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Più soldi e spettacolo nella campagna

Oggi le sorti dei ministri sono nelle mani del parlamento. E domani? Keystone

Carisma e denaro conterebbero di più e la politica partitica inciderebbe di più sulle attività governative. Secondo addetti ai lavori ed esperti di comunicazione, sono le conseguenze per i ministri svizzeri se in futuro dovessero essere eletti dal popolo, come chiede un'iniziativa.

L’ex ministro svizzero dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni Moritz Leuenberger, che è stato nel governo cantonale di Zurigo dal 1991 al 1995 e in quello federale dal 1995 al 2010, ha una lunga esperienza di elezioni. Dapprima da parte del popolo per l’esecutivo cantonale, poi da parte del parlamento elvetico per quello federale.

Infatti, i sette membri del governo elvetico sono eletti, ogni quattro anni all’inizio di dicembre, dalle Camere riunite in Assemblea. Ci possono inoltre essere elezioni suppletive di singoli consiglieri federali in caso di dimissioni nel corso di una legislatura. Solitamente la rielezione dei ministri uscenti che si ricandidano è una formalità.

Promossa da un comitato di esponenti UDC, l’iniziativa popolare “Elezione del Consiglio federale da parte del popolo” è combattuta dal governo e dal parlamento. La Camera dei Cantoni l’ha bocciata con 34 voti contro 5 e 3 astensioni, la Camera del popolo con 137 voti contro 49. L’UDC è l’unico partito che l’ha sostenuta.

La proposta, che implica la modifica di quattro articoli costituzionali, prevede che il Consiglio federale sia eletto tramite votazione popolare, con il sistema maggioritario. L’elezione si svolgerebbe ogni quattro anni assieme a quella della Camera del popolo.

Tutta la Confederazione formerebbe un’unica circoscrizione elettorale. Le regioni e i cantoni francofoni e italofoni avrebbero diritto complessivamente ad almeno due dei sette seggi del governo federale.

I candidati che otterrebbero la maggioranza assoluta, sarebbero eletti già al primo turno. Nel ballottaggio, invece, basterebbe la maggioranza semplice.

D’altra parte, l’elezione del(la) presidente della Confederazione e del(la) suo(a) vice sarebbe di competenza del governo e non più del parlamento.

Questo sistema è ora messo in questione da un’iniziativa popolare su cui gli svizzeri voteranno il 9 giugno. Il testo propone di cambiare e di far eleggere i sette consiglieri federali dal popolo, ogni quattro anni.

Se fosse approvata, secondo Leuenberger, la questione del denaro diventerebbe la più urgente: “Finché il finanziamento non è reso pubblico in modo trasparente, saremo un paese democraticamente in via di sviluppo”, afferma l’ex ministro. “Se i singoli membri del Consiglio federale potessero essere sostenuti con milioni da sponsor segreti, lo troverei disastroso”.

Per Leuenberger, se l’iniziativa fosse accolta, per la Svizzera sarebbe “assolutamente necessario” dotarsi di una legge sui partiti politici. Al momento, infatti, nella Confederazione, il finanziamento dei partiti non è per nulla disciplinato.

Segreto finanziario

“Da noi si possono finanziare partiti con importi molto elevati in forma anonima. Una cosa del genere non è possibile in alcun altro paese”, dice Oswald Sigg, che dal 2005 al 2009 è stato vice-cancelliere e portavoce del Consiglio federale.

Se si guarda ad altri paesi europei, si vede che vi sono campagne elettorali nazionali, in particolare per le presidenziali, “che dipendono fortemente soprattutto dai partiti politici finanziariamente possenti”.

Sigg vede il “grosso rischio” che “il denaro potrebbe svolgere un ruolo molto importante nelle elezioni del Consiglio federale da parte del popolo. E questo sarebbe un peccato sia per il Consiglio federale sia per il sistema politico della Svizzera”.

“Campagne elettorali più dispendiose”

Anche per il consulente in comunicazioni Iwan Rickenbacher, che dal 1988 al 1992 è stato segretario Partito popolare democratico (PPD) , nella campagna elettorale verrebbe utilizzato molto più denaro di oggi.

“Per le persone che non sono già in prima linea nella opinione pubblica, come imprenditori o nella loro funzione sociale, sarebbe necessario attuare una campagna dispendiosa per poter essere elette”, afferma.

Lo specialista di campagne Mark Balsiger cita uno studio che ha dimostrato che già oggi c’è uno squilibrio nel finanziamento delle campagne elettorali. “Questo diventerebbe ancora più palese”, prevede.

Ma anche un atteggiamento convincente di un candidato in pubblico, con il voto popolare diventerebbe più importante, precisa Balsiger. I candidati ideali “hanno carisma, sanno parlare bene, sono eloquenti, hanno un bell’aspetto e una voce suadente”. E per poter sopravvivere politicamente, dovrebbero spendere molto più tempo nelle apparizioni in pubblico.

