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Il sistema politico svizzero

Democrazia diretta

Uomo inserisce una scheda nell urna di un locale elettorale.
Keystone/Urs Flüeler

Il sistema politico svizzero è caratterizzato da un alto grado di partecipazione delle cittadine e dei cittadini. Più di metà delle votazioni popolari nazionali organizzate finora nel mondo si sono tenute in Svizzera.

Il popolo svizzero partecipa alle decisioni politiche come in nessun altro Paese: in genere, è chiamato alle urne quattro volte l’anno per esprimersi, in media, su una quindicina di temi di portata federale (in queste stesse votazioni popolari è talvolta chiamato a pronunciarsi anche su oggetti cantonali o comunali, mentre le elezioni per il rinnovo dei poteri sono appuntamenti distinti).

Tra il 1900 e il 2020, cittadine e cittadini svizzere/i hanno preso parte a 621 votazioni popolari a livello nazionale, ciò che equivale a oltre metà degli scrutini mai organizzati al mondo.

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Votare non è obbligatorio in Svizzera, fatta eccezione per il canton Sciaffusa (dove le multe per chi contravviene sono tuttavia molto leggere). Il tasso di partecipazione alle votazioni federali, negli ultimi 10-15 anni, è stato in media del 45%.

La Svizzera è in realtà una combinazione tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Il popolo elegge i membri dell’Assemblea federale (parlamento), che eleggono a loro volta il Consiglio federale (governo) ed emanano le leggi. Ma le cittadine e i cittadini hanno diversi strumenti per intervenire nel processo legislativo.

Referendum obbligatorio

Il referendum costituzionale obbligatorio esiste dalla creazione dello Stato federale nel 1848. Prevede che alcuni atti approvati dal Parlamento siano sottoposti d’ufficio al voto popolare, ovvero:

-le modifiche della Costituzione,

-l’adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva o comunità sovrannazionali,

-le leggi federali dichiarate urgenti ma prive di base costituzionale e con durata di validità superiore a un anno.

Per essere accolto, l’oggetto in votazione dev’essere approvato dalla maggioranza dei votanti e, al contempo, nella maggior parte dei Cantoni.

Tra il 1848 e il 2021, 240 atti sono stati sottoposti a referendum obbligatorio e 174 di essi approvati (72%).

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Referendum facoltativo

Dal 1874, è possibile lanciare un referendum contro le legge e i decreti federali approvati dal Parlamento.

Se si raccolgono le firme di 50’000 aventi diritto di voto nei 100 giorni successivi alla pubblicazione ufficiale dell’atto, la decisione è rimessa a una votazione popolare. Il referendum facoltativo si tiene anche quando è richiesto da almeno otto cantoni.

Dall’entrata in vigore del referendum facoltativo, circa il 6% delle decisioni del Parlamento sono passate al vaglio del voto popolare. Tra il 1874 e il 2021, svizzere e svizzeri si sono pronunciate/i su 200 oggetti cui è stato opposto il referendum facoltativo e 116 di essi sono stati approvati (58%).

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L’esistenza di un referendum facoltativo condiziona le decisioni parlamentari. Deputate e deputati cercano da subito il miglior compromesso per evitare il confronto con le urne: una bocciatura in votazione popolare, infatti, non significa che il progetto è affossato, ma che Governo e Parlamento devono rimettersi al lavoro per trovare una soluzione più accettabile.

Iniziativa popolare

Lo strumento dell’iniziativa popolare risale alla fondazione dello Stato federale ed è uno dei pilastri della democrazia diretta svizzera. Consente al popolo di proporre una revisione totale o parziale della Costituzione.

Gli iniziativisti hanno 18 mesi di tempo dal deposito del testo alla Cancelleria federale per raccogliere le firme di 100’000 aventi diritto. In caso di riuscita, l’iniziativa passa al vaglio di Consiglio federale e Parlamento e approda infine a una votazione popolare.

Nel caso fosse accolta una revisione totale della Costituzione, è che previsto che si tengano elezioni straordinarie per il rinnovo dei poteri federali e che i nuovi Governo e Parlamento elaborino un progetto di Costituzione, da sottoporre al verdetto popolare. L’unica iniziativa di questo tipo è però stata respinta da oltre il 70% dei votanti nel 1935.

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Se l’iniziativa popolare mira invece a una revisione parziale (modifica) della Costituzione, il Parlamento ne dichiara dapprima la validità o meno: il testo deve rispettare il principio dell’unità della forma e della materia nonché le “disposizioni cogenti del diritto internazionale”. Il Consiglio federale o una delle due Camere hanno in seguito la possibilità di elaborare un disegno di modifica costituzionale alternativo, che prende il nome di:

-controprogetto diretto, se è destinato a sfidare direttamente l’iniziativa; le/i votanti potranno approvare o respingere iniziativa e controprogetto indipendentemente l’una dall’altro, ma sulla scheda figurerà anche una domanda sussidiaria per indicare quale dei due testi debba entrare in vigore, qualora per entrambi prevalesse il ‘sì’.

-controprogetto indiretto, se è strettamente legato all’iniziativa ma non le si oppone; si tratta, spesso, di un progetto di legge che risponde parzialmente alle preoccupazioni del comitato di iniziativa; il Parlamento può decidere che esso entri in vigore in ogni caso, oppure solo qualora l’iniziativa fosse bocciata alle urne o ritirata dal comitato promotore.

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Se l’iniziativa è formulata sotto forma di proposta generica, il Parlamento può approvarla ed elaborare un progetto di modifica parziale della Costituzione da sottoporre al voto, rispettivamente respingerla e rimetterla così com’è al verdetto delle urne. Le iniziative generiche sono però rare: prevalgono quelle sotto forma di testo già elaborato.

Un’iniziativa popolare può essere ritirata dal comitato di iniziativa fino al giorno in cui il Consiglio federale fissa la data della votazione popolare. Quest’ultima deve tenersi entro dieci mesi dalla decisione dell’Assemblea federale.

Per essere accolta, l’iniziativa deve essere approvata dalla maggioranza dei votanti e, al contempo, nella maggior parte dei Cantoni. In caso di ‘sì’, tocca poi al Parlamento elaborare una legge d’applicazione.

Dall’introduzione di questo strumento, sono state messe in votazione 226 iniziative popolari (dato di fine 2021). Soltanto 24 sono state accolte (10%). Il testo che ha ottenuto maggiori consensi è quello che chiedeva di rendere festivo in tutto il Paese il 1° agosto (Festa nazionale), accettato dall’83% dei votanti nel 1993.

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