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Economia ticinese in difficoltà, ripresa incerta per tutti

Se il clima di recessione colpisce evidentemente anche il Ticino, le conseguenze della crisi si avvertono in modo diverso. Tra chi soffre l'industria manifatturiera, i piccoli negozianti del commercio al dettaglio. E, soprattutto, chi ha perso il lavoro.

I recenti cinquanta licenziamenti all’AGIE di Losone, azienda attiva nel settore dell’elettronica appartenente al gruppo Georg Fischer, rappresentano indubbiamente il segnale più marcato delle difficoltà che sta attraversando il Ticino in questo periodo di turbolenze economiche e finanziarie.

“Parlare di grande crisi – spiega Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio del cantone Ticino e presidente della Commissione tripartita – è forse prematuro. Le difficoltà, quelle, sono oggettive e colpiscono in modo diverso i singoli settori”.

Ed è proprio così, perché se a fare notizia è stato il caso dell’AGIE, non bisogna scordare che in Ticino numerose aziende hanno introdotto la disoccupazione parziale. “Questa misura – fanno notare i sindacalisti di UNIA – può anche essere il preavviso di tagli all’occupazione o di licenziamenti collettivi. Occorre pertanto restare estremamente vigili”.

I dati forninti dall’Ufficio del lavoro indicano che attualmente sono 206 le aziende ticinesi che hanno già fatto ricorso al tempo parziale. Misura che tocca quasi 6’500 dipendenti. L’anno prima, a titolo di paragone, i dipendenti costretti a lavorare a tempo parziale erano 212 e 14 le aziende che vi hanno fatto capo.

Le prospettive, inoltre, non sono rosee. Secondo le previsioni degli operatori economici del KOF (Ufficio di previsioni congiunturali del Politecnico federale di Zurigo) diffuse nell’ultimo monitoraggio trimestrale, in Ticino la situazione economica complessiva rimarrà negativa anche nei prossimi mesi.

Le commesse all’industria manifatturiera ticinese risulteranno ancora in lieve calo, così come i pernottamenti negli alberghi e la cifra d’affari nel commercio al dettaglio. Anche nel settore delle costruzioni gli ordini sono previsti al ribasso, anche se l’attività a breve dovrebbe continuare ad essere sostenuta dalle riserve di lavoro.

Industria manifatturiera, crisi senza precedenti

Ticino, dunque, sostanzialmente in recessione “anche se emergono alcuni rami – commenta l’Ufficio cantonale di statistica – in cui gli affari non vanno poi così male”. O, comunque, meno peggio del previsto. Il settore delle costruzioni si barcamena tra stabilità e contrazione, mentre il settore alberghiero e della ristorazione deve fare i conti con difficoltà meno severe rispetto agli scenari preventivati.

Nel settore del commercio al dettaglio, sono soprattutto i piccoli commercianti a pagare il prezzo della crisi, dal momento che per i grandi distributori si parla ancora di cifra d’affari in crescita. “I piccoli commerci – osserva Paolo Poretti, vice-presidente della Federcommercio – hanno meno margini di manovra. Ma è difficile azzardare previsioni”. In mancanza di significativi miglioramenti nel quadro economico generale, tuttavia, non si escludono nei prossimi mesi tagli occupazionali.

Crisi senza precedenti, invece, per l’industria manifatturiera ticinese che, analogamente a quella nazionale, fa segnare un continuo deterioramento. E con il passare dei mesi sprofonda sempre più in un mare di difficoltà. Nel mese di giugno 2009, al forte calo delle commesse, ormai ritenute insufficienti dalla maggioranza delle aziende ticinesi, si accompagna una altrettanto sostanziale riduzione della produzione.

Valori al di sotto della media anche per le aziende orientate sui mercati esteri; complessivamente le ordinazioni stanno registrando un forte calo annuo. Di fronte a segnali di ripresa incerti, si preannunciano probabili cali a livello occupazionale. “Da mesi ormai siamo confrontati con notizie poco confortanti – commenta Stefano Modenini, direttore dell’Associazione industrie ticinesi (AITI) – specialmente riguardanti l’industria di esportazione”.

“Il ritorno nelle cifre positive della crescita del Prodotto interno lordo (PIL) di Germania e Francia costituisce un segnale positivo – aggiunge Modenini – ma è ancora troppo presto tirare un sospiro di sollievo. I dati della disoccupazione rimangono alti, per cui la luce in fondo al tunnel ancora non si vede”.

Ripresa: timida, incerta, lenta

Gli aggettivi attribuiti alla ripresa d parte degli analisi economici, sono eloquenti. Meglio, insomma, non fare scommesse. “Il fatto che l’economia svizzera si stia riprendendo sulla scia di quella mondiale – sottolinea Martin Neff, responsabile del Credit Suisse Economic Research – è senza dubbio una buona notizia. Quella cattiva – aggiunge l’esperto presentando a Lugano le previsioni del Credit Suisse – è che ancora non si può dire se sarà una ripresa solida e duratura”.

Le difficoltà incontrate dalle banche, complice la persistenza di alcuni problemi a livello mondiale, non possono considerarsi superate e potrebbero continuare a frenare lo sviluppo congiunturale se non addirittura arrestare di nuovo completamente la ripresa.

Considerata la lentezza della ripresa nel 2010, le prospettive per il mercato del lavoro rimangono pertanto fosche. Il gruppo di esperti della Confederazione ritiene che l’occupazione dovrebbe registrare un’ulteriore diminuzione e solo verso la fine del 2010 dovrebbe riprendersi. Si presume quindi che il tasso di disoccupazione subirà un ulteriore aumento. Le file dei disoccupati agli sportelli degli uffici di collocamento continueranno pertanto ad essere lunghe.

Françoise Gehring, swissinfo.ch

Continua a crescere la disoccupazione in Svizzera: nel mese di settembre il tasso dei senza lavoro è salito al 3,9%, contro il 3,8% di agosto e il 2,4% di un anno fa. In Ticino – che con il Vallese è il cantone dove in settembre l’aumento dei disoccupati è stato più alto – il tasso è del 4,8%.

A fine settembre in Ticino, i disoccupati registrati erano 7’008(rispetto al mese precedente: +185, +2.7%). Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 4.8% (rispetto al mese precedente: +0.2 punti percentuali). Le persone in cerca di impiego registrate sono 10’078 (rispetto al mese precedente: +201, +2.0%)

A fine settembre erano 1’483 i disoccupati di lunga durata registrati presso gli Uffici regionali di collocamento. Confrontato con il mese precedente il loro numero è quindi aumentato di 88 unità (+6.3%). La proporzione di coloro che sono disoccupati da oltre 12 mesi sul totale delle persone disoccupate sale di 0.7 punti percentuali rispetto a agosto 2009 e si attesta al 20.9%.

Il lavoro ridotto ha conosciuto una vera e propria esplosione a partire da inizio anno. Ad aprile le ditte toccate sono 206, per quasi 6.500 dipendenti colpiti e una perdita in termini di ore lavorate di poco inferiore a 400.000. Un anno prima le aziende colpite erano 14, per un totale di 212 dipendenti e 17.305 ore perse.

Durante il mese di luglio 2009 sono state conteggiate 399’834 ore di lavoro perse, ripartite su 6’952 dipendenti colpiti. Rispetto al mese precedente il numero di ore perse ha dunque conosciuto un incremento di 124’508 unità (+45.2%); anche il numero dei dipendenti colpiti è aumentato (+1’034 unità; +17.5%).

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