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Nuova Costituzione in Cile, un modello per tutti

gente con bandiere attorno a un monumento
Festeggiamenti per la vittoria del referendum sulla nuova Costituzione a Santiago del Cile, 25 ottobre 2020. Keystone / Alberto Valdes

La Costituzione definisce le regole di base in una società democratica. È quindi molto importante da chi e come viene scritta. Dopo decenni di conflitti, il Cile ha intrapreso una nuova via - anche sulla base delle esperienze fatte da Svizzera, Islanda e Venezuela - da cui potrebbe trarre ispirazione tutto il mondo.

Il 4 luglio è già di per sé un giorno significativo: il giorno dell’Indipendenza negli Stati Uniti. Nel 2021, questa data potrebbe essere associata a un’altra pietra miliare della storia della democrazia.

“La sessione inaugurale della Convenzione costituzionale si svolgerà domenica 4 luglio 2021, alle ore 10, nell’edificio del Congresso nazionale di Santiago del Cile”, ha annunciato a fine giugno il presidente cileno Sebastian Piñera.

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Dopo più di quarant’anni, la Costituzione cilena adottata dal dittatore Augusto Pinochet nel 1980 sarà completamente riscritta da un’assemblea eletta direttamente dalle cittadine e dai cittadini del Paese sudamericano. Alla fine del processo, l’elettorato avrà inoltre l’ultima parola sulla nuova Costituzione.

Il modo in cui un Paese è governato è definito soprattutto dalla sua Costituzione. Storicamente, la maggior parte delle Costituzioni è nata in contesti particolari e conflittuali come la decolonizzazione, i colpi di stato militari o le transizioni democratiche. La stesura di una nuova Costituzione o la revisione totale dell’ordinamento giuridico in un contesto democratico consolidato sono quindi stati finora eventi piuttosto rari.

In uno studio recente, il politologo Gabriel Negretto dell’Università Cattolica di Santiago del Cile ha trovato solo una ventina di casi tra il 1900 e il 2015. Tra gli esempi eccezionalmente pacifici e inclusivi c’è la revisione totale della Costituzione federale svizzera negli anni ’90. Ed è precisamente quello che intende fare ora il Cile.

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Data l’importanza delle Costituzioni per la democrazia, può sorprendere il fatto che le revisioni totali siano avvenute così di rado. Soprattutto considerando la crescente insoddisfazione della gente in tutto il mondo nei confronti del funzionamento delle loro democrazie. Molti chiedono riforme, comprese quelle costituzionali. Tuttavia, questo desiderio di cambiamento è ostacolato dalle rigide regole di numerose Costituzioni nazionali, che in pratica impediscono qualsiasi modifica.

Il processo partecipativo svizzero

Ci sono però delle eccezioni e la Svizzera è una di queste. Nella Confederazione, il popolo ha il potere di lanciare una revisione completa o parziale della sua Costituzione: il 2% delle persone aventi diritto di voto (secondo l’articolo 138 della Costituzione federaleCollegamento esterno) può proporre una revisione costituzionale totale. Se tale iniziativa viene accettata in votazione popolare, si deve procedere alla rielezione del Parlamento (diretta) e del Governo (indiretta). Alla fine, il progetto del nuovo testo costituzionale deve essere nuovamente sottoposto al voto di popolo e Cantoni. Un processo simile di elaborazione della Costituzione lanciato dai cittadini esiste anche in numerosi Stati americani.

Sebbene le votazioni sugli emendamenti costituzionali siano abbastanza comuni in tutto il mondo, sono pochi i Paesi che permettono al popolo di proporre tali modifiche.

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La via democratica del Cile

In Cile, non è stato un articolo specifico della Costituzione a lanciare l’attuale processo di revisione totale, ma un accordo politico che ha dato il via a una serie di eventi.

Il 25 ottobre 2020, più del 78% dei votanti cileni ha approvato la proposta della Commissione costituzionale del Parlamento di riscrivere la Costituzione nazionale. A tal fine, in una seconda votazione, l’elettorato ha optato per una Convenzione costituzionale direttamente eletta, composta equamente di donne e uomini e di rappresentanti dei popoli indigeni.

A metà maggio, i cileni hanno eletto 155 deputati tra oltre 1’300 candidati, riaffermando la loro volontà di superare lo status quo: i candidati dei partiti politici sia di destra che di sinistra hanno ricevuto così pochi voti che né le forze tradizionali di destra né quelle di sinistra saranno in grado di porre il veto alle prossime proposte della Convenzione, che sarà invece retta da cittadini indipendenti.

Il popolo cileno ha così conferito un chiaro mandato alla nuova assemblea: “Rinnovare la nostra politica compromessa e rendere la nostra democrazia di nuovo democratica”. Nel mondo, non è la prima volta che si tenta di scrivere un nuovo capitolo. Tuttavia, solo raramente il processo si è concluso con successo.

Imparare dagli errori in Islanda e Venezuela

In Islanda, un tale processo di revisione della Costituzione, richiesto dal popolo e avviato dal governo, è iniziato sulla scia della grande crisi finanziaria di una decina di anni fa. Ma sebbene il processo di revisione sia stato fortemente partecipativo e abbia portato a una votazione popolare nel 2012, le maggioranze mutevoli in Parlamento hanno semplicemente ignorato il risultato. L’ultimo tentativo di adottare un emendamento concreto è fallito pochi giorni fa.

Tali problemi spesso derivano da una mancanza di connessione tra i movimenti popolari che spingono per il cambiamento e i partiti politici tradizionali che temono di perdere il controllo. Appena superata una crisi, la politica torna a essere ordinaria e la gente perde l’opportunità di essere coinvolta.

I rischi sono ancora maggiori nei sistemi presidenziali, come in Venezuela. Qui, non è raro che i conflitti tra lo stato di diritto e la volontà del popolo diventino evidenti. In Venezuela, Hugo Chávez è entrato in carica nel 1989 promettendo di modificare la Costituzione, come richiesto da tempo dal popolo. Chavez non aveva una maggioranza nel Congresso e la Costituzione del 1961 in vigore non permetteva la convocazione di un’Assemblea costituente. Il giorno stesso del suo insediamento, il nuovo presidente ha firmato un decreto che chiedeva di organizzare un referendum per rimuovere “l’ostacolo legale” alla nuova Costituzione.

Chi parla di “Chilezuela” si sbaglia

Gli attori cileni che si oppongono alla modifica costituzionale – i media tradizionali e la destra politica – hanno affermato che la riforma costituzionale condurrà il Paese sullo stesso cammino disastroso del Venezuela, parlando di “Chilezuela”. Ma si sbagliano. Mentre in Venezuela il partito al potere ha avuto il controllo del processo costituzionale per decenni, occupando più del 90% dei seggi nell’Assemblea costituente, in Cile la votazione ha portato all’istituzione di una Convenzione altamente pluralista senza poteri di veto individuali.

Inoltre, la revisione costituzionale in Cile è stata una richiesta venuta dal popolo, non dal Governo. L’élite politica si è tenuta a lungo in disparte, ma alla fine ha accettato il nuovo iter, reagendo così all’ondata di malcontento pubblico scoppiata alla fine del 2019 in seguito all’improvviso aumento del prezzo dei biglietti della metropolitana.

Domenica, con la prima sessione della Convenzione costituzionale, viene reinventato non solo il “4 luglio” nel Sud del mondo, ma forse anche la democrazia moderna.

Traduzione dal tedesco: Luigi Jorio

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