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“Un’Europa in mezzo al guado”

Diventato la prima forza politica in Francia, il Fronte nazionale di Marine Le Pen incarna l'avanzata della destra populista in Europa Keystone

L’avanzata dei partiti antieuropei e la bassa partecipazione al voto nelle elezioni di questa fine settimana evidenziano il disamore dei cittadini nei confronti dell’UE, osserva la stampa svizzera. Il responso di questo scrutinio rappresenta però anche una chance per ripensare e rilanciare l’Europa.

“In democrazia, i risultati delle urne devono essere presi molto sul serio per quanto concerne il messaggio principale che trasmettono. Ossia che l’Unione europea divide ancora di più di quanto unisca i cittadini. E che non incarna la risposta convincente alle loro speranze”, osserva Le Temps, chiedendosi: “Ma si tratta di una sconfitta irrevocabile dell’ideale europeo? Esiste un’altra opzione della storia?”

Il giornale romando si dice convinto “che il giudizio severo espresso da una fetta importante degli elettori in Europa sia reversibile. L’Europa si trova in mezzo al guado, è una potenza a metà cammino verso un approfondimento politico che merita di essere dibattuto più profondamente con i suoi popoli”.

L’Europa “unifica le sue pratiche e coordina la sua azione in diversi settori chiave (sorveglianza bancaria, ambiente, energia, sicurezza esterna, ecc.), ponendo gli Stati in un ruolo di sussidiarietà. Questa complessa dinamica soffrirà di una mancanza di legittimazione popolare fino a quando resterà limitata al livello dei governi e dei tecnocrati”.

Questi i risultati più significativi del voto espresso il 25 maggio nei ventotto Stati membri dell’UE:

FRANCIA: Il Front National di Marine Le Pen trionfa con il dato storico del 26%. L’UMP è il secondo partito (20,66%), mentre i socialisti di François Hollande raggiungono il minimo storico del 13,88%. Centristi al 9,7%, ecologisti all’8,7%.

GERMANIA: La CDU di Angela Merkel si conferma il primo partito (35,3%), anche se è il peggiore risultato del partito dal 1979 in Europa. In crescita l’SPD (27,2%), mentre c’è una grande affermazione per il partito antieuro Alternaive Für Deutschland con il 7%. Un seggio anche ai neonazisti dell’NPD.

ITALIA: Ottimo risultato per il PD di Matteo Renzi che ottiene il 41% dei voti. Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo è al 21%. Sul terzo gradino del podio si piazza Forza Italia che ha convinto il 16,7% dell’elettorato. Buono il risultato della Lega che si attesta sul 6,3%. Si ferma al 4,3% il Nuovo centro destra mentre la lista L’altra Europa supera di poco il 4%.

GRAN BRETAGNA: Dato sorprendente degli euroscettici dell’Ukip, in testa con il 31,1%, secondo risultati preliminari diffusi dalla commissione elettorale. Forte calo dei Conservatori che sono testa a testa con il Labour, crollo dei Liberaldemocratici.

SPAGNA: Debacle del Partito Popolare al governo con il 26% e del principale partito dell’opposizione, il Psoe, che registra un 23%. Spettacolare exploit degli ‘indignados’ con il partito Podemos, che conquista 5 seggi.

GRECIA: La sinistra radicale di Syriza guidata da Alexis Tsipras è in testa con il 26,7%. Al secondo posto Nea Dimokratia (centro-destra) con il 22,8%, al terzo il neo-nazista Chrysi Avgì (Alba Dorata) con il 9,3%% e al quarto posto la lista Pasok (socialista)-Elia (l’Olivo) con l’8,1%.

DANIMARCA: Boom euroscettici: estrema destra di Danish People Party sarebbe il primo partito con il 23,1% (+3 deputati rispetto al 2009), secondi i socialisti con il 20,5%, terzi i liberali con il 17,2%.

PAESI BASSI: L’eurofobo Pvv di Geert Wilders porta a casa 4 eurodeputati con il 13,2%. Il primo partito per preferenze rimane il D66 dei centristi liberali con 15,4%, mentre i cristianodemocratici del Cda si attestano al 15%.

