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Deve preoccupare di più la carenza di energia o il clima? I punti di vista differiscono

Centri nucleari
In Svizzera, ecologisti e conservatori sono entrambi preoccupati per il futuro energetico. Ma propongono di seguire strade ben diverse tra loro. (c) Copyright 2021, Dpa (www.dpa.de). Alle Rechte Vorbehalten

Se la destra chiede al governo di istituire una figura istituzionale ad hoc, gli ecologisti propongono una sorta di New Deal verde per ovviare alla carenza di energia in futuro.

A Reconvilier, nel canton Berna, e nella realtà virtuale, ossia online, si sono tenute oggi le assemblee dei delegati di due partiti partiti svizzeri dalle posizioni opposte. Ossia, rispettivamente, dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e dei Verdi (partito ecologista).

Oltre ad esprimere la propria posizione sui temi in voto nel corso delle votazioni federali del 13 febbraio prossimo, i delegati di entrambi i partiti si sono soffermati in particolar modo sul futuro energetico della Svizzera, evidentemente con posizioni opposte. Il popolo svizzero si è infatti espresso già nel 2017 a favore di un progressivo addio al nucleare. Sul come si riuscirà ad avere una mole di energia sufficiente, tuttavia, le discussioni sono ancora aperte.

Un “generale” per l’approvvigionamento energetico

L’UDC, per voce del suo presidente Marco Chiesa, teme che il paese possa restare paralizzato dalla mancanza di elettricità e parla di catastrofe, suggerendo l’istituzione di un funzionario apposito, un generale, che gestisca la crisi energetica, mentre i verdi sono sempre più preoccupati per l’ambiente.

La ministra dell’energia Simonetta Sommaruga (esponente del Partito socialista), che ha annunciato di voler incrementare la produzione di energia pulita, “deve finalmente fare il proprio lavoro”, ha dichiarato oggi Chiesa davanti ai delegati del suo partito riuniti a Reconvilier. “Continuare a rinnegare la realtà e costruire castelli in aria in materia di politica energetica è fatale e irresponsabile”.

La Strategia energetica 2050 sviluppata da ideologi di sinistra è fallita, ha sostenuto ancora il politico ticinese. “Esponenti di punta dell’economia, della Confederazione e della scienza concordano sul fatto che una situazione di penuria energetica rappresenti la maggiore minaccia per la Svizzera e potrebbe essere realtà già fra due o tre anni”, ha affermato.

“Il Consiglio federale (governo, ndr.) deve nominare al più presto un “generale per la crisi energetica” con il compito di elaborare entro l’estate soluzioni per un approvvigionamento elettrico sicuro, indipendente e a basso costo. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 devono essere rinviati, inoltre la Confederazione deve richiamare al dovere i cantoni e le città che con la loro politica energetica irresponsabile mettono a rischio un approvvigionamento sicuro”, ha chiosato ancora Chiesa.

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Un Green New Deal

Il futuro energetico è stato al centro delle preoccupazioni anche all’assemblea delegati dei Verdi – tenutasi online – che si è però concentrata sul binomio energia e clima. Il partito ecologista punta infatti su una via diametralmente opposta rispetto a quella sostenuta dall’UDC, incentrata sulle rinnovabili e la collaborazione con l’Unione europea.

Il partito guidato da Balthasar Glättli propone di correre ai ripari rilanciando la collaborazione con l’Europa – collaborazione cui l’UDC è da sempre avversa – proprio per far fronte alla doppia crisi del clima e della biodiversità.

Glättli ha chiesto un nuovo patto verde, “un Green New Deal, che protegga il clima producendo energia in modo diverso e che giri definitivamente la pagina del petrolio”. Un patto verde che non rinforzi soltanto la biodiversità, ma che si preoccupi anche degli impieghi di domani, ha sottolineato il presidente degli ecologisti.

Il consigliere nazionale zurighese ha ribadito la volontà dei Verdi di rilanciare – tramite un’altra iniziativa – la cooperazione con l’Unione europea “laddove è essenziale”.

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Un problema non solo svizzero

Un dilemma, quello dell’approvvigionamento energetico, che non tocca però solo la Svizzera ma – oggi più che mai – tutta l’Europa. A fine 2021 la Commissione europea aveva diffuso un documento per consentire a gas e nucleare di conquistare l’etichetta verde ed essere cosi ritenuti energie sostenibili.

Questo proprio per affrontare una possibile penuria di elettricità e portare a una transizione energetica più ecologica. Un testo che però divide gli stati membri e fa discutere soprattutto in Germania, dove nel nuovo governo siedono anche gli ecologisti. I dettagli nel servizio del TG.

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