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Il premio Ennals svela il lato oscuro del Messico

La vincitrice del Premio Martin Ennals 2014, Alejandra Ancheita, ha fondato e dirige l’organizzazione ProDESC (Progetto dei diritti economici, sociali e culturali) martinennalsaward.org

Alejandra Ancheita, così come i suoi concittadini, è indignata dalla macabra scoperta di fosse comuni clandestine nel suo paese. swissinfo.ch ha incontrato a Ginevra la giovane vincitrice messicana del Premio Martin Ennals per i diritti umani.

Raramente un riconoscimento dedicato ai diritti umani ha potuto coincidere in modo così chiaro e netto con l’attualità. A Ginevra, una giovane messicana si è vista attribuire il prestigioso Premio Martin Ennals, nel momento in cui un’onda d’urto attraversa il suo paese: fosse comuni contenenti i resti di 28 persone sono state scoperte sabato nei pressi di Iguala, nello Stato di Guerrero, nel sud del paese. Una settimana prima, 43 studenti sono scomparsi nella stessa zona, dopo l’attacco di poliziotti e uomini armati appartenenti a un gruppo locale di narcotrafficanti.

Secondo il procuratore dello Stato di Guerrero, due membri della banda “Guerreros Unidos” hanno ammesso di aver ucciso 17 dei 43 studenti scomparsi il 26 settembre. “Stiamo tutti aspettando notizie, sono in corso ricerche del DNA per sapere se i cadaveri che si trovano nelle fosse comuni sono quelli degli studenti”, racconta Alejandra Ancheita, ancora emozionata dalla sua nomina.

Una guerra molto sporca

“Questo Premio permette di attirare l’attenzione del mondo sull’estrema gravità delle violenze nel paese. La scomparsa degli studenti, purtroppo, non è un caso isolato, sostiene. Il governo ci deve delle risposte, non solo alle famiglie degli scomparsi, ma a tutta la società messicana. I responsabili devono essere identificati e puniti. Il lassismo delle autorità messicane in questa vicenda va oltre l’immaginabile e dimostra la gravità della situazione”.

Amnesty International ricorda che “in Messico, la violenza è onnipresente. Ogni anno, migliaia di persone sono uccise o sequestrate da gruppi criminali [le bande di narcotrafficanti, ndr]. Anche i membri dell’esercito e della polizia, schierati per lottare contro questi gruppi, commettono gravi violazioni dei diritti umani”.

Altri sviluppi

Fondatrice e direttrice dell’organizzazione ProDESC (Progetto dei diritti economici, sociali e culturali), quest’avvocata lotta, con la sua squadra, per i diritti dei migranti, dei lavoratori, delle comunità autoctone e delle donne. Suo padre, lui stesso avvocato al servizio dei più indifesi, è morto in circostanze sospette quando Alejandra Ancheita era solo una bambina.

I membri di ProDESC s’impegnano a portare avanti campagne con lo scopo di proteggere i diritti delle persone più marginalizzate del Messico. In questo modo hanno ottenuto, da parte delle grandi multinazionali, un miglioramento delle condizioni di vita per i lavoratori. Ad esempio degli alloggi decenti, il diritto all’accesso gratuito alle cure, dei salari equi e un’educazione per i bambini.

Minacciata di morte più volte, Alejandra ha perso colleghi e amici, soprattutto donne che rimettevano in questione il sistema patriarcale, molto presente in Messico. Nel 2013, una campagna denigratoria la descriveva come “un’avvocata del diavolo”. Gli uffici della sua organizzazione sono stati saccheggiati.

“Questo Premio ha ancora più valore poiché sono stata nominata insieme ai difensori del Bangladesh e della Cina. Ciò prova che i problemi del Messico sono tanto gravi quanto quelli di questi due paesi”.

Una realtà che contrasta con l’immagine del paese latino americano a Ginevra, dove l’ambasciatore messicano Luis Alfonso de Alba è stato il primo presidente del Consiglio dei diritti dell’uomo nel 2006. De Alba aveva lasciato un segno grazie alle sue posizioni innovatrici e progressiste riguardo ai diritti umani.

Altri sviluppi

“Il Messico si preoccupa molto dell’immagine che dà all’estero, scegliendo diplomatici molto raffinati, colti, intelligenti, provenienti dall’élite”, commenta Alejandra Ancheita.

Aumento delle violenze contro le donne

È vero che, in questo paese dove regna l’impunità (il 95% delle violazioni dei diritti umani rimane impunito) le violenze citate sono spesso legate all’insicurezza che potrebbero procurare ai turisti, non alla popolazione locale.

Giornalisti e difensori dei diritti dell’uomo sono i bersagli preferiti di chi perpetra le violenze, spesso camuffate da aggressioni criminali di diritto comune. Durante il suo ultimo esame periodico universale (EPU) nell’ottobre 2013, il Messico ha ricevuto 24 raccomandazioni riguardanti la protezione dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani.

“Le violenze verso le donne che difendono le libertà sono in aumento, perché esse costituiscono una minaccia a livello culturale e sociale, costata Alejandra Ancheita. Nel 2010, l’ONU contava in media 6,4 donne uccise ogni giorno in Messico. Per il 2013, abbiamo registrato 240 attacchi contro donne che difendono le libertà. Queste sono le condizioni in cui lavoriamo. Spero che questo premio costituisca una protezione per noi, ma non è una certezza assoluta”.

Il Premio Martin Ennals

Definito il Nobel dei diritti umani, il Premio Martin Ennals, dal nome di uno dei più grandi difensori dei diritti dell’uomo (divenuto nel 1968 segretario generale di Amnesty International), è stato creato nel 1993.

Ogni anno, un premio di 20’000 franchi è attribuito a una persona impegnata in una battaglia eccezionale, con mezzi coraggiosi e innovativi, contro le violazioni dei diritti umani. Lo scopo del premio è incoraggiare i difensori in pericolo e che hanno bisogno di una protezione immediata. Oltre ai Ministeri degli Affari Esteri (svizzero, spagnolo, tedesco, irlandese, finlandese), la Città di Ginevra è un partner particolarmente importante: si fa carico dell’essenziale dei costi (in natura e servizi) organizzativi della cerimonia annuale. Versa inoltre 11’650 franchi a ognuno dei nominati per permetter loro di realizzare progetti a loro scelta.

La Fondazione Martin Ennals è il frutto di una collaborazione tra dieci delle più importanti organizzazioni internazionali per i diritti umani, che ne compongono la giuria: Amnesty International, Human Rights Watch, la Federazione internazionale delle leghe dei diritti dell’Uomo, l’Organizzazione mondiale contro la tortura, Front Line, la Commissione internazionale dei giuristi, il Servizio internazionale per i diritti dell’Uomo, Human Rights First, Diakonie Germania e HURIDOCS.

(Traduzione dal francese: Francesca Motta )

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