PORTOGALLO: Socialisti del Ps primi (30-34%), secondi i popolari della coalizione AP tra 25-29%. Terza la sinistra radicale di CDU (12-15%).

Poco all’ascolto dei cittadini

“Dopo anni di crisi e di austerità, gli estremi di destra – come il Fronte nazionale francese – e di sinistra saranno più numerosi tra i 751 deputati dell’emiciclo europeo. Ma con un centinaio di seggi, questi euroscettici di ogni sponda politica non saranno in grado di bloccare la vita parlamentare di uno dei più grandi complessi democratici del mondo”, si consolano La Tribune de Genève e 24 Heures.

Anche in futuro, aggiungono i due quotidiani, “i proeuropei, formati dai conservatori del Partito popolare europeo e dai socialisti, continueranno a dettar legge, perpetuando questa grande coalizione molle che prevale dalla nascita dell’Unione europea”. E continueranno “a spartirsi i mandati delle commissioni, nonostante i cambiamenti di maggioranza a livello nazionale”.

A detta della Tribune de Genève e di 24 Heures, questo ottavo scrutinio a suffragio universale in Europa ha anche dei lati positivi: “Per il Parlamento di Strasburgo, il rafforzamento degli euroscettici può rappresentare una formidabile opportunità per rilanciare l’Europa. La presenza di antieuropeisti di ogni tendenza spingerà ognuno a parlare in modo più chiaro, a confrontare le proprie idee con quelle degli altri. A precisare la propria posizione sul progetto europeo. In breve, a far vivere un’istituzione considerata lontana e poco all’ascolto delle preoccupazioni dei cittadini europei”.

Partecipazione al voto miserabile

“La crescita dei populisti di destra è stata il tema dominante delle elezioni europee. Ora, i partiti proeuropei devono confrontarsi con un avversario politico più forte. Sarebbe sbagliato tentare di ignorarlo – i populisti di destra sanno come farsi sentire”, avvertono, nel loro commento comune, l’Aargauer Zeitung, la Neue Luzerner Zeitung e la Südostschweiz.

I proeuropei “dovranno però affrontare questa sfida con serenità. Si tratta di dibattere con le forze critiche sui vantaggi e gli svantaggi dell’Unione europea. Le simpatie degli elettori strappate in questo scrutinio dai populisti di destra dimostra che non si potrà evitare questo dibattito. Per poter rafforzare la sua integrazione, l’UE dovrà ottenere un maggior sostegno da parte dei cittadini”.

“Un pessimo segnale viene dal disinteresse di molti cittadini nei confronti dell’UE, che si è rispecchiato questa domenica in una partecipazione al voto parzialmente miserabile”, osservano ancora in tre giornali. “Là dove i proeuropei hanno condotto una campagna impegnata – come in Germania – sono riusciti ad avere sia un’alta partecipazione al voto che consensi elevati. Ciò dimostra che i sostenitori dell’UE dovranno continuamente spiegare ai cittadini, in che modo l’integrazione europea migliora la loro vita e i loro diritti di decisione politica”.

Rivedere l’architettura

Degli interrogativi si pongono ora all’Europa, sostiene L’Express – L’Impartial. “Dopo cinque anni di crisi e di fronte al disamore confermato dei cittadini europei, bisogna rivedere l’architettura e il funzionamento stesso dell’UE? Questa domanda sfugge in gran parte al Parlamento e alla Commissione europea”.

“Tra i Ventotto, il britannico David Cameron, intenzionato a fornire delle prove ad un elettorato sempre più euroscettico, è colui che si spinge più lontano. Vuole tagliare le ali dell’UE e riportare a casa dei pezzi di sovranità concessi a Bruxelles. Può contare su sostegni da parte olandese e svedese”.

Sull’altro fronte, “Angela Merkel e François Hollande parlano di approfondire l’unione tra i 18 paesi della zona euro, ma divergono sia sugli obbiettivi che sui mezzi. È l’Europa a due velocità o molte altre”. Ma non è la sola linea di divisione, se ne profila un’altra, avverte L’Express – L’Impartial, “tra i dirigenti che vorrebbero ripensare rapidamente l’Europa, come i conservatori del nord, e coloro che vorrebbero avanzare piuttosto prudentemente, come François Hollande”.

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