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Elezioni del governo: quasi una rivoluzione di palazzo

Keystone

Tutti gli occhi sono ormai puntati su Eveline Widmer-Schlumpf, che giovedì mattina dirà se accetta di subentrare al suo collega di partito Christoph Blocher in governo.

L’UDC esige dalla sua rappresentante che rinunci e parla di “una catastrofe per il paese”, mentre altri definiscono quanto accaduto “una giornata storica”.

Il parlamento ha clamorosamente rimandato a casa mercoledì l’artefice incontestato del successo dell’Unione democratica di centro (UDC). Con 125 voti contro 115, su una maggioranza assoluta di 122, l’Assemblea federale ha infatti eletto in governo Eveline Widmer-Schlumpf, estromettendo Christoph Blocher.

Dopo la notte di manovre strategiche che ha preceduto l’elezione del Consiglio federale, ora se ne profila una seconda carica di tensione in attesa di sapere se per la prima volta nell’esecutivo elvetico siederanno tre donne su un totale di sette membri.

L’UDC persiste

La neoeletta ha infatti chiesto un minimo di tempo di riflessione per decidere assieme al suo partito se accettare il mandato. L’UDC ha più volte ribadito che se anche uno dei suoi consiglieri federali uscenti non fosse stato rieletto, sarebbe andata all’opposizione. Una minaccia immediatamente messa in pratica: il presidente Ueli Maurer ha annunciato mercoledì che il gruppo UDC non sostiene più l’altro esponente del partito in governo, il bernese Samuel Schmid, poiché costui ha accettato un nuovo mandato, nonostante la bocciatura di Blocher.

La stessa sorte spetterebbe a Eveline Widmer-Schlumpf qualora accettasse l’elezione.Se invece la grigionese dovesse rinunciare all’incarico, l’UDC potrebbe ripresentare Blocher. “Non è un problema”, ha commentato Ueli Maurer.

Un ritorno alla formula magica come ultima spiaggia?

Tuttavia, l’idea di tornare alla carica con lo zurighese sarebbe vista come una “provocazione”, tanto che i sostenitori della grigionese stanno cercando candidati di riserva.

Il ministro di giustizia e polizia uscente potrebbe allora vedersela con un candidato di un altro partito. Il nome del senatore friburghese popolare democratico Urs Schwaller è sulla bocca di tutti.

Nel frattempo tuttavia i partiti socialista (PS), popolare democratico (PPD) e liberale radicale (PLR) nella giornata di mercoledì hanno continuato a esortare l’UDC a presentare un’altra candidatura giovedì al posto di Blocher, se Eveline Widmer-Schlumpf rifiutasse il mandato.

A loro avviso, il parlamento ha lanciato un segnale chiaro in questo 12 dicembre: tutte le altre formazioni riconoscono il diritto dell’UDC a due seggi in governo. Ma il partito di Ueli Maurer deve dal canto suo accettare che sia il parlamento a decidere chi eleggere.

Il presidente del PLR Fulvio Pelli ha chiesto esplicitamente all’UDC di dare prova di responsabilità, quale primo partito della Svizzera, e di smetterla con le provocazioni. Sono proprio queste, secondo il deputato ticinese, ad aver condotto Blocher alla disfatta.

L’incertezza domina

Ma tutti gli appelli sono finora rimasti senza risposta da parte dell’UDC. La suspense continua dunque a regnare sovrana. E non solo per sapere chi sarà il settimo o la settima consigliera federale. Secondo il neoeletto presidente della Confederazione per il 2008 Pascal Couchepin, la bocciatura del ministro uscente di giustizia e polizia apre un “periodo di incertezza”.

Per il liberale radicale, questo risultato dimostra infatti che il parlamento chiede a un membro dell’esecutivo di non essere contemporaneamente “leader o troppo vicino a un partito”. Couchepin ha quindi espresso l’auspicio che l’UDC pensi oramai a mettersi al servizio del Paese invece che a quello di un’ideologia.

