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Sciaffusa, il cantone dove chi non vota è multato

RDB

Sciaffusa si distingue da tutti gli altri cantoni della Svizzera per una particolarità: è l'unico – e uno dei pochi luoghi al mondo – in cui il voto non è un solo un diritto, bensì un obbligo, con tanto di sanzione per chi non lo adempie. Una peculiarità che gli sciaffusani difendono a denti stretti.

È una soleggiata mattina di primavera quando il treno arriva alla stazione di Sciaffusa, poco dopo aver superato le celebri cascate del Reno, le più grandi d’Europa. Una breve discesa, poi in pochi passi si raggiunge il cuore del capoluogo cantonale.

Pur essendo presto, la Vordergasse, la via commerciale principale della città, con la sua famosa Haus zum Ritter, che vanta gli affreschi rinascimentali più significativi del nord delle Alpi, è già brulicante di gente.

Sciaffusa è un piccolo cantone che non conta nemmeno 80mila abitanti, meno dell’1 % della popolazione svizzera. Anche se il cantone vive al passo con i tempi e sul suo territorio si sono insediate multinazionali quali l’Unilever, qui è chiaramente tangibile un senso di tradizione.

Famoso soprattutto per le cascate del Reno, le più imponenti d’Europa, che attirano circa 3 milioni di visitatori all’anno, Sciaffusa è il cantone più a nord della Svizzera, ed è circondato dalla Germania nella misura dell’80%.

Si estende su 298 chilometri quadrati, pari allo 0,7% del territorio svizzero.

Conta meno di 80mila abitanti, di cui quasi la metà vive nel capoluogo omonimo. Gli stranieri sono quasi 19mila.

Negli ultimi 10-20 anni, il cantone si è attivato per rafforzare la propria attrattiva per l’industria e l’alta tecnologia e competere con l’offerta di cantoni di richiamo internazionale, quali Zurigo, Vaud e Zugo. Sciaffusa è così riuscito ad attirare nel proprio territorio multinazionali come Unilever, Bosch e Abbott Laboratories. Wal-Mart e John Deere hanno persino i loro quartieri generali nel cantone.

(Fonti: Cantone Sciaffusa, Ente turistico di Sciaffusa, swissinfo.ch )

Una tradizione che resiste

E questo si riflette nel suo atteggiamento nei confronti del voto. “Il cantone di Sciaffusa è l’unico in Svizzera ad avere ancora l’obbligo di voto sia per le elezioni, sia per le votazioni”, dice con fierezza il cancelliere cantonale Stefan Bilger, dal cui ufficio si intravvede la fortezza circolare Munot che data del 16° secolo, un altro simbolo della città.

Comune nel 19° secolo, l’obbligo di votare è stato soppresso in tutti gli altri cantoni che ancora lo annoveravano negli anni ’70, spiega a swissinfo.ch l’alto funzionario, il cui mandato comprende la vigilanza delle votazioni. L’elettorato di Sciaffusa, invece, ha ripetutamente bocciato le proposte di abolizione.

E il parlamento cantonale, il 17 marzo, ha deciso di raddoppiare la multa per chi, senza giusti motivi, non assolve questo dovere politico. L’ammenda passerà a 6 franchi. Benché si tratti di una somma irrisoria, per le autorità e gli abitanti del cantone, essa riveste un valore simbolico.

Un mezzo di pressione dolce

“Il vantaggio del voto obbligatorio è che costituisce un modo blando per esercitare pressione sui cittadini affinché partecipino maggiormente alle questioni politiche”, osserva Bilger.

Nel sistema elvetico di democrazia diretta, i cittadini sono chiamati alle urne in media quattro volte all’anno per esprimersi su iniziative popolari e referendum. La partecipazione nel cantone di Sciaffusa è costantemente tra il 15% e il 20% superiore alla media svizzera. Per esempio, nella votazione del 9 febbraio scorso sull’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” si è attestata al 70,5%, contro una media nazionale del 55,8%.

Secondo Bilger, il maggiore afflusso alle urne non è legato al rischio di incorrere in una multa. Del resto è relativamente facile essere esonerati dall’obbligo di votare. Vacanze o malattia sono per esempio considerati motivi validi. Questi non sono verificati e vanno semplicemente indicati sul formulario che deve essere presentato con la scheda di voto. Inoltre c’è un termine “di grazia”, che consente di consegnare il documento senza giustificazione entro tre giorni dopo la votazione.

Solo chi non rispetta tali regole rischia di essere multato. Finora un irrilevante importo di 3 franchi, che solitamente viene aggiunto alla fattura delle imposte alla fine dell’anno.

Anche dopo il previsto raddoppio, resterà indubbiamente una somma molto inferiore a quella inflitta per esempio Australia – uno della ventina di paesi in cui vige l’obbligo di voto –, dove chi sgarra deve sborsare 20 dollari australiani (circa 16 franchi) e per il mancato pagamento si può essere perseguiti in tribunale.

