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E-voting tra esigenze di estensione e di sicurezza

Quasi dieci anni di prove hanno dimostrato che il voto elettronico funziona: ora occorrono perfezionamenti tecnici e volontà politica per generalizzarlo. Keystone

Uno studio rimprovera mancanza di trasparenza e vulnerabilità ai malware ai sistemi di voto online elvetici. Le autorità stanno cercando soluzioni. D'altronde la sicurezza assoluta non esiste nemmeno nei metodi tradizionali di voto, si fa notare da più parti.

Con i sistemi finora utilizzati nelle prove di e-voting in Svizzera “i cittadini non possono verificare se il proprio voto è registrato e conteggiato correttamente. Sono obbligati a fidarsi completamente delle amministrazioni e delle autorità”, dice a swissinfo.ch Eric Dubuis, professore d’informatica alla Scuola universitaria professionale bernese (BFH).

Dubuis ha codiretto uno studio commissionato dalla Cancelleria federale (CaF) sui sistemi di voto elettronico verificabili, ossia sistemi che consentono all’elettore di ritracciare tutto il percorso del proprio voto e controllare così che non vi siano state manipolazioni e sia stato debitamente conteggiato. I ricercatori della BFH hanno concepito un progetto di sistema che permetterebbe a ognuno di appurare la correttezza del processo dall’a alla zeta, senza compromettere la segretezza del voto.

Grazie a un apposito “apparecchio elettorale” autonomo con una microcamera integrata e a una carta personale di voto munita di chip, il sistema ideato dai ricercatori dell’alta scuola bernese eliminerebbe anche i rischi legati ai malware. Questi pericoli attualmente derivano dal fatto che i computer utilizzati per il voto online si trovano fuori dalla sfera di controllo delle autorità preposte agli scrutini. E non tutti i votanti hanno le conoscenze tecnologiche per accorgersi dell’intrusione nel proprio computer di programmi maligni che possono violare la segretezza del voto o alterarlo o anche annullarlo.

L’evoting funziona

Gli studiosi della BFH giudicano dunque “alquanto auspicabile” il passaggio a sistemi di seconda generazione come quello da loro progettato. La necessità di un cambiamento è del resto sottolineata anche da Zurigo – cantone pilota nelle prove di e-voting –, che l’anno scorso ha deciso di fare una pausa per rivedere il proprio sistema.

“Il voto elettronico funziona: le prove lo hanno dimostrato. Ma con il tempo si deve aggiornare e perfezionare la tecnologia”, dichiara a swissinfo.ch il segretario generale del Dipartimento della giustizia e degli interni (DGI) zurighese Christian Zünd.

In una risposta scritta a swissinfo.ch, la Cancelleria federale (CaF) indica che i sistemi utilizzati in Svizzera sono stati gradualmente attualizzati. Inoltre la CaF sta già lavorando insieme ai cantoni a sistemi di seconda generazione. All’esame c’è anche “l’introduzione della verificabilità nei sistemi attuali”.

Questa via dovrebbe essere più rapida di quella proposta dai ricercatori della BHF. Anche se Eric Dubuis ha qualche riserva. “Se si comincia a costruire un camion per il trasporto del latte e successivamente si decide che si vuole un pullman, non sarà facile trasformarlo”, commenta il professore, riconoscendo però che “effettivamente si possono apportare miglioramenti ai sistemi attuali”.

Anche una questione di costi

Tra i motivi per cui gli esperti della CaF ritengono che il sistema progettato dalla BHF sia utile come riferimento ma possa essere adottato solo a lungo termine, ci sono anche i costi elevati.

L’aspetto finanziario non frena solo la propensione per il progetto della BHF. Proprio perché un nuovo sistema significa anche sborsare somme ingenti, il cantone di Zurigo non deciderà nulla finché non sarà presentato il nuovo rapporto dell’esecutivo federale sul voto elettronico, annunciato per l’estate 2013.

“Prima di investire nel nostro sistema, vogliamo sapere chiaramente qual è la strategia della Confederazione e avere la garanzia che il governo federale vuole veramente introdurre in modo capillare l’e-voting”, precisa Christian Zünd.

Nel rapporto governativo “saranno presentate la visione per l’avvenire del progetto e le condizioni per un’estensione”, indica la Cancelleria federale. Essa conferma “l’obiettivo che una grande maggioranza degli svizzeri all’estero possa votare via internet alle prossime elezioni nazionali del 2015”.

Il rischio zero non esiste

Tuttavia il federalismo complica il cammino. La Confederazione può solo coordinare e supervisionare l’e-voting, non può obbligare ad adottarlo. Infatti “spetta ai cantoni decidere se e quando vogliono introdurre il voto elettronico”, rammenta la stessa CaF.

