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“Un’Europa in mezzo al guado”

Persone che si recano alle urne
Contro le previsioni, il vincitore di queste elezioni europee è il tasso di partecipazioni. Qui dei votanti a Dresda, in Germania. Keystone / Robert Michael

Le elezioni al Parlamento europeo non hanno condotto a un trionfo della destra nazionalista, nonostante il successo della Lega in Italia e di altre formazioni analoghe. Hanno però reso più instabili gli equilibri politici nell'Unione. E per la Svizzera i rapporti con l'UE potrebbero diventare più complicati. I commenti della stampa elvetica.

In Svizzera come altrove in Europa, le elezioni europee erano attese con un misto di timore e speranza. Pur non facendo parte dell’Unione europea, la Svizzera ha rapporti molto stretti con Bruxelles. Il complesso dossier dell’accordo istituzionale tiene banco da molti mesi nei dibattiti politici elvetici. Inoltre, circa un milione fra cittadini dell’UE residenti in Svizzera e cittadini svizzeri all’estero con doppia nazionalità era chiamato al voto per il rinnovo del Parlamento europeo.

La stampa elvetica ha perciò seguito con attenzione i dibattiti elettorali e i pronostici della vigilia. Di fronte ai primi risultati del voto, buona parte dei commenti dei quotidiani elvetici (qui citiamo gli editoriali pubblicati online) concorda a grandi linee su una constatazione: il terremoto politico da molti evocato non c’è stato, ma il futuro appare incerto.

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“Sì, gli euroscettici della destra nazionalista hanno avuto successo in alcuni paesi, in particolare Francia, Italia e Germania”, scrive il quotidiano Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno (NZZ). “In altri paesi hanno però raggiunto i loro limiti, per esempio in Ungheria, nei Paesi Bassi e in Svezia; e i nemici britannici dell’UE, nonostante i loro successi, non avranno probabilmente un ruolo rilevante. L’incantesimo della super-alleanza degli euroscettici, evocata dal capo della Lega Matteo Salvini, è rotto.”

“I gruppi antiUE, al di là dei successi puntuali in alcuni dei 28 Paesi dell’Unione, controbilanciati da flop o delusioni in altri Stati, restano marginali nell’Europarlamento: liberali ed ecologisti avanzano molto più di loro”, osserva dal canto suo il Corriere del TicinoCollegamento esterno. Anche il quotidiano Tages AnzeigerCollegamento esterno, mentre mette in rilievo i successi della destra in alcuni paesi, relativizza nel contempo la portata della loro avanzata: “Non ci sono motivi per dichiarare il cessato allarme, ma neppure per cedere al panico.”

Cosa cambia per la Svizzera? L’analisi del giornalista della RSI Reto Ceschi:

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Fase ricca di incognite

La stampa elvetica constata però che il voto non scioglie i dilemmi in cui si dibatte l’Ue e apre anzi una fase ricca di incognite, in un Parlamento europeo più frammentato e in cui il Partito popolare europeo e i socialisti non raggiungono più la maggioranza assoluta.

“In campagna elettorale troppi politici dei partiti storici si sono limitati a esprimere un appassionato sostegno all’Europa e a condannare il populismo. Ma cosa vogliano fare esattamente nei prossimi cinque anni da parlamentari dell’UE e per quale sviluppo istituzionale vogliano impegnarsi è un tema rimasto generalmente in secondo piano”, scrive la NZZ.

“Il lavoro del Parlamento europeo non sarà più semplice, perché per la prima volta la ‘grande coalizione’ di conservatori e socialdemocratici, che finora formavano una sorta di cartello a Bruxelles, non dispongono più della maggioranza assoluta,” osserva il sito d’informazione WatsonCollegamento esterno, che tuttavia ritiene che la nuova costellazione possa anche condurre a un’evoluzione positiva. “[Conservatori e socialdemocratici] dovranno collaborare di più con i liberali e con i verdi. È questo può essere solo utile all’Europa.”

Frammentazione, ma buona partecipazione

“L’UE si trova in mezzo al guado”, afferma il Corriere del Ticino. “Non ha, probabilmente, né la forza per uscire dalle difficoltà in cui è stata portata dalla crisi della finanza e dei debiti sovrani, dalla successiva recessione e dalla questione migratoria; né la debolezza per implodere o naufragare sotto la spinta della contestazione mossa dai partiti e dai movimenti sovranisti, nazionalisti o populisti.”

Il Tages Anzeiger osserva che la nuova composizione del Parlamento europeo rispecchia l’eterogeneità e la frammentazione delle società dei paesi dell’UE: ” Trovare delle maggioranze diventerà più difficile, ma il Parlamento potrebbe diventare più politico. E questa non è la notizia peggiore di questa notte elettorale: in futuro si litigherà di più, a Bruxelles e Strasburgo”.

La stampa elvetica registra d’altro canto come segnale positivo il dato relativo alla partecipazione al voto, attestata sopra il 50% degli aventi diritto, per la prima volta in aumento da quarant’anni. “È forse troppo presto per constatazioni definitive, ma forse l’Europa ha messo fine alla deriva di disaffezione registrata negli ultimi decenni. Che sia amata o detestata, l’UE non lascia più indifferenti. È senza dubbio motivo di soddisfazione”, constata il quotidiano romando Le TempsCollegamento esterno.

Questioni di politica interna

Una lettura del voto europeo non può prescindere dal considerare il ruolo preponderante delle dinamiche politiche interne dei singoli Stati che compongono l’Unione, ricordano tuttavia vari commentatori. “Le elezioni per il Parlamento europeo seguono da sempre prima di tutto i dibattiti e le condizioni nazionali”, scrive la NZZ.

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Il quotidiano ticinese La RegioneCollegamento esterno definisce il voto “un Giano bifronte”: “Elezione per il parlamento dell’Unione europea, la nona della sua storia; ma una consultazione anche per le platee politiche nazionali. Due traiettorie, due dinamiche, che hanno trainato una mobilitazione, una partecipazione, che potrebbe risultare senza precedenti. Una logica del doppio volto che in parte complica la lettura dell’esito complessivo.”

E anche Watson nota che le elezioni europee sono state dominate da temi nazionali: “È nella natura delle cose. Le cittadine e i cittadini dell’UE si definiscono sempre ancora più in quanto membri della loro nazione che come europei.” Il sito online osserva però anche che si è trattato di una votazione ‘europea’, perché “mai dal primo svolgimento delle votazioni nel 1979 si è dibattuto in modo così intenso del futuro dell’idea europea.”

E la Svizzera?

Ma cosa significa questa elezione per la Svizzera? Sicuramente nei giorni e nelle settimane a venire le analisi e i commenti si sprecheranno.

Watson azzarda già qualche ipotesi: “Per la Svizzera si tratta di una notizia piuttosto cattiva nell’ambito del dibattito attorno all’accordo istituzionale. Al momento prevalgono le richieste di ulteriori trattative o addirittura di un nuovo negoziato. […] Ma le cose potrebbero andare male. Il presidente uscente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha fatto del dossier una questione da discutere ai vertici. Probabilmente non sarà più così per il suo successore. La Svizzera potrebbe scivolare verso il basso nella lista delle priorità di Bruxelles. E trovare molto meno comprensione con le sue richieste particolari.”

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