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Una Svizzera cosmopolita alla XX1 Triennale di Milano

Degli studenti elvetici e nipponici, che nel 2015 hanno partecipato a un progetto di scambi tra Svizzera e Giappone, presentano i loro lavori alla XX1 Triennale di Milano. swissinfo.ch

Cosmopolitan è il programma di eventi con cui la Confederazione partecipa alla grande Esposizione Internazionale di Milano, che viene inaugurata il 2 aprile. Una manifestazione che mancava da ben 20 anni nel capoluogo lombardo. L’accento è posto sulle nozioni di trasformazione, globalizzazione e innovazione.

Intitolata “21st century. Design after design”, la ventunesima edizione della Triennale di Milano – che inizia il 2 aprile e termina il 12 settembre – per la prima volta esce dagli spazi del Palazzo della Triennale del Parco Sempione, per svilupparsi in altri venti punti della città e dell’hinterland (tra cui università, musei e accademie di belle arti, il Grattacielo Pirelli, l’area Expo, fino alla Villa Reale di Monza, dove la Triennale nacque nel 1923). Il grande evento punta a far tornare al centro del mondo il capoluogo lombardo, a poco meno dal primo anniversario dell’inaugurazione di Expo Milano 2015.

Ritorno dopo 20 anni di assenza

L’ultima Triennale tradizionale che Milano ricordi risale al 1996 e s’intitolava “Identità e differenze”. L’edizione di allora proponeva di affrontare il tema della pluralità delle forme e dei cambiamenti provocati dall’incontro/scontro fra culture locali e interessi sempre più globalizzati. Vi parteciparono 27 paesi, molti dei quali nati da poco, dopo conflitti sanguinosi, come quelli balcanici, o separazioni più o meno traumatiche, come nel caso delle ex repubbliche sovietiche.

Un mix di design, arte, cultura, arti visive declinato in 20 mostre (11 curate dal comitato scientifico della XX1 Triennale e nove in collaborazione con altri enti istituzionali, culturali e imprenditoriali), centinaia di incontri, concerti, dibattiti, installazioni attendono i visitatori. L’obiettivo è di decodificare il nuovo millennio e di individuare i cambiamenti che coinvolgono la progettualità, affrontando tematiche come l’impatto della globalizzazione sul design, la relazione tra città e design, i rapporti tra design e accessibilità delle nuove tecnologie dell’informazione, i rapporti tra design e artigianato.

La Svizzera cosmopolita

Su questi argomenti vertono anche gli eventi organizzati dai 40 Stati di tutto il mondo che partecipano alla Triennale e che concorrono a rendere l’esposizione ancora più ricca. Tra questi la Svizzera, che presenta Cosmopolitan, un programma che si svolge quasi interamente all’Istituto svizzero di Milano. Unica eccezione: un evento organizzato all’interno dello stesso Palazzo della Triennale.

“Dal nostro punto di vista è interessante innanzitutto che si svolga dopo tanti anni una nuova edizione della Triennale che coincide con il nostro impegno verso il design. Nello spirito di Pro Helvetia è importante contribuire agli scambi tra operatori culturali svizzeri e stranieri a livello internazionale tramite incontri professionali, piattaforme collaborative, workshop e networking. Ci anima una priorità culturale ed economica e la volontà di fare di più in questo settore sostenendolo e promuovendolo Intendiamo il design come una disciplina a tutti gli effetti che ha valore non solo culturale ma anche economico”, racconta a swissinfo.ch Marianne Burki, responsabile della divisione Arti visive di Pro Helvetia che organizza e finanzia questa piattaforma di eventi, in collaborazione con il Consolato generale di Svizzera a Milano, l’Istituto Svizzero e la Società svizzera degli Ingegneri e degli Architetti.

Cosmopolitan “ha uno spunto umoristico, è un’espressione un po’ ‘old fashioned’. Oggi parliamo dell’internazionale, del globale: ma cosa significa? Che cosa è una persona globale o internazionale oggi? A cosa alludiamo quando pensiamo ad un cosmopolita? Che tipo di relazioni con le città e con i Paesi? Qual è il design che anima questi concetti? È in questo senso che vogliamo affrontare la tematica nella tematica più generale della Triennale: Design after Design”, spiega Marianne Burki.

Passeggiate, incontri, simposi

A introdurci nel dettaglio dei quattro eventi in cartellone è Patricia Lunghi, curatrice della partecipazione svizzera alla XX1 Triennale di Milano. “Si parte l’11 aprile con Giappone/Svizzera, progetto svoltosi nel 2015 e ideato da Pierre Keller ex direttore della ECAL, la Scuola cantonale d’arte di Losanna, e da Patrick Reymond dell’Atelier oï, insieme ad alcuni designer giapponesi che hanno favorito uno scambio tra studenti giapponesi e svizzeri nei rispettivi paesi. Ho trovato che questo progetto si inserisse perfettamente nella visione della tematica “Design after design”, che passa anche attraverso un approccio multiculturale e transdisciplinare. Penso che questi designer che si muovono per il mondo prendano ispirazione per creare qualcosa di nuovo: un po’ come la cucina fusion, un design del futuro”.

Poi, in ordine cronologico, il Talks + Drinks del 14 aprile, in cui diversi rappresentanti del design tradizionale e dei settori emergenti del design contemporaneo presenteranno i loro ingegnosi approcci e le loro visioni. “Una cosa sperimentale, ma con l’idea di esplorare territori molto diversi tra di loro come la biologia, le nuove tecnologie e col principio di realtà aumentata grazie al contributo del Poltitecnico federale di Losanna + ECAB lab di Losanna, il cui direttore Nicolas Henchoz sarà presente per raccontare tutte le ricerche che si stanno effettuando”, aggiunge Patricia Lunghi.

Il 20 maggio ci sarà la Passeggiata in Città, durante la quale architetti e sociologi italiani e svizzeri guideranno un gruppo di persone per guardare più da vicino come sta cambiando Milano. Infine, il 9 settembre, è in programma il Simposio in cui relatori internazionali e svizzeri sono invitati a parlare di nuovi approcci nei confronti dell’artigianato tradizionale.

“Stiamo assistendo a un ritorno alla manualità. Fino a pochi anni fa c’era una dicotomia tra Oriente e Occidente: si creava in Occidente e si faceva produrre in Oriente, dove la manodopera costava poco. Ora la situazione è cambiata: i paesi in via di sviluppo si stanno svegliando con le loro idee e da noi si sta valutando l’artigianalità e la manualità. Un invito a riflettere su come si produce in alcuni paesi e come produrremo domani”, conclude la curatrice. 

La XX1 Triennale in cifre

12 milioni di euro spesi per allestirla;

140 milioni di euro, l’indotto per le piccole e medie imprese del territorio (stima della Camera di Commercio di Monza e Brianza);

500mila visitatori attesi;

20 sedi;

20 mostre;

oltre 22mila mq di superficie occupate tra Milano e Monza;

17mila mq occupati nell’Area Expo dove sorgerà un Orto Planetario e una Meeting/Bookroom;

40 paesi partecipanti, compresa l’Italia

7 su 10 gli italiani pronti a visitarla, secondo un sondaggio;

21 le edizioni della Triennale svoltesi finora: la prima nel 1923 a Monza;

50mila franchi i costi sostenuti da Pro Helvetia per la piattaforma di eventi Cosmopolitan Switzerland.

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