condizioni per il nostro sostegno”.

In ogni caso il vero sconfitto di questa tornata elettorale è senza dubbio il premier uscente, su cui peraltro pendono inchieste penali per corruzione, che aveva voluto una nuova prova di forza dopo che dalle elezioni di aprile non era uscita una chiara maggioranza. Ma dalle urne si è delineato un risultato analogo, fatta eccezione della crescita dei partiti arabi e della destra di Avigdor Lieberman (Israel Beitenou), con quest’ultimo che potrebbe fungere, con i suoi 9 seggi, da ago della bilancia. 

Per noi non c’è che un’opzione, ha affermato il leader della destra non religiosa: “Un governo di unità nazionale e liberale con Israel Beitenou, il Partito blu e bianco e il Likud”, escludendo così le formazioni ultraortodosse vicine a Netanyahu e gli arabi. Ma le varie alternative potranno consolidarsi solo nel corso delle trattative che si terranno a partire dai prossimi giorni.

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