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La sanità elettronica non è la panacea

Jürgen Lösel/VISUM

La sanità elettronica (eHealth) è all'ordine del giorno politico svizzero solo da qualche anno e già si teme che il settore venga sommerso dalle nuove tecnologie. Ma i pazienti potrebbero dover aspettare anni prima di vedere i benefici. O potrebbero perfino non vederne affatto.

I principali vantaggi citati in favore dei dati digitali è che sono più economici, inequivocabili e permanenti. Finiti gli appunti scarabocchiati dai medici difficili da decifrare, la carta che ingiallisce o le radiografie e le immagini di ecotomografie che sbiadiscono.

Strumenti come sistemi computerizzati dell’immissione di prescrizioni mediche e cartelle cliniche elettroniche promettono di migliorare la qualità e di comprimere i costi. I medici sperano inoltre che la tecnologia possa contribuire a ridurre il numero di errori, per esempio migliorando le indicazioni sui dosaggi dei medicamenti e la prevenzione di effetti collaterali di farmaci.

Negli Stati Uniti, ogni anno ci sono ben 100mila decessi dovuti a errori nel settore sanitario, dice Christian Lovis, presidente della Società Svizzera d’Informatica Medica (SSIM). Se questi dati fossero estrapolati e applicati alla Svizzera, dove non esistono cifre in merito, si giungerebbe a una media ipotetica di 3-5 pazienti che muoiono quotidianamente, aggiunge.

Gli ospedali richiedono potenti sistemi informatici per lo storage e il supporto delle attività amministrative, osserva il professore ginevrino. Ma allo stesso tempo, la sanità elettronica ha dei limiti.

“Dobbiamo chiederci il senso delle tecnologie informatiche in un ospedale”, rileva Lovis. “È incontestabile che semplificano alcuni processi, ma oltre un certo punto, non migliorano veramente l’efficienza. E per i pazienti non c’è sicuramente alcun beneficio supplementare”.

Bit e byte

La sanità digitale comprende tutte le applicazioni delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel campo della salute. Si va dalle cartelle cliniche elettroniche, alla telemedicina, passando per l’informazione medica informatizzata che analizza i bisogni dei consumatori e rende accessibili studi e sviluppi riguardanti la medicina, i gruppi di professionisti della salute che collaborano e condividono informazioni tramite strumenti digitalizzati e i dispositivi mobili per raccogliere e accedere ai dati di pazienti.

Nella pratica, però, ci sono ancora ostacoli da superare. Thomas Wally, della filiale della Deutsche Telekom, T-Systems, che è stato consulente informatico dell’Ospedale universitario di Berna negli ultimi 12 anni, racconta che ci sono voluti due anni e mezzo per introdurre una nuova piattaforma di memorizzazione. Si tratta di un sistema gigantesco, precisa.

“Il passaggio dalla carta ai bit e ai byte in un ospedale è molto complicato”, spiega Richard Egger, farmacista presso l’ospedale cantonale di Aarau. “Dobbiamo scannerizzare le etichette e utilizzare gli strumenti di identificazione elettronica. E tutto ciò con uno standard comune”.

I servizi sanitari sono sempre stati costretti ad acquisire nuove tecnologie. Adesso, però, gli strumenti non devono solo essere facili e sicuri da usare. Richiedono anche cambiamenti delle prassi, l’apprendimento di nuovi processi e modifiche dell’ambiente di lavoro.

“L’idea dell’eHealth non è di lavorare esattamente come prima, semplicemente usando nuovi strumenti. Sarebbe come pilotare una navicella spaziale con strumenti di vecchi aerei”, spiega Lovis. “Se si utilizza male il sistema, allora è meglio lavorare senza cybersanità”.

L’informatica medica è un campo ancora molto nuovo, ricorda Lovis, che è anche responsabile dell’Unità informatica clinica presso gli ospedali universitari di Ginevra.

