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Tassa d’entrata per frontalieri, “no” del parlamento

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Oltre 65'000 persone residenti in Italia arrivano ogni giorno in Svizzera per lavorare. Keystone

Tassare i frontalieri per promuovere l’assunzione di residenti e contrastare le problematiche legate al dumping salariale e al traffico. L’idea contenuta in un atto parlamentare del deputato Lorenzo Quadri, della Lega dei ticinesi, è stata respinta martedì dalla Camera bassa del parlamento elvetico. 

Il Consiglio nazionale ha respinto la mozione del ticinese Lorenzo QuadriCollegamento esterno, della Lega dei ticinesi, per 130 voti a 56. Il deputato chiedeva l’introduzione di una tassa d’entrata in Svizzera per i frontalieri. 

Nel presentare il suo atto parlamentare, il consigliere nazionale ha sottolineato il forte impatto sull’ambiente e sulle infrastrutture, nonché gli inconvenienti sulle strade quasi sempre intasate, causato dagli oltre 65’000 frontalieri che quotidianamente varcano la frontiera per venire a lavorare in Ticino.

Per limitare l’impatto di questa presenza – anche a livello di mercato del lavoro sottoposto a dumping e effetto sostituzione – sarebbe necessario secondo il ticinese imporre una tassa d’entrata, “anche solo di 500 franchi l’anno”. I 33 milioni di franchi annui che verrebbero raccolti in questo modo “potrebbero essere utilizzati per promuovere veramente, seriamente l’occupazione dei residenti”.

“I frontalieri sono inoltre fiscalmente privilegiati dallo Stato italiano rispetto ai loro concittadini che vivono in Italia. Ecco, la tassa ipotizzata nella mozione permetterebbe in parte di colmare questo differenziale tra il costo della vita al di qua e al di là del confine”, ha aggiunto il parlamentare.

“Misura discriminatoria”

Rispondendo a Quadri, la ministra responsabile del Dipartimento di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga ha fatto notare che una simile tassa sarebbe contraria al principio di non discriminazione nell’ambito dell’accordo sulla libera circolazione delle persone. 

Un’adozione della mozione, ha inoltre sottolineato la consigliera federale, minerebbe i principi stessi su cui si basa l’accordo fiscale tra Svizzera e Italia riguardante proprio l’imposizione dei frontalieri. L’intesa è in attesa di una ratifica da parte di Roma e rischierebbe di essere ulteriormente posticipata.

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