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“Dobbiamo riflettere sugli strumenti di protezione del mercato del lavoro”

Tre operai in tuta arancione lavorano all interno di un tunnel
Operai sul cantiere della galleria del Boezberg, nel canton Argovia, nel gennaio 2018 © KEYSTONE / GAETAN BALLY

Quali sfide dovrà affrontare in futuro l'edilizia svizzera? Come contrastare i fenomeni di dumping salariale? swissinfo.ch ne ha parlato con Gian-Luca Lardi, dal 2015 presidente della Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC). 

swissinfo.ch: La Svizzera ha un’economia molto globalizzata. Che ruolo ha l’edilizia svizzera a livello internazionale?

Gian-Luca Lardi: Nel secondo dopoguerra le imprese di costruzione svizzere erano molto attive all’estero, anche con la propria manodopera. Oggi, visto che i salari svizzeri sono molto alti, un’azienda svizzera non è più concorrenziale all’estero se impiega manodopera proveniente dalla Svizzera. C’è però una manciata di imprese di costruzione che hanno successo in Europa e nel mondo esportando il loro know how.

swissinfo.ch: In quali ambiti l’edilizia svizzera è competitiva all’estero?

Uomo in cravatta nel suo ufficio
Gian-Luca Lardi, presidente della Società svizzera degli impresari costruttori SBV/SSE/SSIC

G.-L. L.: Innanzitutto in ambiti particolare come quello delle gallerie e di tutti i lavori sotterranei, in cui la Svizzera ha maturato molta esperienza. Un’altra nicchia di mercato è per esempio quella delle pavimentazioni speciali, dove si tratta di combinare materiali dalle caratteristiche diverse e adattare i processi di costruzione. Anche qui la Svizzera ha aziende concorrenziali.

swissinfo.ch: La concorrenza oggi si gioca anche sulla capacità di innovare e sulla digitalizzazione. Com’è messa la Svizzera da questo punto di vista?

G.-L. L.: Non siamo pionieri, questo è vero, però negli ultimi anni abbiamo fatto progressi importanti. Facciamo passi molto solidi, magari più corti rispetto ad altri, ma coinvolgendo tutti gli addetti ai lavori. In generale va anche osservato che il mercato dell’edilizia è soprattutto un mercato locale o regionale. È quindi meno dinamico e meno innovativo rispetto a settori che competono a livello globale.

swissinfo.ch: Concretamente cosa significa la digitalizzazione nel settore edile? Dove si applica?

G.-L. L.: Per capire il potenziale della digitalizzazione, bisogna considerare come funziona oggi il settore. Normalmente c’è un committente che discute le sue idee con un architetto, l’architetto fa una proposta e quando la proposta è formulata si cominciano a coinvolgere le imprese, che a loro volta si rivolgono ai fornitori di materiali. La collaborazione avviene pertanto tra compartimenti più o meno stagni e in maniera seriale.

La digitalizzazione offre invece la possibilità di rendere permeabili questi compartimenti, in modo da agevolarne la collaborazione. A livello tecnologico, questo avviene per esempio attraverso i sistemi di Building Information Modeling (BIM), una progettazione in cinque dimensioni che comprende oltre alle tre dimensioni spaziali, i fattori tempo e costi di costruzione. L’utilizzo della stessa piattaforma tecnologica facilita enormemente lo scambio di informazioni tra committente, architetto e produzione. Il sistema permette di evitare molti errori e consente al committente di cogliere precocemente le conseguenze di certe scelte.

BIM

Il Building Information Modeling (BIM) è un metodo per l’ottimizzazione della pianificazione, realizzazione e gestione di costruzioni con l’aiuto di software. In Svizzera il metodo è già stato utilizzato da vari committenti. 

Tra i pionieri c’è l’azienda farmaceutica Roche: il BIM è stato utilizzato in alcuni ambiti della costruzione del grattacielo Bau 1 a Basilea, inaugurato nell’autunno del 2015. Per il nuovo grattacielo Roche a Basilea, Bau 2, in corso di costruzione, il metodo è stato applicato fin dall’inizio. 

Fra i promotori del BIM in Svizzera ci sono anche le Ferrovie federali svizzere. Dall’anno prossimo le FFS, che dispongono di molti terreni edificabili, vogliono adottare il BIM per tutti i loro progetti immobiliari.

Fonte: Neue Zürcher Zeitung

swissinfo.ch: Che conseguenze avrà la digitalizzazione per i lavoratori dell’edilizia? I muratori saranno sostituiti da robot?

