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La Svizzera candidata per il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia

bambino trasportato in una valigia
Durante l'evacuazione della Ghouta orientale nel marzo 2018. Una delle principali preoccupazioni del Comitato dei diritti del bambino, è la sorte dei ragazzi colpiti dalla guerra. UNICEF

La Svizzera presenta Philip Jaffé per il rinnovo degli esperti indipendenti che compongono l'organo di controllo della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. Incontro con lo psicologo ginevrino in piena campagna elettorale.

Direttore del “Centre interfacultaire des droits de l’enfant” di Sion, in Vallese, Philip Jaffé è uno psicoterapeuta specializzato in psicologia forense. L’esperto, spesso cercato dai media, è stato negli anni ’80 direttore clinico del Bridgewater State Hospital, situato vicino a Boston, Massachusetts. Una struttura ad alta sicurezza per i criminali che richiedono cure psichiatriche. Philip JafféCollegamento esterno ha poi insegnato all’Università di Ginevra e in seguito ha diretto l’Unità per i Diritti del bambino presso l’Istituto Universitario di Kurt Bösch a Sion. Una ricca esperienza che spera di mettere a disposizione del Comitato ONU per i diritti dell’Infanzia.

swissinfo.ch: Come sta andando la sua campagna elettorale?

Philip Jaffé: Bene. Si tratta di un’esperienza molto interessante e coinvolgente che mi permette di scoprire il funzionamento della diplomazia svizzera quando si attiva per sostenere le candidature elvetiche nelle organizzazioni internazionali. Da completo profano, sono rimasto molto colpito dall’impegno del Dipartimento degli Affari Esteri, sia nelle missioni svizzere che a Berna, dove un’intera sezione si occupa delle candidature. Ci sentiamo in ottime mani. La procedura è standard. Ma mi ha commosso la lettera di raccomandazione che Ignazio Cassis ha inviato a tutti i suoi colleghi ministri degli esteri e, naturalmente, a tutte le rappresentanze diplomatiche svizzere.

Immaginiamo che debba stringere un sacco di mani…

La campagna si svolge prevalentemente a New York, con alcuni episodi a Ginevra e bilanci a Berna. Si tratta di convincere la maggioranza degli Stati firmatari della Convenzione sui diritti dell’infanzia a sostenere la mia candidatura durante la votazione del 29 giugno prossimo. Come durante gli “speed dating”, mi trovo dietro un tavolino, come tutti gli altri candidati, per parlare con ciascuno dei rappresentanti degli Stati firmatari per 15-30 minuti.

Ti squadrano dalla testa ai piedi, ascoltano la tua presentazione, fanno domande. Si tratta di un rituale che si svolge in modo serio, con il sostegno di un membro della missione svizzera. E la maggior parte dei diplomatici fanno le domande giuste e mostrano un reale interesse per i candidati. Ma non è possibile conoscere la loro preferenza perché devono riferire al loro governo che prende poi la decisione finale.

Si organizzano diversi incontri anche a Ginevra con le missioni di Paesi chiave, tra cui i membri dell’Organizzazione della Francofonia [di cui fa parte la Svizzera].

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Il fattore svizzero gioca un ruolo nel campo dei diritti dell’infanzia?

La Svizzera ha già avuto un membro illustre in questo comitato, il vallesano Jean Zermatten. L’ex giudice dei minori è ancora oggi molto apprezzato a livello internazionale. La Svizzera e Ginevra sono inoltre la culla dei diritti dell’infanzia. Il primo trattato sui diritti dei minori è stato ratificato a Ginevra. Ciò avvenne nel 1924, sotto l’egida della Società delle Nazioni. Sempre a Ginevra è stata elaborata e negoziata la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. E il suo organo di controllo, il Comitato per i diritti dell’infanzia, si riunisce a Ginevra tre volte all’anno.

Storicamente e accademicamente, Ginevra e la Svizzera contribuiscono anche con un patrimonio particolare. Che si tratti del pedagogo Pestalozzi, dello psicologo Jean Piaget o del filosofo Jean-Jacques Rousseau, sono tutti personaggi di riferimento attuali per quanto riguarda l’infanzia.

Come psicologo, porto anche – con la mia candidatura – i contributi di questi illustri personaggi sulla conoscenza dello sviluppo del bambino, in particolare quelli di Jean Piaget nel campo della psicologia infantile. Per quanto riguarda Rousseau, è stato il primo autore a presentare la personalità del bambino come diversa da quella dell’adulto.

Rousseau ha dunque giocato un ruolo nel riconoscimento del bambino come persona a sé stante?

Certamente a livello educativo. Dal punto di vista giuridico, si deve attendere il 1989 e la Convenzione sui diritti dell’infanzia per considerare ufficialmente il bambino un soggetto giuridico e non più un oggetto giuridico.

La Svizzera è all’altezza di questa eredità per quanto riguarda il rispetto dei diritti dei bambini?

La Svizzera si colloca nella media mondiale. Si trova di fronte a problemi che tutti i paesi devono affrontare.

Ma presenta anche lacune legate alle scelte della società. Prendiamo ad esempio la povertà. In quanto cittadino svizzero, sono molto turbato nel sapere che dei bambini – circa 250’000 – vivono in condizioni di povertà. È un’assurdità assoluta.

Anche in Svizzera i bambini – il 18% della popolazione – sono vittime di abusi ad un ritmo allarmante. Ogni anno una bambina su cinque e un bambino su dieci subiscono abusi sessuali. Decine di migliaia di bambini hanno subito abusi fisici, alcuni fino alla morte. La Svizzera è anche uno degli ultimi paesi in Europa a tollerare le punizioni corporali.

Per far fronte a questa situazione, la Svizzera è ostacolata dal suo federalismo. I Cantoni sono onnipotenti. Non esiste un organismo nazionale specifico dedicato alla tutela dei minori e dei loro diritti. Ciò provoca disparità tra i Cantoni. Molti paesi hanno nominato un difensore civico a livello nazionale. Questa potrebbe essere un’idea per la Svizzera.

Una convenzione (quasi) universale

Il ComitatoCollegamento esterno ONU per i diritti dell’infanzia è responsabile del monitoraggio dell’attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanziaCollegamento esterno e dei suoi due protocolli facoltativi.

Il Comitato è composto da 18 esperti indipendenti. Si riunisce tre volte all’anno per tre settimane a Ginevra. Il comitato ha il compito di controllare le relazioni presentate dagli Stati firmatari. Con l’entrata in vigore del terzo protocollo, il 14 aprile 2014, il Comitato ha ora la competenza di trattare i reclami individuali.

Ogni due anni, 9 dei 18 seggi sono riassegnati tramite un’elezione da parte di Stati firmatari della Convenzione sui diritti dell’infanzia. Tutti gli Stati membri dell’ONU hanno ratificatoCollegamento esterno la Convenzione, ad eccezione degli Stati Uniti, che l’hanno firmata ma non ratificata.

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