Un’imposizione ai cantoni che la deputata socialista zurighese Hildegard Fässler e 41 cofirmatari sollecitano in una mozione, attualmente pendente alla Camera bassa del parlamento. Il loro obiettivo è di accordare il voto online a tutti gli svizzeri all’estero entro le elezioni federali del 2015 e all’intero elettorato elvetico entro quelle del 2019.

Il governo si è detto contrario, argomentando che una costrizione “vanificherebbe la via del partenariato finora battuta” che “funziona molto bene”. L’esecutivo federale è inoltre convinto che “un’introduzione precipitosa del voto elettronico contro la volontà di uno o più cantoni farebbe più danno che bene”.

Spetterà alla Camera decidere se dar seguito o meno alla mozione. Di certo non mancheranno le voci critiche di deputati che mettono in dubbio la sicurezza dell’e-voting e che hanno inoltrato interpellanze sulla questione.

Certamente “ha un’importanza capitale procurare il massimo della sicurezza. Essa dovrebbe essere oggetto di un perfezionamento permanente. Ma non si può domandare il rischio zero: non esiste, né per il voto elettronico né per il voto per corrispondenza o all’urna”, commenta il direttore dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) Rudolf Wyder.

“Anche con il voto tradizionale alle urne a volte capitano disguidi o errori”, osserva Christian Zünd. Il segretario generale del DGI zurighese ricorda poi gli elevati rischi del voto per corrispondenza, che proprio grazie all’e-voting potrebbero essere evitati.

Le prime prove sono state effettuate nel 2003 in occasione di scrutini comunali nel canton Ginevra. Nel 2005 hanno eseguito i primi test Neuchâtel e Zurigo.

Questi tre cantoni pilota utilizzano ognuno un sistema informatico diverso, che mettono a disposizione, tramite contratti di collaborazione, degli altri cantoni.

L’elenco dei partecipanti alle prove di voto elettronico si è quindi continuamente allungato. Fino ad ora vi hanno preso parte 13 cantoni. Si avvalgono del sistema ginevrino i cantoni di Basilea Città, Berna e Lucerna. Quello zurighese è invece utilizzato dai cantoni di Friburgo, Grigioni, Soletta, Sciaffusa, San Gallo, Argovia, Turgovia.

Dal 2011 il cantone di Zurigo ha sospeso la partecipazione, per fare una pausa di riflessione.

Mentre Ginevra e Neuchâtel accordano la possibilità di votare elettronicamente anche a parte dell’elettorato residente, gli altri cantoni danno questa opportunità soltanto agli svizzeri all’estero.

Il Vallese sta pianificando delle prove per il 2013. Nel canton Vaud la questione verrà esaminata prossimamente dal parlamento.

Secondo le disposizioni attuali, la quota degli aventi diritto a votare online può corrispondere al massimo al 10% dell’elettorato svizzero e al 30% dell’elettorato cantonale.

Allo scrutinio federale dell’11 marzo scorso, uno svizzero all’estero iscritto nel canton Lucerna, che fa capo alla piattaforma di e-voting di Ginevra, ha inavvertitamente votato elettronicamente due volte con la stessa carta.

Il problema è stato immediatamente segnalato dal dispositivo d’allerta. L’errore è stato corretto rapidamente, “senza infrangere l’anonimato del votante né il segreto del voto e neppure alterare le altre schede di voto”, scrive il cantone di Ginevra sul suo sito, dove spiega il caso nei particolari. Quanto successo è stato reso noto subito pubblicamente.

Pur rilevando che il sistema concepito dalla BFH impedirebbe incidenti simili, Eric Dubuis si dice convinto che ciò non potrà ripetersi nemmeno nel sistema ginevrino, poiché sono stati adottati provvedimenti adeguati.

Le autorità ginevrine sottolineano che è il primo disguido con il voto elettronico “in dieci anni di utilizzazione, 21 votazioni e quattro elezioni amministrative. Ciò e nettamente inferiore al numero di incidenti rilevati sullo stesso arco di tempo nei voti cartacei”.

Il direttore dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) Rudolf Wyder giudica persino “un successo” questo caso, considerato che il problema è stato subito scoperto e risolto senza danno alcuno.

L’e-voting è una delle grandi priorità dell’OSE, che ha lanciato una petizione online. Le firme sono sempre più numerose, si rallegra Rudolf Wyder, per il quale “è la prova, se ancora ve ne fosse bisogno, che gli svizzeri all’estero hanno bisogno del voto elettronico”.

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