G.-L. L.: L’impatto della digitalizzazione e in particolare la velocità del cambiamento sono spesso sopravvalutati. Il settore della costruzione manterrà una parte di attività artigianale. L’idea di una stampante 3D che in una notte costruisce una casa rimane ancora molto remota. Vivremo invece un crescente supporto dell’attività manuale con macchinari, in parte automatizzati e robotizzati. E non dimentichiamo i costi: l’artigiano rimane comunque molto flessibile, molto creativo e quindi concorrenziale rispetto a robot costosissimi.

swissinfo.ch: La concorrenza straniera preoccupa le imprese edili svizzere?

G.-L. L.: Le nostre aziende non hanno paura della concorrenza estera, a una condizione: che questa concorrenza, al pari dei concorrenti svizzeri, rispetti le regole vigenti, in particolar modo quelle relative alle condizioni di lavoro, ai salari ma anche agli orari di lavoro, ai supplementi, alla sicurezza. Le difficoltà che riscontriamo sul mercato dell’edilizia riguardano la concorrenza sleale, ossia il rispetto delle regole. Applicarle e controllare la loro applicazione è tutt’altro che facile.

swissinfo.ch: Nell’edilizia si registrano numerosi casi di dumping salariale…

G.-L. L.: La stragrande maggioranza delle imprese lavora correttamente, purtroppo ci sono però anche delle pecore nere. Molti casi di dumping salariali denunciati dai media riguardano inoltre l’edilizia secondaria [attività accessorie dell’edilizia, come p. es quella dei gessini e pittori, NdR], caratterizzata da una struttura molto atomizzata. Tuttavia anche nell’edilizia principale dobbiamo fare molta attenzione. Per questo la SSIC punta a misure di controllo al passo con i tempi, più efficaci e meno burocratiche di quelle attuali. Da tre anni stiamo sviluppando un sistema di controllo basato su una banca dati digitale, dove vengono registrate tutte le aziende attive sul mercato e in parte anche i collaboratori, per rendere più facili e veloci le verifiche sulla correttezza delle aziende.

swissinfo.ch: Di recente il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis ha menzionato la possibilità di fare qualche concessione all’Unione europea sulle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone.  Qual è la posizione della SSIC a proposito?

G.-L. L.: Nessuno mette in discussione la necessità di misure di accompagnamento. Il consigliere federale Cassis ha solo proposto di discutere sulla forma di queste misure. Io credo che dobbiamo avere il coraggio di riflettere sugli attuali strumenti di protezione del mercato del lavoro e di cercare metodi e processi di controllo più moderni, anche grazie alla digitalizzazione. D’altro canto è importante rendersi conto che la Svizzera non è un’isola circondata da un mare di squali. I nostri problemi sono gli stessi che la Germania ha con la Polonia o l’Austria con la Cechia o la Slovacchia.

“Nessuno mette in discussione la necessità di misure di accompagnamento.”

swissinfo.ch: Cassis ha parlato di possibili modifiche dell’obbligo per i prestatori di servizi stranieri di notificare l’inizio del lavoro con almeno 8 giorni di anticipo. Lei pensa che il ricorso a una soluzione digitale per la cosiddetta “regola degli 8 giorni” possa permettere di abbreviare i termini mantenendo lo stesso grado di protezione?

Adottando un sistema di controllo digitalizzato è pensabile di poter ridurre i tempi, ma questo non a scapito della qualità dei controlli. Questo aspetto di natura tecnica non dovrebbe diventare una questione ideologica o di linee rosse. Si possono trovare delle soluzioni di compromesso politico aumentando addirittura la qualità della protezione di lavoratrici e lavoratori.

swissinfo.ch: Che conseguenze hanno i casi di dumping sul mercato dell’edilizia?

G.-L. L.: L’azione di una sola pecora nera si ripercuote su tutti. Anche in un mercato nel quale il 95% degli attori lavora in modo corretto, basta il 5% per avviare una spirale di prezzi al ribasso. Se una sola impresa sul mercato fa dumping salariale e abbassa i prezzi del 20%, il prezzo di questo concorrente diventa ben presto il prezzo di riferimento per tutti gli altri.

swissinfo.ch: Sindacati e impresari costruttori dovrebbero discutere di misure per risanare la situazione finanziaria della fondazione che garantisce il pensionamento a 60 anni nell’edilizia principale. Le posizioni sono però molto distanti…

G.-L. L.: Purtroppo abbiamo differenze anche nell’identificazione del problema. Noi riteniamo che il finanziamento a lungo termine del pensionamento anticipato sia un problema strutturale, i sindacati ritengono che si tratti solo di un problema temporaneo, che si risolverà da solo tra cinque o sei anni. Da qui derivano probabilmente anche le differenze nelle soluzioni proposte.

