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La Svizzera, un banco di prova per il populismo europeo?

In Svizzera il populismo prospera, ma in modo controllato

SVP mascot
La faccia sorridente del populismo? Una mascotte dell'Unione democratica di centro. © Keystone / Peter Klaunzer

Cosa significa la crescita del populismo per il futuro della democrazia? In Svizzera gli ideali populisti e democratici sembrano camminare mano nella mano.

Se ci si basa sui vari indicatori attraverso i quali ‘misurare’ il populismo, la Svizzera è uno dei paesi più populisti d’Europa. L’Unione democratica di centro (UDC, che a dispetto del nome incarna la destra conservatrice o, secondo alcuni, l’estrema destra) è il partito di maggioranza relativa, il sentimento anti-élite è forte e il sistema di democrazia diretta può portare a qualche scoppio di rabbia.

La Svizzera è però anche un modello di stabilità politica, di prosperità economica, di elevata qualità della vita, di multiculturalismo (un abitante su quattro è straniero) e più generalmente gode di una buona salute democratica.

Un paradosso?

A chi guarda alla Svizzera dall’esterno potrebbe sembrare un paradosso. Il “populismo alpino” in Svizzera ha però delle particolarità che lo contraddistinguono dalle versioni che si stanno diffondendo in tutta Europa.

Il primo aspetto è di carattere temporale. Claude Longchamp, analista politico del gruppo di ricerca GfS Bern e che scrive regolarmente su swissinfo.ch, ritiene che la Svizzera abbia superato la china di quell’onda populista che sta attualmente dilagando in paesi come Francia, Italia, Austria, Ungheria e Polonia.

“Abbiamo già avuto queste discussioni”, spiega. “Qui il populismo non è in crescita come in altri paesi in cui, dopo l’elezione di Donald Trump nel 2016, si è assistito alla progressione di un nuovo tipo di populismo che vuole essere al centro della scena politica”.

“Qui il populismo non è in crescita come in altri paesi in cui, dopo l’elezione di Donald Trump nel 2016, si è assistito alla progressione di un nuovo tipo di populismo che vuole essere al centro della scena politica”
Claude Longchamp, politologo

Alti e bassi

In Svizzera, il picco si è avuto verso il 2007, quando il leader dell’Unione democratica di centro Christoph Blocher era membro del Governo e ha fomentato delle spinte che hanno poi portato al voto per espellere i criminali stranieri nel 2010. Un altro apice lo si è raggiunto tra il 2013 e il 2015, quando le ricadute provocate dalla crisi finanziaria nei paesi dell’eurozona hanno spinto una parte dell’elettorato svizzero, più rivolto verso l’interno, a frenare l’immigrazione dall’UE.

Da allora, prosegue Longchamp, l’influenza dell’UDC e delle sue vedute populiste ha però registrato un certo ristagno. I risultati delle elezioni comunali e cantonali e diverse sconfitte alle urne hanno visto indietreggiare il partito. I sondaggi per le prossime elezioni federali di ottobre prevedono un’avanzata degli ambientalisti e un calo per l’UDC.

Perché vi è questo scalino temporale tra la Svizzera e il resto dell’Europa? Per Claude Longchamp, ciò è in parte dovuto a ragioni cicliche: picchi e perdite di consensi sono parte integrante delle democrazie, in cui la stabilità dipende dalla capacità del sistema di soddisfare un numero sufficiente di persone al fine di evitare alternative estreme.

In quest’ottica, mentre l’Europa sprofondava a capofitto in seguito alla crisi finanziaria del 2007, la Svizzera si trovava già sulla cresta dell’onda populista. Un decennio più tardi, mentre le democrazie dell’UE vedono giungere a maturità i frutti politici della stagnazione e della scarsità di prospettive, l’economia svizzera viaggia a gonfie vele.

Contro-narrativa

Ma non è tutto. Più di recente, lo sviluppo di un movimento progressista – nato in reazione a questa progressione populista – ha contribuito a dar vita a una contro-narrativa politica del discorso straordinariamente efficace dell’UDC.

Ad esempio, l’Operazione Libero, che recentemente il quotidiano britannico The GuardianCollegamento esterno ha presentato come un movimento capace di “battere il populismo”. Questo gruppo, urbano e liberale, negli ultimi quattro anni si è dato molto da fare per lottare contro diverse iniziative di destra.

Utilizzando una strategia molto dinamica e cambiando totalmente il dispositivo narrativo, hanno vinto tutte le loro battaglie – compreso un altro tentativo per rafforzare le misure sull’espulsione dei criminali stranieri. Ora stanno sostenendo alcuni candidati in vista delle elezioni federali di ottobre.