Lentamente, ma costantemente

Il governo svizzero ha annunciato la sua strategia eHealth soltanto nel 2007. “La differenza principale rispetto a quattro o cinque anni fa, è che adesso la sanità elettronica è finalmente inserita nell’agenda politica”, dice Hansjörg Looser, capo della sanità digitale del cantone di San Gallo.

Nel sistema elvetico federalista, partecipativo e di compromesso, il governo federale, attraverso un lungo processo di consultazione, deve trovare regole del gioco accettate da una maggioranza del parlamento, del popolo e dei cantoni. Questi ultimi le devono poi applicare, rammenta Salome von Greyerz, dell’Ufficio federale della sanità pubblica.

“Forse ci muoviamo più lentamente, ma in modo costante. E dal momento che tutti i nostri passi sono andati nella giusta direzione, finora non abbiamo mai dovuto fare retromarcia”, aggiunge Salome von Greyerz. “Ci sono anche altri paesi che non sono molto più avanzati di noi. E altri ancora che hanno subito cercato d’introdurre grandi progetti, in modo verticale, dall’alto verso il basso, ma che hanno fallito”.

Globalmente la sanità elettronica si è fatta strada solo negli ultimi decenni. Nel 1986, non erano ancora pubblicati documenti in materia di sistemi di medicina informatica. Oggi ci sono più di due milioni di studi, secondo Lovis. Le cose però stanno cambiando molto lentamente.

Frammentazione

“La caratteristica più straordinaria di questa medicina del 21° secolo è che l’abbiamo messa insieme con scartoffie del 19° secolo”, dice Lovis, citando un’affermazione del 2004 di Tommy Thompson, l’allora segretario americano alla sanità.

Ciò è ancora particolarmente vero per la Svizzera, dove meno di un terzo dei medici utilizza cartelle cliniche elettroniche. Ma mentre gli ospedali e le prassi cambiano lentamente, le società di telecomunicazioni scalpitano per trovare sbocchi per i loro prodotti.

“Il sistema sanitario svizzero è ancora fortemente frammentato e dominato da dispendiosi procedimenti basati sulla carta, con dati sparpagliati, a causa di tutte le applicazioni isolate”, critica Stefano Santinelli di Swisscom.

Ma alla fin fine, l’introduzione di soluzioni di sanità elettronica hanno successo solo se vi si giunge in una prospettiva di paziente. “I sistemi possono sempre avere dei bug, si possono perdere dei dati e finire con dare il supporto sbagliato”, dice Lovis. “Non dobbiamo mai dimenticare che dall’altra ci sono dei pazienti. Non è un gioco”.

La Commissione europea nel 2004 ha elaborato il Piano d’azione per uno spazio europeo della sanità elettronica. Bruxelles ha quindi sviluppato iniziative politiche mirate per favorire la diffusione di tecnologie eHealth in tutta l’Unione europea.

La Svizzera è interessata a collaborare e coordinare le sue attività con l’UE. La Confederazione è coinvolta nell’Iniziativa di eHealth governance, tramite la quale gli Stati membri si sono impegnati a promuovere un migliore coordinamento in quattro campi tematici: questioni giuridiche, standardizzazione, semantica e identificazione e autentificazione.

Nel giugno 2008, è stato avviato il progetto d’interoperabilità epSOS (Smart Open Services for European Patients): 27 organizzazioni partner hanno istituito un’infrastruttura per lo scambio transfrontaliero dei dati dei pazienti, come le cartelle cliniche elettroniche e le prescrizioni elettroniche, in Europa. Gli ospedali universitari di Ginevra partecipano al progetto dal novembre 2011, con il sostegno al Cantone di Ginevra e dell’Ufficio federale della sanità pubblica.

La Svizzera partecipa anche all’Agenda digitale per l’Europa, con lo statuto di osservatrice. Adottata dalla Commissione europea nel 2010, fa parte delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020. Comprende un centinaio di azioni mirate di eHealth. L’obiettivo è di sfruttare al meglio il potenziale sociale ed economico delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

(Traduzione dall’inglese e adattamento: Sonia Fenazzi)

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