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St. Moritz verso la parità di diritti politici tra svizzeri e stranieri

Portiere davanti a una porta d albergo a St. Moritz
Non più solo quelle dei lussuosi alberghi ai ricchi turisti provenienti da tutto il mondo: St. Moritz vuole aprire anche le porte delle stanze dei bottoni politici ai cittadini stranieri domiciliati nel comune alpino. © Keystone / Jean-christophe Bott

Meta turistica svizzera di fama mondiale, St. Moritz si avvia verso una piccola rivoluzione civica comunale. Nel villaggio dei Grigioni, in futuro i diritti politici dovrebbero essere estesi agli stranieri domiciliati. Tra le altre innovazioni previste dal progetto di nuova Costituzionale comunale, vi sono l'allentamento delle condizioni per la riuscita delle iniziative popolari e maggior trasparenza dei magistrati.

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Motore del cambiamento è l’esuberante sindaco Christian Jott Jenny, in carica da gennaio. L’uomo proveniente da Zurigo, dal mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento, appena entrato sulla scena politica di St. Moritz si è messo immediatamente in azione per innovare e dinamizzare il comune engadinese, noto tra l’altro per aver ospitato ben due Olimpiadi invernali, nel 1928 e nel 1948.

Una delle sue prime preoccupazioni è stata quella di far partecipare attivamente anche la popolazione straniera alle decisioni politiche comunali. Secondo il disegno di revisione totale della Costituzione, attualmente in consultazioneCollegamento esterno presso la cittadinanza, anche gli stranieri con il permesso di domicilio avranno i diritti di voto e di eleggibilità. Vale a dire che potranno non solo votare, ma anche essere eletti in municipio, nel parlamento e altri organi politici comunali.

Un sindaco fuori dagli schemi

Cantante d’opera, attore satirico, artista, produttore, zurighese, classe 1978, senza partito: il sindaco di St. Moritz Christian “Jott” Jenny non ha il classico profilo politico. Residente soltanto da un paio d’anni nella celebre località engadinese, dove da un decennio organizza il “Festival da Jazz”, è stato eletto a sorpresa lo scorso ottobre, al termine di una campagna durante la quale ha messo l’accento sulla sorte dei lavoratori stranieri, spesso costretti ad abitare altrove perché St. Moritz è troppo cara, e ha posto come priorità il diritto di voto e di eleggibilità agli stranieri sul piano comunale. La sua campagna ha saputo mobilitare ed è stata pagante: la partecipazione ha raggiunto il 70% e al ballottaggio Jenny ha superato il sindaco uscente, Sigi Asprion, per soli 72 voti. Il suo obiettivo dichiarato: attirare più giovani e turisti con redditi modesti a St. Moritz e farne un “centro alpino urbanizzato”.

“Molti stranieri che risiedono a St. Moritz sono legati al paese come tutti gli altri abitanti. Eppure loro non hanno voce in capitolo. Per me era già da lungo chiaro che la situazione deve cambiare”, ha dichiarato l’indipendente Christian Jott Jenny a margine dell’assemblea pubblica, convocata nella settimana prima di Pasqua, per presentare il progetto di revisione della Costituzione comunale, che risale al 1978.

Grossa quota di stranieri, in primis italiani

La località turistica e sportiva internazionale, a 1850 metri di altitudine, è frequentata da persone provenienti da tutto il mondo. Ma il villaggio alpino non vanta solo una clientela cosmopolita sulle piste da sci e nei grandi alberghi. Anche tra la popolazione residente, la quota di stranieri è elevata: il 41%, cioè circa 2000 dei suoi 5000 abitanti. A titolo di paragone, a Zurigo è del 32%, nel capoluogo dei Grigioni, Coira, è del 18,6% e la media svizzera è del 25%.

Senza lavoratori qualificati provenienti dall’estero, St. Moritz non funzionerebbe più. Gli italiani costituiscono la più grande comunità di stranieri, seguiti dai portoghesi. Ma ci sono anche molte persone provenienti da altri Paesi che lavorano e vivono a St. Moritz.

Vi sono inoltre anche parecchi abitanti di origine straniera che si sono naturalizzati. Come Daniel Cardoso, giunto dal Portogallo 30 anni fa, e Mohamed Abou el Naga, proveniente dall’Egitto, che abbiamo incontrato all’assemblea pubblica. Benché loro stessi, avendo acquisito la cittadinanza svizzera negli ultimi anni, godano già dei diritti politici, si rallegrano del progetto di estenderli agli stranieri domiciliati.

Secondo Daniel Cardoso, dovrebbe essere normale che chi lavora, vive e paga le tasse in un luogo, abbia anche la possibilità di partecipare alle decisioni politiche. Un’opinione condivisa da Abou el Naga che lo scorso autunno si è candidato per rappresentare “Next Generation”, un gruppo non partigiano formatosi intorno a Christian Jott Jenny.

Egli avverte tuttavia che non basta estendere i diritti di voto e di eleggibilità agli stranieri, ma occorrerà anche “costruire un ponte tra il comune e gli stranieri”, con una persona che abbia il mandato di spiegare ai cittadini cosa significa avere diritti politici e come esercitarli. “Molti conoscono male i processi democratici”.

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Quasi esclusivamente nei cantoni francofoni

In Svizzera, in tre Cantoni su 26 i comuni hanno la facoltà di accordare il diritto di voto e di eleggibilità agli stranieri a livello comunale: Appenzello Esterno, Basilea Città e Grigioni.

Nei cantoni di Friburgo, Neuchâtel, Giura, Vaud e Ginevra, tutti i comuni sono obbligati ad accordare tali diritti.

Nel Giura e a Neuchâtel gli stranieri possono votare anche a livello cantonale.

A livello nazionale, finora tutte le proposte di accordare il diritto di voto agli stranieri sono state bocciate.

Voto popolare in calendario per il 2020

A St. Moritz ci vorrà almeno un altro anno prima di poter accordare i diritti politici agli stranieri domiciliati. Nell’ambito della consultazione in corso fino al 30 giugno, tutti possono commentare la bozza della nuova Costituzione. Secondo i piani delle autorità, la revisione dovrebbe essere sottoposta a votazione popolare l’anno prossimo.

L’integrazione politica degli stranieri costituisce solo una parte della revisione. L’obiettivo dell’operazione è di aumentare la partecipazione politica in generale. In tale ottica, il numero di firme necessarie per portare alle urne un’iniziativa popolare comunale viene più che dimezzato: dalle 500 attuali si passerebbe a 200.

D’altra parte, i consiglieri comunali, ossia i 17 membri del parlamento di St. Moritz, dovranno rendere pubblici i loro interessi. Esattamente come i membri del municipio capeggiati dal sindaco Jott Jenny già fanno sul sito ufficiale del Comune. Inoltre, la carica di “presidente comunale”, ossia di sindaco, sarà limitata a una durata massima di 12 anni, vale a dire tre mandati.


(Traduzione dal tedesco e adattamento: Sonia Fenazzi)

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