A giocare un ruolo vi è probabilmente anche la mobilitazione dei giovani per il clima (che alcuni leader dell’UDC hanno etichettato come una “moda”) e un ulteriore slittamento a sinistra delle città, soprattutto dei grandi centri urbani. Fattori che hanno probabilmente contribuito a frenare i nazional-conservatori.

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Membri dell’Operazione Libero in campagna per promuovere il matrimonio per tutti. Keystone / Peter Schneider

Il ruolo della democrazia diretta

Ovviamente ciò non significa che queste tendenze appartengano ormai al passato. Secondo una ricercaCollegamento esterno del 2016, in Svizzera continuano ad esserci “condizioni favorevoli alla crescita del populismo”, tra cui una geografia sociale tradizionalmente conservatrice e isolazionista e un sistema mediatico la cui proprietà è concentrata nelle mani di pochi.

Vi è poi il sistema di democrazia diretta, molto amato dai populisti (Marine Le Pen in Francia ne ha tessuto le lodi) poiché lo ritengono uno strumento importante per togliere il potere alle élite e darlo nelle mani dell’onnipotente “popolo”.

Ma forse, sul lungo termine questo strumento contribuisce anche a ridurre il successo populista.

In un sistema che permette di mettere in discussione le leggi esistenti (se si raccolgono 50’000 firme) e di proporne di nuove (100’000 firme), le questioni politiche “salgono in superficie più velocemente, più chiaramente, e devono essere risolte”, spiega Claude Longchamp; questo aiuta a evitare che le lamentele siano represse troppo a lungo, trasformandosi in una sorta di pentola a pressione. Allo stesso modo, la possibilità di votare più frequentemente (anche se i tassi di affluenza sono bassi) dà l’impressione di avere voce in capitolo, ciò che ravviva, ma nello stesso tempo modera, le esigenze populiste.

“In Svizzera non vi sarà mai una rivoluzione”
Tamara Funiciello, Gioventù socialista

L’importanza della concordanza

Il sistema di concordanza su cui si basa il Governo svizzero, che garantisce ai partiti più importanti un seggio nell’esecutivo, svolge pure un ruolo importante, annota Laurent Bernhard, professore all’Università di Losanna. L’UDC è “cooptata” nel sistema e il risultato è che diventa più moderata e pragmatica.

In Svizzera l’UDC fa così parte a pieno titolo dell'”arredamento” politico e non viene ostracizzata come ad esempio il Front National in Francia, che per anni e ancora oggi non è stato considerato un attore politico legittimo.

Infine, proprio perché il sistema svizzero è basato su questo modello consensuale, non è possibile che un gruppo – populista o meno – riesca a concentrare nelle sue mani così tanto potere da riuscire a realizzare una svolta radicale.

Per questo è molto improbabile che a destra si imponga un tipo di movimento che punta a una democrazia illiberale autoritaria, come accade ad esempio in Ungheria. Mentre a sinistra gli appelli per un totale cambio di paradigma economica e al ritorno della lotta di classe restano molto minoritari. La presidente dei Giovani socialisti Tamara Funiciello, che si definisce una populista, afferma del resto che “in Svizzera non vi sarà mai una rivoluzione”.

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Tamara Funiciello, presidente della Gioventù socialista, si definisce lei stessa una populista. © Keystone / Gian Ehrenzeller

Più rumore che sostanza?

Per Tamara Funiciello, in un sistema come quello svizzero il populismo è più che altro un esercizio di comunicazione: un modo per catturare l’attenzione dei media e diffondere un messaggio semplificato, che nella sostanza può essere più o meno populista.

I Giovani socialisti hanno adottato come modello lo stile di comunicazione dell’UDC, dopo aver constatato la sua efficacia nell’ultimo decennio. Anche i membri di Operazione Libero sono dei comunicatori esperti quando si tratta di attirare l’attenzione dei media e, stando a una ricercaCollegamento esterno, pure i Verdi, che attualmente hanno il vento in poppa, non esitano a cavalcare un discorso populista.

Claude Longchamp ritiene importante monitorare questo “populismo retorico”, che descrive come una banalizzazione del discorso, una campagna elettorale negativa e votata all’attacco, destinata ad accaparrarsi l’attenzione dei media a tutti i costi.

Per quanto concerne l’UDC, Claude Longchamp è meno propenso di altri a bollarlo come vero e proprio partito populista. Certo, il partito mostra diverse sfaccettature del populismo, ma meno di altre varianti che esistono in Europa e che a volte hanno la loro origine in partiti con un trascorso fascista. “L’Unione democratica di centro – conclude Longchamp – non è mai stata un gruppo di estrema destra”. 

Traduzione di Daniele Mariani

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