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Poco assicurati contro le catastrofi naturali

Le micro-assicurazioni sono state ideate per lavoratori a basso reddito, come questo rivenditore di strada di Giacarta. Reuters

In un paese come le Filippine, dove intere città sono state rase al suolo dal tifone Haiyan, sarà difficile trovare il denaro per la ricostruzione. In futuro la soluzione potrebbe venire da modelli assicurativi ideati per persone a basso reddito.

«La situazione qui è davvero apocalittica. Quasi tutte le case sono distrutte, l’intera area è stata allagata, l’acqua si è alzata di due o tre metri dentro la città», racconta Yann Libessart, membro della squadra d’emergenza dei Medici senza frontiere, attualmente a Tacloban nelle Filippine.

L’aiuto internazionale ha un ruolo di primo piano nella ricostruzione delle infrastrutture e nell’aiuto di prima necessità alle comunità colpite da catastrofi naturali. Ma per le grande compagnie assicurative, prima della prossima catastrofe varrebbe la pena valutare attentamente anche il ruolo delle micro-assicurazioni, ideate appositamente per lavoratori a basso reddito.

Secondo il centro di ricerche economiche dell’assicuratore SwissRe, nelle Filippine i premi per le assicurazioni – escluse le assicurazioni sulla vita – corrispondevano nel 2012 allo 0,49% del Pil. Un valore inferiore alla media asiatica, che si attesta attorno al 1,64%, nota Clarence Wong, responsabile per del centro per l’Asia.

«Buona parte delle proprietà assicurate sono concentrate presumibilmente nelle aree urbane. In passato i versamenti di indennità dopo gli uragani sono sempre stati molto limitati, indice della scarsa copertura assicurativa», osserva Wong.

Il tifone Haiyan ha colpito le Filippine l’8 novembre scorso, con venti che hanno raggiunto punte di 320 chilometri orari. L’11 novembre il presidente delle Filippine ha dichiarato lo stato di calamità nazionale.

L’Ufficio di coordinamento delle Nazioni unite per gli affari umanitari ha comunicato che quasi 12 milioni di persone sono state colpite dal tifone. Gli sfollati sono centinaia di migliaia, i morti migliaia.

(fonti: OCHA/Reuters)

Bassa copertura assicurativa

Il ricorso molto limitato ad assicurazioni per persone a basso reddito nei paesi in via di sviluppo è stato oggetto di uno studio dell’istituto di economia delle assicurazioni dell’Università di San Gallo, studio che si è occupato in modo specifico delle Filippine

«Da un punto di vista teorico, dovremmo ritenere che la domanda sia molto alta, mentre in realtà è piuttosto bassa», afferma Martin Eling, professore di management assicurativo.

Le micro-assicurazioni sono state introdotte con l’aiuto di organizzazioni non governative in vari paesi, per vedere se il modello può funzionare nella pratica.

«Un numero crescente di governi vuole offrire protezione alle persone colpite da uragani come quello delle Filippine. Per questo governi e ONG hanno sviluppato reti di sicurezza e soluzioni assicurative per dare assistenza alle persone alla base della piramide sociale», dice Reto Schnarwiler, direttore del settore Global Partnership di SwissRe.

Prospettive diverse

Secondo Martin Eling, le micro-assicurazioni non sono sempre efficaci. «Naturalmente bisogna pagare i premi. I piccoli contadini con i quali abbiamo fatto l’esperimento talvolta avevano i soldi a disposizione per pagare i premi, altre volte no».

Il problema è anche riuscire a rendere autosufficienti questi modelli di assicurazione. «Buona parte delle micro-assicurazioni sul mercato sono sussidiate», dice Eling. «I contadini stessi non pagano il premio intero. Una buona parte è finanziata da organizzazioni di aiuto allo sviluppo o dai governi. Il modello non è quindi davvero sostenibile». Oltre tutto, il finanziamento esterno fa sì che alcune persone non riconoscano il «valore del prodotto».

Schnarwiler guarda al problema della copertura dei costi di una catastrofe naturale da un’altra prospettiva, ricordando gli enormi oneri che gravano sui governi. «Possono contare sui donatori internazionali per affrontare la terribile situazione, possono cercare soldi sui mercati finanziari internazionali, possono cercare di riorganizzare il budget, ma in genere arrivano al limite delle loro possibilità».

Per questo Schnarwiler ritiene che sarebbe meglio se governi, ONG e organizzazioni internazionali si impegnassero affinché aumentasse il numero di persone assicurate contro le catastrofi naturali.

Efficienza

Lo studio dell’Università di San Gallo sulle Filippine ha messo in luce alcuni limiti delle micro-assicurazioni, ma alla fine Eling ritiene che il modello abbia un grande potenziale, se combinato con fattori come l’educazione, la comprensione di questioni finanziarie e la regolamentazione, in modo da aumentare il livello di fiducia delle persone che sono chiamate ad anticipare soldi per un beneficio futuro.

«Molte istituzioni che abbiamo considerato sono molto piccole e sono attive in aree geografiche limitate, Questo pone dei problemi dal punto di vista delle economie di scala. Non hanno le dimensioni per essere efficienti e sono soggette al cosiddetto rischio cumulativo».

Se una compagnia di assicurazione opera in una sola area e quest’area subisce una catastrofe, tutti i detentori di una polizza sono danneggiati e subiscono delle perdite.

Secondo Eling, una maggiore regolamentazione del settore e una raccolta sistematica di dati sul mercato delle assicurazioni e sulle catastrofi aiuterebbe a valutare meglio i rischi e calcolare in modo più accurato i premi.  Anche il sostegno da parte di compagnie assicurative globali può contribuire a un’offerta più solida.

Aiuto internazionale

Nelle Filippine la ricostruzione non è comunque al momento la questione prioritaria. L’emergenza riguarda prima di tutto il cibo, l’acqua e le cure mediche, quindi la ricerca di alloggi per le centinaia di migliaia di sfollati.

Quando arriverà il momento di ricostruire vite e case, l’aiuto internazionale avrà un ruolo importante. La Catena della solidarietà, l’organizzazione per la raccolta di fondi dell’ente radiotelevisivo svizzero SRG SSR, investe generalmente per la ricostruzione circa il 70% dei fondi raccolti dopo simili catastrofi.

«Sono progetti che possono durare anni… attività che possono generare reddito, ricostruzione fisica di edifici e infrastrutture. È un approccio olistico, che vuole permettere alla popolazione di ricostruirsi una vita», dice Daniela Toupane, portavoce della Catena della solidarietà.

(Traduzione dall’inglese di Andrea Tognina)

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