In breve, noi chiediamo che ci sia un allineamento tra le prestazioni tra 60 e 65 anni e le prestazioni dopo i 65 anni. Questo ci permetterebbe di garantire il finanziamento a lungo termine del pensionamento anticipato. Invece i sindacati vogliono risolvere il problema aumentando i contributi e questo per noi è inaccettabile. Tanto più che i contributi per il pensionamento anticipato penalizzano i lavoratori indigeni rispetto ai lavoratori distaccati, che non sottostanno a questi contributi

Gian Luca Lardi

Gian-Luca Lardi, nato in Valposchiavo nei Grigioni nel 1969, si è diplomato in ingegneria civile al Politecnico federale di Zurigo ETH. Dal 2015 presiede la Società svizzera degli impresari costruttori. Inoltre è vicepresidente dell’Unione svizzera degli imprenditori. Per dieci anni, fino al 2017, è stato amministratore delegato e CEO della CSC Impresa Costruzioni SA di Lugano.

swissinfo.ch: Il pensionamento a 60 anni è frutto di una lunga lotta, alla fine anche gli impresari edili hanno accettato il compromesso. Si tratta di riconoscere che molti lavoratori edili arrivano a 60 anni in cattive condizioni fisiche e quindi bisogna garantire loro una vecchiaia dignitosa…

G.-L. L.: Nessuno mette in discussione il pensionamento a 60 anni. Noi vorremmo però che chi arriva a 60 anni in buone condizioni possa continuare parzialmente a lavorare e con ciò aumentare la propria rendita. Nello stesso tempo vogliamo garantire un sistema di prepensionamento funzionante per chi arriva a 60 anni e non è più in condizioni di lavorare.

swissinfo.ch: Le parti sociali nell’edilizia stanno anche discutendo del rinnovo del Contratto nazionale mantello, che giunge a scadenza quest’anno. Anche qui le posizioni sono distanti. Lei qualche mese fa ha lanciato una provocazione, affermando che i lavoratori anziani in disoccupazione dovrebbero poter essere riassunti con un salario inferiore a quello che percepivano prima. Vuole ridurre il salario dei lavoratori anziani?

G.-L. L.: No. Quel che chiediamo è che persone disoccupate intenzionate, indipendentemente dalla loro età, a rientrare nel mondo del lavoro e disposti a ricevere salari più bassi di quelli percepiti in precedenza, lo possano fare. Oggi il contratto collettivo di lavoro lo impedisce. Non vogliamo toccare i salari delle persone che lavorano, vogliamo solo maggiore flessibilità per i disoccupati.

swissinfo.ch: Lei parla di “disponibilità” ad accettare salari più bassi, ma per molti disoccupati si tratta semplicemente della “necessità” di lavorare. Così non si aprono le porte al dumping salariale?

G.-L. L.: Se non c’è questa disponibilità, vuol dire che preferiamo avere dei disoccupati piuttosto che degli occupati a condizioni meno agevolate. Capisco la riflessione nobile, ma il mercato non funziona così. Poi non mettiamo in discussione i salari minimi, che nell’edilizia sono molto alti: nel caso peggiore un disoccupato rientrerebbe sul mercato del lavoro con un salario di 4500 franchi al mese.

swissinfo.ch: Gli operai dell’edilizia rivendicano da anni un aumento salariale. La SSIC su questo punto ha però segnalato una chiusura totale…

G.-L. L.: Non parlerei di chiusura. I salari sono una questione di cui si discute sempre e se ne discuterà anche questa volta. Certo, la situazione non è tale da poter distribuire ricchezza senza limiti. I volumi d’affari nell’edilizia sono ancora ottimi, ma il nostro è un mercato estremamente competitivo e i margini di profitto sono limitati. Non possiamo alzare i salari in modo incontrollato, ma sarebbe sbagliato pensare che non si possa discutere di salari.

swissinfo.ch: I sindacati hanno minacciato lo sciopero se non ci sarà un accordo sul pensionamento a 60 anni. Teme un autunno caldo nell’edilizia svizzera?

G.-L- L.: È difficile dire se ci sarà un autunno caldo. Personalmente mi auguro che ci sia un dialogo costruttivo e noi continueremo a lavorare in questo senso.

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