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Pochi ripetenti nelle scuole elementari elvetiche

Allievi delle scuole elementari riuniti attorno alla cattedra del maestro.
La scuola ticinese è più equa e inclusiva rispetto a quelle della Svizzera tedesca e francese. Keystone / Ennio Leanza

Sono pochi, pochissimi gli allievi che ripetono l’anno nelle scuole elementari in Svizzera. Lo conferma l’Ufficio federale di statistica (UST), che per la prima volta ha analizzato i percorsi educativi di tutti gli allievi della scuola d’obbligo. In Ticino gli allievi rimandati sono ancora meno.

Il dato parla da sé. Ogni anno l’1.3% degli allievi delle scuole elementari viene bocciato. Le differenze tra le regioni linguistiche sono però grandi. Il tasso di insuccesso è più elevato nei cantoni di lingua francese (1.8%). Seguono i cantoni di lingua tedesca (1.2%) mentre nella Svizzera italiana gli allievi ripetenti sono solo lo 0.9%.

In Svizzera l’educazione è di competenza cantonale. Non vi è dunque omogeneità all’interno delle tre regioni linguistiche: emergono infatti grandi differenze tra un Cantone e l’altro: nei Grigioni (cantone trilingue) il tasso di ripetizione è dello 0,5%, mentre raggiunge il 2% nel Cantone di Soletta (cantone di lingua tedesca). Tra i cantoni francofoni, Ginevra registra un tasso dell’1,1% mentre Neuchâtel raggiunge un picco del 2,6%. Anche all’interno dello stesso cantone le differenze possono essere grandi. Va infatti ricordato che le scuole elementari sono spesso di competenza comunale. Complicato come sempre quando si parla delle istituzioni elvetiche.

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Il caso ticinese

Dati statistici alla mano, come si spiega che nel confronto con il resto della Svizzera il Ticino registri il minor numero di insuccessi scolastici? Ci risponde Rezio Sisini, capo della Sezione delle scuole comunali del Dipartimento dell’educazione ticinese: “Non è sorprendente che in Ticino le bocciature siano inferiori al resto della Confederazione. Dipende infatti dall’approccio pedagogico scelto per formare gli allievi”.

“Il sistema ticinese – continua Rezio Sisini – rispetto soprattutto a quello romando è diverso, è più equo. Da noi le differenze di prestazione scolastiche tra l’allievo più debole e quello più forte sono meno marcate. Nel resto della Svizzera questa differenza è decisamente più accentuata perché noi puntiamo su un sistema inclusivo, gli altri invece su un sistema selettivo”.

Cosa significa optare per un sistema scolastico più equo? “La differenza con gli altri cantoni elvetici – sottolinea Rezio Sisini – è che il canton Ticino vuole una scuola inclusiva: il docente deve essere attento e lavorare sull’eterogeneità degli allievi. La valutazione diventa un mezzo e non un fine. Ciò significa che la valutazione è considerata un elemento importante della progettazione del percorso formativo pianificato dal docente il quale, assieme all’allievo, ha un controllo costante del grado di apprendimento riuscendo così ad adattare l’insegnamento in corso d’opera, sia dal punto di vista dei contenuti che delle modalità”. In breve, non si arriva alla fine dell’anno per capire che un allievo è scarso per poi bocciarlo. “No – conferma Rezio Sisini – le lacune di un allievo vengono colte e colmate durante un lavoro che dura tutto l’anno”.

Alcune differenze importanti

Sebbene la stragrande maggioranza degli allievi delle scuole elementari venga promossa, vi sono delle grandi differenze a dipendenza dei diversi criteri. In generale boccia l’anno un allievo ogni 75. Sull’intero ciclo elementare (cinque anni) il 6.7% degli allievi ripete l’anno scolastico almeno una volta. Si rileva poi una differenza tra i sessi. Se l’1.2% delle bambine ripete l’anno, i maschietti salgono all’1.5%.

La categoria più toccata dalla bocciatura sono gli allievi stranieri nati all’estero e arrivati in Svizzera dopo l’età dei sei anni. Di questi bambini ripete l’anno il 2.8%. Per un confronto, solo l’1.1% dei bambini svizzeri nati in Svizzera boccia. Il dato viene confermato anche da Rezio Silini che ricorda come “in Ticino per questi bambini che arrivano dall’estero abbiamo dei docenti di lingua e di integrazione. Non si tratta unicamente di insegnare la lingua, l’italiano nel nostro caso. Il lavoro va più in profondità fino a integrare al meglio il nuovo allievo nella sua nuova realtà”.

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Il ruolo dei genitori

Gli analisti dell’Ufficio federale di statistica ci offrono un altro dato interessante che fa riflettere. Gli allievi dei quali nessuno dei genitori ha concluso una formazione post-obbligatoria ripetono l’anno più spesso (2,1% di ripetenti) rispetto a quelli che hanno almeno un genitore con un titolo del livello secondario II (1,3%). Il tasso di ripetenti minore (0,7%) si osserva tra i ragazzi dei quali almeno uno dei genitori possiede una laurea universitaria. “Purtroppo – rileva Rezio Silini – la formazione o il tipo di formazione del bambino dipende molto dal gruppo sociale in cui è inserito. L’ascensore sociale non funziona bene. Chi ha genitori laureati sono meno portati ad avere difficoltà scolastiche e sono più propensi a continuare gli studi”.

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In Italia bocciature solo in casi eccezionali

Nella scuola primaria in Italia, salvo casi eccezionali, non si può bocciare. L’articolo 3 del decreto legislativoCollegamento esterno del 13 aprile 2017 così si esprime: «Le alunne e gli alunni della scuola primaria sono ammessi alla classe successiva e alla prima classe di scuola secondaria di primo grado anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione».

In questo caso la scuola ha l’obbligo di attivare specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento. La possibilità di far ripetere l’anno scolastico all’allievo in difficoltà, tuttavia, rimane contemplata laddove sussistano eccezionali condizioni che devono, però, essere documentate. 


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