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Il papa se ne va, i problemi della Chiesa restano

Benedetto XVI ha annunciato lunedì che lascerà il suo incarico a fine febbraio Keystone

Con la sua inattesa rinuncia al mandato pontificale, Benedetto XVI ha fatto un gesto “coraggioso” e "moderno”, si legge sulla stampa svizzera. I commentatori non attendono però neppure ora l’arrivo di un riformatore, nonostante i grandi problemi della Chiesa cattolica.

“È innanzitutto un atto di “umiltà”, afferma Le Temps, per il quale “in questo gesto vi è una grandezza e una lucidità che forzano il rispetto, che ci riconciliano con l’esercizio del potere. È l’istante in cui la fragilità umana viene assunta pienamente”.

Il giornale romando ricorda come il cardinale Ratzinger avesse incontrato, sin dall’inizio, grandi difficoltà a rivestire la carica di Pontefice. “Teologo brillante, consigliere in ombra dei conclavi del Vaticano II, piuttosto riformatore prima di iscriversi in un movimento conservatore, Benedetto XVI non beneficiava del carisma naturale del suo predecessore”.

Ed ora, “indebolito, senza forze, confrontato ad un mondo soggetto a rapidi cambiamenti e a questioni di grande importanza – come dichiarato da lui stesso – il primo Pontefice eletto nel XXesimo secolo se ne va di sua spontanea volontà, accettando di riconoscere la sua impotenza”.

Nato il 16 aprile 1927 a Marktl am Inn in Germania, Joseph Ratzinger sognava già da piccolo di diventare cardinale. Dopo gli studi in teologia e filosofia è stato ordinato sacerdote nel 1951. A 30 era già professore universitario di dogmatica.

Nel 1977 è stato nominato arcivescovo di Monaco e Freising. Poco dopo ha ricevuto la porpora cardinalizia. Nel 1981 è stato chiamato a Roma da Giovanni Paolo II per guidare la Congregazione per la dottrina della fede.
 
Ratzinger è stato eletto a capo della Chiesa il 19 aprile del 2005, all’età di 78 anni. In otto anni di pontificato, ha dovuto affrontare la crisi forse più profonda mai vissuta dalla Chiesa contemporanea.

Oltre alla costante diminuzione della partecipazione dei fedeli, tra i vari problemi vi sono stati  scandali di pedofilia a ripetizione e la fuga di documenti segreti dal Vaticano.
 
L’11 febbraio, a sorpresa, Joseph Ratzinger ha annunciato le proprie dimissioni. L’ultimo Pontefice ad abbandonare il proprio incarico era stato Gregorio XII, il 4 luglio 1415.

Un esteta

I misteri della Santa Sede rimangono impenetrabili. E così anche i giornali svizzeri si sprecano nei tentativi di interpretare la sorprendente rinuncia. “Il papa proveniente dalla Germania era un esteta ed un platonico tra gli apostoli di Pietro”, sostengono il Tages-Anzeiger e il Bund, nel loro commento comune. Non poteva quindi “sopportare l’idea che un pontefice infermo e malsano potesse incarnare la bellezza di Cristo”.

“L’indebolimento delle forze – con cui il papa spiega la sua decisione – corrodeva l’immagine del gerarca immacolato e in bianco. Benedetto XVI non avrebbe mai accettato di mostrarsi debole e malato, come ha fatto il suo predecessore Giovanni Paolo II. Per anni la gente aveva potuto seguire in tutto il mondo il suo decadimento fisico, fino all’agonia. Ciò non era ammissibile per un esteta come Joseph Ratzinger”.

Durante il suo pontificato, “Benedetto XVI ha sofferto un peso che soffocherà quasi anche il suo predecessore”, affermano i due giornali, per i quali i problemi della Chiesa cattolica richiedono un “ripensamento” e “riforme”. Ma sarebbe fuori luogo “attendere un innovatore, che affronterà i vecchi problemi, apporterà un vento nuovo e risolverà la congestione delle riforme”.

Speranze di rinnovamento deluse

“Anche per la Neue Zürcher Zeitung, “i problemi della Chiesa cattolica rimangono”. Anzi, con la sua partenza, Benedetto XVI lascia dietro di sé “una Chiesa ancora più lontana dalle riforme di quanto non lo fosse al momento della sua entrata in carica”. Il quotidiano zurighese saluta tuttavia la decisione “coraggosa” e “onorevole” del Pontefice.