Senso del dovere civico

A motivare gli sciaffusani a partecipare al voto, per Bilger, è il senso del dovere civico. Questo è dimostrato dall’elevato numero di elettori che si reca ancora fisicamente alle urne e viceversa alla bassa proporzione di voti per corrispondenza. “La gente vede l’esercizio del diritto di voto come un privilegio e forse anche con un pizzico di orgoglio”.

Questo sentimento ci è stato in gran parte confermato per le strade della città. “Non dimentico mai una votazione e tutti i miei conoscenti votano”, ci ha per esempio assicurato una settuagenaria, mentre saliva per i gradini tra le vigne verso il Munot. “Siamo un piccolo cantone affiatato e tutti si incontrano alle urne. Qui è una tradizione”.

“Ho sempre votato e così fanno i miei amici”, le ha fatto eco un ventenne mentre faceva una pausa, fumando una sigaretta nel centro della città. “È importante prendere sul serio i propri diritti di voto, soprattutto quando ci sono così tanti posti in cui non si può votare”.

Egli ammette comunque che i giovani in generale non sono molto interessati alla politica. “Penso che l’interesse arrivi davvero solo dopo i 20 anni”, afferma.

Vi sono però anche cittadini che non votano e che hanno espresso pubblicamente le loro motivazioni. Tra costoro, per esempio, c’è l’albergatore René Laville, che è stato intervistato dalla televisione svizzera.

Altri sviluppi

Consapevolezza del valore

Anche l’approvazione senza opposizioni da parte del parlamento cantonale del raddoppio della multa – nell’ambito di una revisione generale della legge elettorale – è sintomatica. Si è ritenuto che l’importo, invariato da oltre 40 anni, dovesse essere adeguato all’inflazione (ciò che rigorosamente avrebbe fatto 7 franchi). Prima del 1973, ossia l’ultima volta che l’importo era stato modificato, l’ammenda era rimasta invariata per 100 anni ad un franco. Il nuovo importo di sei franchi dovrebbe entrare in vigore nel 2015.

In Europa occidentale: Belgio, Lussemburgo, Liechtenstein, cantone di Sciaffusa, Cipro e Grecia (in questo Paese non è applicata una multa).

Nella maggior parte dei paesi dell’Europa centrale e del Sudamerica vigono legislazioni con varie forme di voto obbligatorio, con diversi gradi di applicazione.

In Australia il voto obbligatorio è stato introdotto nel 1924, principalmente come risposta al calo di affluenza alle urne.

A Singapore è stato introdotto nel 1959. Nelle isole Fiji e in Thailandia nel 1997.

(Fonti: Commissione elettorale della Gran Bretagna, Istituto internazionale per la democrazia e l’assistenza elettorale)

Norbert Neininger, caporedattore ed editore del quotidiano locale Schaffhauser Nachrichten, ritiene che l’appetito del cantone per il dibattito politico sia anche la linfa vitale del suo giornale. “L’esercizio del diritto di voto e di elezione non va agevolato, perché la gente dovrebbe in qualche modo essere cosciente che si tratta di qualcosa di valore”, afferma Neininger a swissinfo.ch, nel suo ufficio nella Vordergasse.

Egli non è molto propenso al voto per corrispondenza. Preferisce andare a mettere la scheda nell’urna, come atto finale, dopo aver discusso i problemi a casa. Ammette però che le pressioni della vita moderna non consentono sempre di recarsi a votare di persona.

Alcuni critici, come il politologo Georg Lutz in un’intervista alla televisione svizzera, obiettano però che il voto obbligatorio non significa necessariamente più potere del popolo.

Altri sviluppi

L’elettorato sciaffusano tornerà alle urne il 18 maggio. Come nel resto della Svizzera, si dovrà pronunciare su quattro proposte federali: l’introduzione di un salario minimo legale a livello nazionale, l’acquisto di nuovi aerei da combattimento Gripen per le Forze aeree svizzere, il divieto a vita per i pedofili di lavorare a contatto con fanciulli e un nuovo articolo costituzionale che garantirebbe l’accesso a cure mediche di base di qualità a tutti e la promozione della medicina di base.

Gli sciaffusani voteranno inoltre su una revisione parziale della legge cantonale sulla gestione delle acque. Si esprimeranno infine in un voto consultivo su un progetto di riorganizzazione del cantone, che attualmente conta 26 comuni, di cui 14 con meno di mille abitanti. Ciò provoca oneri supplementari e doppioni amministrativi.

All’ordine del giorno dello scrutinio del 18 maggio non c’è invece la questione del voto obbligatorio e del raddoppio della multa. Non è comunque escluso che la parola definitiva spetti al popolo sciaffusano, poiché contro la modifica legislativa decisa dal parlamento cantonale potrebbe essere impugnato il referendum.

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(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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