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La Svizzera rischia di mancare di manodopera qualificata

Électriciens dans le bâtiment
Il settore della costruzione figura tra quelli che mancano maggiormente di manodopera, tra cui elettricisti. Keystone

Il tasso di disoccupazione continua a scendere e si trova ormai al 2,4%. Questa tendenza non ha solo risvolti positivi. In effetti, un'economia solida come quella svizzera (la crescita dovrebbe raggiungere il 2,4% nel 2018) deve poter disporre sul mercato del lavoro di una certa riserva di manodopera, soprattutto qualificata. Già oggi l'agricoltura, la sanità e la fabbricazione di macchinari risentono di una carenza personale. 

Il gruppo di esperti della Confederazione per le previsioni congiunturali non è mai stato così ottimista, da molto tempo. Le esportazioni sono aumentate di quasi il 5% rispetto all’anno scorso, la spesa pubblica è cresciuta in misura ragionevole dello 0,7% e i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,6%. Tutto è sotto controllo, o quasi, tenendo anche conto di una crescita del 2,4% e di un tasso di disoccupazione pure del 2,4%. 

In maggio, il numero di persone iscritte agli Uffici regionali di collocamento non ha raggiunto le 110’000 unità, con un calo del 18% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Questo miglioramento riguarda tutte le fasce d’età, compresi i giovani (15-24 anni) e gli ultracinquantenni. Tutti i nostri vicini ci possono invidiare. 

Quindi, tutto va bene? Non esattamente. I registri delle commesse delle imprese sono pieni, ma sta diventando sempre più difficile reclutare le persone essenziali in alcune professioni, come l’elettrotecnica, l’industria orologiera o gli strumenti. Ma anche nell’agricoltura, nella silvicoltura e nell’allevamento c’è carenza di manodopera. Perché piantare patate se non si trova nessuno che le raccolga?

Settori con maggiore carenza di personale 

  • Ingegneria
  • Management
  • Tecnici
  • Diritto
  • Sanità
  • Informatica
  • Pubblicità/turismo
  • Amministrazione fiduciaria
  • Insegnamento/formazione
  • Specialità tecniche 

Rinuncia a nuovi progetti 

In effetti, un tasso del 2,4% di disoccupati corrisponde quasi alla piena occupazione. Una situazione che può avere effetti perversi. “Nel settore della ristorazione, è difficile trovare camerieri. Di conseguenza, esitiamo a sbarazzarci di impiegati poco motivati, perché poi non sarà facile sostituirli”, rileva il proprietario di una birreria di Losanna. Certo, per assumere, basta aumentare gli stipendi. Ciò che non possono fare, ad esempio, gli ospedali, a causa delle loro regolamentazioni.  

I Cantoni romandi continuano ad essere i più colpiti dalla disoccupazione. Il tasso di persone senza lavoro si situa sul 4,5% a Neuchâtel, 4,3% a Ginevra, 3,6% nel Giura e 3,5% nel Canton Vaud. Le quote più basse si ritrovano in alcuni Cantoni della Svizzera tedesca, come Appenzello interno (1%), dove sta diventando sempre più difficile assumere qualcuno. A Obvaldo il tasso di disoccupazione è addirittura sceso allo 0,6%. Una situazione che costringe le PMI a rinunciare a nuove ordinazioni e a nuovi progetti. 

A livello nazionale, l’elenco delle professioni a corto di braccia (e cervelli) è impressionante: informatica, diritto, metallurgia, ingegneria meccanica, trasporti, edilizia, sanità. Per quanto riguarda l’informatica, la situazione dovrebbe (in parte) cambiare dopo che Nestlé ha annunciato, a fine maggio, la riduzione di 580 posti in Svizzera, di cui la maggior parte nei servizi informatici di Vevey, Losanna e Bussigny.  

Un quarto delle aziende penalizzato 

Intervistato dalla Tribune de Genève, Oliver Adler, capo-economista del Credit Suisse e autore di uno studio dal titolo “Strategie per affrontare la carenza di manodopera qualificata”, osserva che metà delle aziende intenzionate ad assumere stanno già lottando per trovare l’uccello raro. “Circa un quarto delle imprese intervistate – 90’000 PMI – si trova addirittura di fronte ad una grave carenza di personale”, ha dichiarato Adler al quotidiano ginevrino.

Tassi di disoccupazione cantonali 

  • Zurigo 2,5%
  • Berna 1,7%
  • Friburgo 2,4%
  • Ticino 2,5%
  • Vallese 2,7%
  • Turgovia 1,9%
  • Grigioni 1,5%
  • San Gallo 1,8%
  • Svizzera 2,4%

Lo studio sottolinea che questo fattore “ha un impatto molto elevato sul successo delle PMI, il che suggerisce che una carenza generale di manodopera qualificata avrebbe un impatto particolarmente negativo sulla qualità della piazza economica svizzera per le PMI”. Quando parliamo di manodopera qualificata, non dovremmo necessariamente pensare a laureati, professori di medicina o ingegneri del Politecnico federale di Losanna. Ma anche a tecnici esperti nella lavorazione dei metalli o nell’ingegneria elettrica.  

È vero che, in teoria, si può sempre assumere dall’estero. Il mercato del lavoro svizzero attira ogni giorno più di 320’000 frontalieri, soprattutto intorno al lago Lemano (120’000 pendolari). Una cifra che sta aumentando solo di poco. Ma il problema è che dal 1° luglio prossimo inizieranno ad essere applicate le misure introdotte in seguito all’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, approvata il 9 febbraio 2014 dal popolo. Misure, di per sé, non stravolgenti. Riguardano l’obbligo per i datori di lavoro di informare gli Uffici regionali di collocamento dei posti vacanti nelle categorie professionali con un tasso di disoccupazione superiore all’8% al 1° luglio 2018. Poi al 5% il 1° gennaio 2020. 

Sul suo blog, Etienne Piguet, professore di geografia all’Università di Neuchâtel, ha scritto ironicamente lo scorso febbraio che un datore di lavoro può assumere un intonacatore (11,4% di disoccupati) nell’Unione europea solo dopo un termine di cinque giorni e dopo colloqui di assunzione con disoccupati locali. Mentre può assumere un fiorista (1,6%) o un formaggiaio (1,8%) fino a Polonia o Portogallo, senza dover tener conto di nessuna scadenza. 

In altre parole, le nuove misure non cambiano gran che. Tuttavia, questa (piccola) restrizione alla libera circolazione dei lavoratori europei non è un passo nella giusta direzione. Ma potrebbe perlomeno dare una certa speranza ai disoccupati residenti, che deplorano “l’appetito delle imprese per la manodopera straniera”. 

Traduzione di Armando Mombelli

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