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Commercio al dettaglio, chi vince e chi perde

vetrina di un negozio di vestiti
La crisi si è fatta sentire in modo particolare nel commercio di abbigliamento e calzature. Keystone / Alexandra Wey

In marzo il fatturato del commercio al dettaglio in Svizzera è diminuito del 6,2% rispetto allo stesso mese di un anno fa. Non tutti i settori però soffrono.

Il calo era atteso ed è stato anche massiccio in alcuni rami economici. Complessivamente, tenendo conto delle correzioni apportate per compensare l’effetto dei giorni di vendita e delle festività, la diminuzione è stata del 6,2% in termini nominali (non tenendo conto del rincaro).

A patire delle misure adottate per contrastare la propagazione del coronavirus è stato soprattutto il comparto non alimentare, con un calo del 15,8%. Il ramo “Altri oggetti di uso domestico” ha registrato un crollo di quasi un terzo (-28,1%) e quello “Abbigliamento e calzature” addirittura del 55%. Soffrono pure i distributori di benzina, con una cifra d’affari in diminuzione del 26% (e di oltre il 30% per il carburante).

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La vendita di prodotti alimentari ha per contro fatto segnare un aumento dell’8,4%. In forte crescita anche il commercio al dettaglio per corrispondenza o via internet, con un +10,5%. Grazie soprattutto al telelavoro, il ramo che ha registrato i migliori risultati è stato però quello delle apparecchiature di informazione e comunicazione, con una crescita del 16,1%).

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