Un gesto simile, che non si vedeva da secoli, “dovrebbe far scuola. Anche il rappresentante di Cristo raggiunge in qualche modo i suoi limiti umani”. Tanto più che il teologo tedesco non è riuscito durante il suo mandato “a scrollarsi di dosso l’immagine di un professore, che passa preferibilmente il suo tempo dietro ad una scrivania. Per dirigere una Chiesa cattolica estesa in tutto il mondo ci vogliono altre qualità”.

“Dopo il lungo pontificato di Giovanni Paolo II, le speranze di un rinnovamento della Chiesa cattolica sono andate rapidamente deluse con la scelta effettuata dal conclave nel 2005. Da Ratzinger non si potevano attendere sinceramente dei cambiamenti strutturali”. Ma non bisogna nutrire grandi aspettative neppure nei confronti del suo successore, avverte la Neue Zürcher Zeitung. ”Benedetto XVI ha raccolto nel collegio cardinalizio soprattutto vescovi vicini alla sua linea. Tenendo conto delle sfide attuali, il papa non ha fatto quasi progredire la sua Chiesa”. 

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Guardia svizzera pontificia

Questo contenuto è stato pubblicato al Il più piccolo esercito del mondo, che ancora oggi svolge un ruolo importante per la sicurezza del pontefice, ha festeggiato nel 2006 i 500 anni di esistenza. (Foto di Monika Flückiger, Keystone)

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Un uomo tra gli uomini

“Si potrebbe credere che un vento di modernità sia spirato sul Vaticano”, scrive Le Matin. “Non si può che salutare la decisione di un uomo estenuato dalla sua funzione, che ha il coraggio di dire stop e di lasciare il posto ad un altro. Guidare più un miliardo di fedeli in tutto il mondo può dare il capogiro perfino a qualsiasi dirigente in piena forma. Rinunciando al suo incarico, Benedetto XVI ridiventa un uomo tra gli uomini, con le sue forze, ma anche le sue debolezze”.

Secondo il giornale romando, in questo modo Ratzinger “permette alla Chiesa di scegliere il suo successore senza dover attendere la scadenza di una lunga agonia. È un discorso di una sorprendente modernità per un’istituzione a cui manca crudelmente. Se sarà inteso, l’ultimo messaggio del papa è portatore di speranza”.

Fonte di speranza

Anche per l’Aargauer Zeitung, con le sue dimissioni, “il papa diventa la più grande fonte di speranza per la Chiesa, che cambia costantemente, anche quando non lo si ritiene più possibile. Benedetto XVI libera la Chiesa dal fardello dell’assolutismo. Il papa, designato per secoli come infallibile, diventa in qualche modo umano. Ed è bene così”.

“Per la comunità cattolica, la decisione di Benedetto XVI non è una buona notizia”, afferma invece la Basler Zeitung. “Il fatto che il pontefice si dimetta semplicemente, come il direttore di una grande impresa, rende la Chiesa più comune. Ma sono state invece le tradizioni a tramandare il fascino dell’istituzione romana, anche le tradizioni più controverse e criticate, che hanno fatto della Chiesa un’organizzazione non appartenente a questo mondo”.

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La cosa giusta

“Dopo otto anni di pontificato trascorsi nel cono d’ombra del carismatico predecessore, Papa Benedetto XVI ne è uscito una volta per sempre con un gesto stupefacente, l’unico ‘coup de théâtre’ di cui Giovanni Paolo II non è stato capace: dimettersi”, sottolinea il Corriere del Ticino, secondo il quale Joseph Ratzinger ha “fatto la cosa giusta”.

“Per Karol Wojtyla, che di coraggio aveva i cassetti pieni, la scelta di restare in Vaticano mentre la malattia avanzava inesorabile, aveva una valenza quasi messianica. Sembrava voler dimostrare al mondo, credenti e non credenti, che anche i più vecchi, i più malati, i più sofferenti possono essere guidati da Dio. Ratzinger è di un’altra pasta. Agli slanci emotivi preferisce lo studio, il ragionamento, la logica. E, seguendo la sua natura, dice stop”.

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