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Sviluppi in Turchia preoccupano in Svizzera

La comunità internazionale è inquieta per le rappresaglie intraprese dal presidente turco Recep Tagyyp Erdogan in seguito al fallito golpe del 15 luglio. Tra coloro che richiamano Ankara ai doveri di rispetto dello stato di diritto c'è anche la  ministra svizzera di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga.

“Il fatto che la giustizia possa fare il proprio lavoro in modo indipendente è un principio fondamentale dello stato di diritto”, ha puntualizzato ieri in una presa di posizione scritta trasmessa all’agenzia di stampa Ats.

Come la Svizzera anche la Turchia è membro del Consiglio d’Europa ed ha dunque il dovere di rispettare tale principio. “La questione se la Turchia sia in grado o meno di garantirlo, viste le sospensioni e gli arresti dei giudici, mi preoccupa molto”, ha precisato la ministra elvetica.

Dal canto suo, l’Associazione svizzera dei magistrati (SVRCollegamento esterno) parla di un brutto colpo all’indipendenza della giustizia e allo stato di diritto. “Il tentato golpe è chiaramente stato sfruttato allo scopo di esonerare e criminalizzare addetti alla giustizia”, si legge in una nota pubblicata il 19 luglio, in cui il governo turco viene accusato di aver pianificato da tempo tale manovra. A dimostrare tale affermazione vi sarebbe – secondo l’SRV – il fatto che l’elenco in cui figuravano le migliaia di persone è comparso “come per magia” già 12 ore dopo il fallito golpe.

L’SRV sostiene che il governo svizzero e il Consiglio d’Europa devono chiedere nell’immediato e in modo chiaro alla Turchia il rispetto dell’indipendenza della giustizia e dei principi dello stato di diritto. Secondo l’associazione sono inoltre necessarie misure di protezione per gli addetti alla giustizia.

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Intanto, Berna ha di nuovo utilizzato l’ordinanza che permette di vietare l’esportazione di apparecchi di spionaggio elettronico. La Segreteria di stato dell’economia (SECO) ha respinto una richiesta di fornitura della Turchia.

Secondo quanto emerge dalle statistiche pubblicate sul sito della SECO ad inizio luglio, l’ammontare dell’operazione sarebbe stato di 2500 franchi. La notizia del divieto, precedente al tentato golpe in Turchia, è stata resa nota ieri dai quotidiani “St. Galler Tagblatt” e “Neue Luzerner Zeitung”.

Gli Imsi-catcher, chiamati anche in italiano “cacciatori di Imsi (International Mobile Subscriber Identity)” sono dispositivi che, simulando una normale antenna telefonica, consentono di intercettare il traffico dei telefoni cellulari e di pedinare i movimenti dei loro possessori.

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