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Dialogo interlibanese in terra svizzera

Veduta aerea del Mont-Pèlerin swisscastles.ch

Sul Mont-Pélerin (non lontano da Montreux) si è tenuta la seconda riunione di parlamentari ed intellettuali libanesi. Un'iniziativa sostenuta dal ministero svizzero degli affari esteri.

Dalla riunione è scaturito un comunicato comune che riafferma la volontà di tutte le forze libanesi di difendere l’indipendenza e la specificità del Libano in seno al Medio oriente.

Il Libano si appresta a vivere un’estate piena di rischi: quasi una guerra a bassa tensione che tiene sotto tiro le elezioni presidenziali dell’autunno prossimo.

Un’organizzazione non governativa svizzera per il dialogo tra l’Europa e i paesi arabi (ASDEAM) tenta dalla scorsa estate di riunire i rappresentanti delle varie correnti politiche e religiose che compongono – e dividono – il Libano.

Come sottolinea Yves Besson condirettore dell’associazione, questo tipo di dialogo è per ora il solo che funziona. La mediazione della Lega araba marcia sul posto, come pure il progetto di conferenza voluto dalla diplomazia francese.

“Nelle circostanze attuali è degno di nota il fatto che i partecipanti si siano messi d’accordo su di un comunicato comune”, commenta Johann Aeschlimann, portavoce del ministero svizzero degli affari esteri (DFAE).

Punti di convergenza

I partecipanti al dialogo informale sono d’accordo sul principio di accordare la stessa base legale a tutti i gruppi libanesi: il documento afferma anche di voler metter fine alla ripartizione del potere su basi confessionali e sottolinea l’importanza di una giustizia indipendente.

I libanesi che hanno partecipato alle discussioni sul Mont-Pèlerin chiedono dunque l’applicazione integrale degli accordi di Taëf, che nel 1989 misero fine alla guerra civile.

Infine il comunicato riafferma il monopolio dello stato nell’esercizio della forza, come pure il diritto di resistere ad ogni ingerenza esterna. Il dialogo tra i partecipanti proseguirà con un’altra tappa in Svizzera.

Riunione informale

L’incontro del Mont-Pèlerin, terminato domenica scorsa, non ha riunito i dirigenti di fazioni libanesi, ma personalità vicine ad esse: consiglieri politici, deputati, docenti universitari, avvocati.

L’obiettivo principale degli incontri (il primo si è tenuto il primo aprile) non è quello di risolvere i problemi urgenti della crisi libanese, ma di attaccare le cause profonde.

Il carattere informale ed esplorativo spiega in parte il successo della riunione, che non si può però definire un puro esercizio di stile senza conseguenze pratiche sulla crisi che oppone il governo dominato dai sunniti e la presidenza cristiano-maronita alleata agli Hezbollah sciiti.

“Questa seconda riunione si è svolta in un’atmosfera ancora migliore rispetto alla prima. Il documento finale sarà sottoposto alle rispettive gerarchie”, precisa Yves Besson.

È ancora troppo presto per misurare l’impatto della riunione, ma la formula proposta dalla Svizzera permette, secondo Yves Besson, di sostenere il processo anche facendo ricorso, in caso di necessità, alla diplomazia elvetica.

swissinfo, Frédéric Burnand
Traduzione ed adattamento dal francese, Raffaella Rossello

L’associazione svizzera per il dialogo Euro-Arabo- Musulmanto ha organizzato due riunioni informali tra vari rappresentanti della società libanese, sulla crisi che minaccia di riaccendersi nel loro paese.

La prima riunione si è tenuta in aprile, la seconda a giugno.

La diplomazia svizzera sostiene finanziariamente il progetto di dialogo.

1989: gli accordi di Taëf concludono la guerra civile che infiamma il Libano dal 1975.

2000: l’esercito israeliano si ritira dal sud del Libano occupato dal 1978.

2004: la risoluzione 1559 del Consiglio di sicurezza dell’Onu esige il ritiro delle forze siriane dal Libano e la fine delle attività militari di Hezbollah.

2005: in un attentato viene assassinato l’ex premier Rafic Hariri. L’Onu ordina un’inchiesta.

2006: una guerra durata un mese oppone Israele e il Libano: bilancio oltre 1000 morti civili.

20 maggio 2007: nel campo palestinese di Nahr Al-Bared scoppiano degli scontri tra l’esercito libanese e il gruppo Fatah Al-Islam.

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