Riconfermati gli altri sei

Mentre Blocher è stato silurato, mercoledì sono stati invece confermati in governo senza problemi di sorta gli altri sei ministri uscenti. Il primo ad essere rieletto è stato Moritz Leuenberger. Il ministro dei trasporti, dell’ambiente, delle comunicazioni e dell’energia ha ottenuto 157 voti su 178 schede valide. Le schede bianche sono state ben 64 provenienti in larga misura dai membri del gruppo parlamentare dell’Unione democratica di centro (UDC).

Mentre Leuenberger si deve accontentare di un esito discreto, il ministro dell’interno Pascal Couchepin è stato rieletto in modo brillante con 205 voti su 246. Si tratta del suo miglior risultato da quando è in governo (1998). Per il 2008, Couchepin è stato poi eletto – con 197 voti su 231 schede valide – presidente della Confederazione, una carica che ha già ricoperto nel 2003.

Anche il ministro della difesa Samuel Schmid ha registrato un ottimo risultato: su 219 schede valide a lui sono andati 201 voti dell’assemblea federale.

È poi stata la volta della ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey. La socialista ha registrato un voto simile a quello del suo collega di partito: 153 voti su 180 schede valide.

Il miglior risultato è stato registrato dal quinto consigliere federale eletto, Hans-Rudolf Merz. Il ministro delle finanze ha ottenuto ben 213 voti su 233 schede valide.

L’ultimo ministro ad essere rieletto è stata Doris Leuthard, che ha registrato 160 voti su 191 schede valide.

swissinfo e agenzie

Sono rieletti in governo:
– Moritz Leuenberger con 157 voti
– Pascal Couchepin con 205 voti
– Samuel Schmid con 201 voti
– Micheline Calmy-Rey con 153 voti
– Hans-Rudolf Merz con 213 voti
– Doris Leuthard mit 160 voti
– Eveline Widmer-Schlumpf con 125 voti (non si sa ancora se accetterà o meno l’elezione)

Pascal Couchepin è stato eletto presidente della Confederazione con 197 voti.

Corina Casanova è stata eletta cancelliera federale con 124 voti.

Nella storia politica svizzera è assai raro che il parlamento non elegga un candidato ufficiale presentato da un partito.

Contrariamente a quanto accaduto per l’elezione di Eveline Widmer-Schlump, questi “affronti” avvengono quando si tratta di scegliere il successore di un singolo consigliere federale che decide di lasciare il suo incarico e non quando viene rieletto l’insieme del governo.

Nel dicembre del 2000, per la successione di Adolf Ogi, il parlamento elegge il rappresentante dell’UDC Samuel Schmid, scartando i due candidati ufficiali presentati dal gruppo democentrista.

Il Partito socialista ha dovuto subire un simile affronto quattro volte. Nel marzo del 1993, la socialista ginevrina Christiane Brunner non riesce ad entrare in governo. I parlamentari le preferiscono Francis Matthey, che una settimana più tardi, però, dovrà rinunciare su pressione del partito.

Dieci anni prima, l’accesso alle funzioni più alte dello Stato era stato rifiutato pure ad un’altra donna socialista, Liliane Uchtenhagen. I parlamentari avevano preferito eleggere Otto Stich.

Nel dicembre del 1973, questa “disavventura” era capitata ad addirittura tre candidati ufficiali: il socialista Willi Ritschard era stato preferito al suo collega di partito Arthur Schmid; il popolare democratico Hans Hürlimann a Enrico Franzoni e il liberale radicale Georges-André Chevallaz a Henri Schmitt.

Nel 1963, il popolare democratico Roger Bonvin aveva avuto la meglio sul candidato ufficiale Ettore Tenchio. Infine, nel 1959, il socialista Hans Peter Tschudi era stato preferito a Walther Bringolf.

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