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E i contenuti?

Balsiger teme che per coloro che dovrebbero soddisfare tali esigenze, i contenuti politici potrebbero passare in secondo piano. Inoltre, potrebbe succedere che “si metterebbero i cambiamenti impopolari nel dimenticatoio e ci si dedicherebbe soltanto a quei temi che possono portare consensi”. Come per esempio succedeva nell’era del cancelliere Helmut Kohl in Germania, quando “molte cose sono state trascurate intenzionalmente”, “con la consapevolezza che sarebbero state impopolari”.

Questo argomento è fortemente connesso con il sistema bipartitico, praticato in molti paesi, ritiene Moritz Leuenberger. In quei paesi “ognuno combatte per il centro e i partiti si assomigliano sempre di più”. Ciò potrebbe portare ad una situazione in cui ci si concentrerebbe su determinate tematiche mentre di altre non ci si occuperebbe. “Questo non ha più nulla a che fare con la realtà politica”.

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Governi cantonali equilibrati

In Svizzera, al contrario, la “mentalità del proporzionale è talmente ancorata, che i cantoni eleggono governi molto equilibrati dal profilo dei partiti politici, con lievi spostamenti”, osserva Leuenberger, parlando del fatto che i governi cantonali sono eletti direttamente dal popolo.

In qualità di ex membro del governo cantonale di Zurigo lo ha sperimentato personalmente più volte. La campagna elettorale iniziava circa sei mesi prima delle elezioni, ricorda.

“Prima di ogni intervento pubblico, sia che ci esprimessimo di fronte al nostro partito o a una tavola rotonda oppure in un’intervista, ci chiedevamo nel collegio come volevamo procedere, in modo di poterci profilare sulle nostre opinioni fondamentali, da una parte, e d’altra parte, di non violare la collegialità e il consenso raggiunto. Ci spingevamo a tal punto da esercitarci su come fare”.

Leuenberger ritiene nullo l’argomento secondo cui, se i consiglieri federali fossero eletti dal popolo, sarebbero permanente in campagna elettorale. Ciò non significa però che egli sostenga l’iniziativa, puntualizza.

Anche secondo Rickenbacher, i governi cantonali e comunali eletti dal popolo “funzionano senz’altro come organo collegiale, benché debbano competere nelle campagne elettorali ogni quattro anni e siano fortemente legati ai partiti”.

La questione della stabilità

L’elezione del Consiglio federale da parte del popolo “capovolgerebbe il sistema”, afferma invece Oswald Sigg. Oggi, il vantaggio del governo, è di essere esentato da “una campagna nazionale, di doversi presentare solo all’Assemblea federale e di doverle rendere conto delle proprie responsabilità. Questo è certamente un elemento essenziale per la stabilità dell’istituzione Consiglio federale”.

Al contrario, Moritz Leuenberger non crede che un governo federale eletto direttamente dal popolo sarebbe meno stabile. “Questa evoluzione deve certamente essere osservata, ma non ha nulla a che fare con un’elezione popolare. Il voto popolare rafforzerebbe l’esecutivo come potere indipendente dal parlamento. Il pericolo minaccia i partiti politici. Questi tentano già oggi di strumentalizzare i loro rappresentanti in governo”.

I consiglieri federali sono diventati “burattini dei partiti”. Un’elezione popolare potrebbe addirittura rafforzarli, “dice l’ex ministro.

Il governo svizzero è composto di 7 membri, chiamati consiglieri federali, che sono eletti dal parlamento per un mandato di quattro anni. Nel corso del mandato ogni consigliere federale può dimettersi, ma non può essere destituito dal parlamento. Così come il governo non può sciogliere il parlamento.

I sette membri del governo prendono le decisioni in modo collegiale. Non c’è un primo ministro o un capo di governo. A turno, i consiglieri federali sono eletti alla presidenza della Confederazione per un anno. Il presidente della Confederazione non ha poteri speciali: ha compiti di rappresentanza e dirige i lavori durante le sedute governative.

I partiti dovrebbero essere rappresentati in governo proporzionalmente alla propria forza, secondo la cosiddetta “formula magica” introdotta nel 1959. Ma in seguito alla non rielezione, nel dicembre 2007, del rappresentante dell’Unione democratica di centro (UDC) Christoph Blocher e alla conseguente spaccatura del suo partito, attualmente nell’esecutivo elvetico sono rappresentati cinque partiti, il cui numero di seggi non è più proporzionale alla loro forza in parlamento. Dal 1° gennaio 2009 i seggi del Consiglio federale sono suddivisi fra: socialisti (2) liberali radicali (2), popolari democratici (1), democentristi (1) e borghesi democratici, il partito nato dalla scissione dell’UDC (1).

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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