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Dick Marty difende lo Stato di diritto in Europa

Dick Marty verificherà le testimonianze in merito alle presunte prigioni della CIA in Europa Keystone

Consiglio d'Europa: la Commissione per gli affari giuridici e per i diritti umani dell'Assemblea parlamentare ha un nuovo presidente, il ticinese Marty.

Diversi dossier scottanti attendono il parlamentare elvetico a Strasburgo. Intervista di swissinfo.

swissinfo: Quali sono le sfide che l’attendono come presidente della Commissione per gli affari giuridici e per i diritti umani?

Dick Marty: Si tratta di una commissione molto importante, perché deve affrontare tutti i problemi legati all’applicazione della Convenzione dei diritti umani. I problemi d’attualità, purtroppo, non mancano.

Penso ad esempio al terrorismo. Constatiamo una deriva importante in certi paesi che non esitano ad abbandonare i principi fondamentali della Convenzione per meglio combattere il terrorismo.

Si tratta di un modo di procedere sbagliato, perché equivale a riconoscere una specie di vittoria ai terroristi. Inoltre, non rende più efficace la lotta al terrorismo. Lo Stato di diritto deve essere rispettato, indipendentemente dalle circostanze.

swissinfo: Tra i temi d’attualità c’è la presunta presenza di prigioni dei servizi segreti statunitensi (CIA) in Europa. A che punto è l’inchiesta?

D.M.: Per il momento non si tratta che d’allegazioni. Ma se dovessero risultare veritiere, sarebbe inquietante, perché una tale situazione è contraria ai principi dello Stato di diritto. Human Rights Watch (l’organizzazione americana di difesa dei diritti umani che ha pubblicato queste informazioni, ndr.) è una ONG che lavora in modo serio. Se lancia accuse del genere è perché dispone di fonti attendibili.

Prendiamo molto sul serio questo affare. E invitiamo tutti i colleghi parlamentari a tenere gli occhi aperti e a raccogliere tutte le informazioni possibili.

swissinfo: Human Rights Watch cita in particolare la Polonia e la Romania: andrà in questi paesi?

D.M.: Se necessario, sì. Ma non andrò a fare del turismo parlamentare. E non è affatto certo che questi due paesi siano coinvolti. In un primo tempo svolgeremo un lavoro d’«intelligence» in collaborazione con i parlamentari dei 46 paesi membri dell’Assemblea, le ONG e la Commissione europea.

Raccoglieremo il più alto numero d’indizi possibile. Per esempio, cercheremo di scoprire perché degli aerei statunitensi siano atterrati in aeroporti dove non era necessario che atterrassero.

swissinfo: Lei è membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa dal 1998. Cosa l’ha segnata di più di quest’esperienza?

D.M.: Ho avuto l’occasione di occuparmi di più cose. Sono stato relatore in merito alla creazione della Corte penale internazionale, all’eutanasia, alla violazione dei diritti umani nella parte turca di Cipro.

Trovo appassionante il confronto continuo che c’è tra i parlamentari. Il Consiglio d’Europa è uno strumento unico.

swissinfo: Qual è il ruolo del Consiglio d’Europa ora che l’Unione europea si è allargata?

D.M.: L’UE è soprattutto un’unione economica e politica. Il Consiglio d’Europa ha il vantaggio di avere degli obiettivi più ampi. I dieci paesi che hanno raggiunto l’UE recentemente, devono in parte questo successo al Consiglio d’Europa, che li ha aiutati a diventare dei paesi democratici. Oggi aiutiamo altri paesi, come la Croazia e la Serbia.

La missione del Consiglio d’Europa consiste nel creare un patrimonio di valori comuni. Il potere giudiziario della Corte europea dei diritti umani è molto importante. È una cosa unica al mondo: 800 milioni di cittadini possono indirizzarsi direttamente a quest’istituzione in caso di problemi.

La giurisprudenza europea ha segnato in modo profondo l’evoluzione del pensiero giuridico, anche in Svizzera, dove siamo stati obbligati ad accettare la procedura penale.

swissinfo: Quali sono i punti deboli del Consiglio d’Europa?

D.M.: Il suo futuro è un po’ incerto, perché l’UE vuole occuparsi di alcuni settori, come la difesa dei diritti umani. L’UE sta in effetti progettando un’Agenzia europea dei diritti umani.

Il Consiglio d’Europa ha una qualità che non si ritrova in nessun’altra assemblea: l’importanza dell’elemento parlamentare. Purtroppo, non tutti i parlamentari danno prova d’assiduità…

swissinfo: La Svizzera riveste un ruolo particolare in seno al Consiglio d’Europa?

D.M.: Il presidente della Corte europea dei diritti umani è uno svizzero, Luzius Wildhaber. La delegazione parlamentare elvetica è molto attiva, senza dubbio perché non siamo nell’UE! Altri parlamentari, come quelli francesi, non molto presenti a Strasburgo, preferiscono senza dubbio Bruxelles.

Intervista swissinfo, Barbara Speziali, Bruxelles
(traduzione, Doris Lucini)

Dick Marty è nato nel 1945 a Sorengo, Ticino.
Membro della Camera alta del parlamento elvetico dal 1995.
Rappresentante del partito liberare radicale, Marty è dottore in diritto, consulente giuridico ed economico.
Membro delle seguenti commissioni del Consiglio degli Stati: politica estera, economia, affari giuridici, redazione.
Membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
Il 7 novembre 2005 è stato nominato presidente della Commissione europea degli affari giuridici e dei diritti umani.

Il Consiglio d’Europa (1949) è la più antica organizzazione politica del continente. La sede è a Strasburgo, in Francia.

Raggruppa 46 paesi, 21 dei quali situati in Europa centrale e orientale.

Si tratta di un’organizzazione distinta dall’Unione europea (25 membri).

Il Consiglio d’Europa si prefigge di difendere i diritti umani e la democrazia parlamentare.

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