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Dei delitti e delle espulsioni degli stranieri

Già oggi la legge consente l'espulsione di stranieri condannati per determinati reati Keystone

Espellere sistematicamente gli stranieri condannati per determinati reati? Fissare precisi criteri di espulsione, subordinandoli al rispetto della Costituzione e del diritto internazionale? L'elettorato il 28 novembre deciderà se adottare una di queste varianti o mantenere lo statu quo.

Il tema della cosiddetta criminalità importata s’inserisce nel solco del dibattito sulla politica degli stranieri e dell’asilo, che da anni tiene banco in Svizzera e divide l’opinione pubblica. La controversia oppone i propugnatori di una “tolleranza zero” con chi abusa in questi settori, ai difensori della tradizione umanitaria elvetica e del rispetto dei diritti fondamentali.

La pubblicazione di statistiche sull’esecuzione delle pene privative della libertà, da cui emergeva un forte aumento della proporzione di stranieri, fra il 1985 e il 2005, ha ulteriormente infiammato gli animi.

Espulsioni sistematiche

La diatriba è così sfociata nell’iniziativa popolare “Per l’espulsione di stranieri che commettono reati” (“Iniziativa espulsione”), lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) nel 2007, durante la campagna per le elezioni federali.

Il testo costituzionale prevede di revocare il diritto di soggiorno in Svizzera agli stranieri che hanno commesso determinati reati. Questi vanno dalla violenza carnale, alla rapina, dalla tratta di esseri umani al traffico di stupefacenti, passando per gli abusi nelle prestazioni sociali.

Qualsiasi straniero con una condanna passata in giudicato per uno dei reati elencati nel testo dovrebbe essere espulso, indipendentemente dal suo tipo di permesso di soggiorno. Il bando dal territorio elvetico andrebbe dai 5 ai 15 anni. In caso di recidiva sarebbe di 20 anni.

L’iniziativa è stata firmata da oltre 210mila aventi diritto di voto, ossia più del doppio del numero necessario per la sua riuscita. Quella forte adesione ha poi influito sulle decisioni del governo e della maggioranza parlamentare di opporle un controprogetto.

Contrariamente alla sinistra rosso-verde, che ha chiesto invano d’invalidare l’iniziativa, il governo e la maggioranza del parlamento hanno giudicato che il testo non viola il diritto internazionale pubblico cogente. Dunque soddisfa le condizioni per essere sottoposto al voto popolare.

Tuttavia, anche l’esecutivo e i parlamentari dei partiti borghesi hanno considerato che, se fosse accettato, porrebbe problemi di applicazione. Hanno rilevato che entrerebbe in conflitto con alcuni principi costituzionali e con certe disposizioni di convenzioni, accordi e trattati internazionali ratificati dalla Svizzera.

In particolare, il testo sarebbe contrario a garanzie dello Stato di diritto ancorate nella Costituzione federale, quali la tutela della sfera privata e familiare e il principio della proporzionalità della pena rispetto al reato commesso. L’iniziativa infrangerebbe pure disposizioni della Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali e dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone con l’Unione europea.

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Iniziativa popolare

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Espulsioni nelle norme costituzionali e internazionali

Perciò, in parlamento, nessun partito al di fuori del Gruppo UDC ha appoggiato l’iniziativa. Ma i rappresentanti dei partiti liberale radicale (PLR) e popolare democratico (PPD), preoccupati di soddisfare le rivendicazioni popolari, da una parte, e di rispettare il diritto, dall’altra, hanno deciso di elaborare un controprogetto diretto all’iniziativa.

Così, il “Decreto federale concernente l’espulsione e l’allontanamento, nel rispetto della Costituzione federale, degli stranieri che commettono reati” fissa i criteri che comportano la revoca del permesso di soggiorno in Svizzera agli stranieri. Subordina però esplicitamente le espulsioni al rispetto “dei diritti fondamentali e dei principi basilari della Costituzione federale e del diritto internazionale, in particolare del principio della proporzionalità”.

Il controprogetto, inoltre, iscrive nella Costituzione la promozione dell’integrazione, tesa alla coesione fra popolazione svizzera e straniera. Il nuovo articolo costituzionale impone a Confederazione, Cantoni e Comuni l’obbligo di tener conto delle esigenze dell’integrazione nell’adempimento dei rispettivi compiti e precisa che devono essere effettuate verifiche periodiche.

Socialisti divisi, Verdi compatti contro le due varianti

L’introduzione dell’articolo sull’integrazione ha consentito di ottenere, in parlamento, l’adesione di gran parte dei socialisti e dunque i numeri necessari per far superare al controprogetto l’esame in entrambe le Camere.

A una forte minoranza di parlamentari socialisti, però, l’articolo sull’integrazione non basta. Come i Verdi, anche quei socialisti che hanno bocciato il controprogetto, lo hanno definito una sorta di “copia” dell’iniziativa popolare dell’UDC. A loro avviso, la legge vigente, che già consente l’espulsione dalla Svizzera di stranieri che commettono reati gravi, è sufficiente.

Fra i rimproveri che gli oppositori socialisti ed ecologisti hanno mosso al controprogetto, c’è il fatto che non tiene conto dei legami che ha con la Svizzera chi è condannato per un reato per cui è prevista l’espulsione: per esempio, uno straniero residente nella Confederazione da sei mesi sarebbe trattato alla stessa stregua di uno che vi è nato.

Inoltre, benché per i reati economici il controprogetto precisi la pena minima cui gli stranieri dovrebbero essere condannati per essere espulsi, gli oppositori di sinistra ritengono che anch’esso – come l’iniziativa – non rispetti il principio della proporzionalità. A loro giudizio, per esempio, un truffatore non può essere messo sullo stesso piano di un assassino.

C’è anche chi, come il deputato Verde ginevrino Antonio Hodgers, ha espresso dubbi sull’opportunità di associare l’articolo sull’integrazione al tema delle espulsione. Ciò potrebbe far credere che chi non è integrato è un criminale.

Per l’UDC, l’unica soluzione è l’iniziativa

Per motivi diametralmente diversi, il controprogetto è combattuto anche dall’UDC. I democentristi sostengono che non cambierebbe nulla rispetto alla situazione attuale, perché la clausola che condiziona le espulsioni al rispetto dei principi basilari della Costituzione e del diritto internazionale aprirebbe le porte alla libera interpretazione delle autorità giudiziarie. Con la sua iniziativa, invece, l’UDC vuole fissare precisamente i reati che comportano l’obbligo di decretare l’espulsione, “senza se e ma”.

I democentristi sono pure contrari all’articolo sull’integrazione. A loro parere, causerebbe costi enormi. sarebbe inutile e contraria al sistema federalista della Svizzera. Per l’UDC, c’è una sola regola: gli stranieri che vogliono vivere in Svizzera, devono rispettarne le leggi.

Governo e parlamento raccomandano all’elettorato di approvare il controprogetto e di respingere l’iniziativa il prossimo 28 novembre. Una raccomandazione adottata dalla Camera del popolo con 92 voti contro 82 e 19 astensioni e da quella dei Cantoni con 26 voti contro 5 e 10 astensioni.

Il 28 novembre si saprà cosa ne pensa l’elettorato.

Sia per l’iniziativa sia per il controprogetto, le espulsioni riguarderebbero gli stranieri condannati con sentenza passata in giudicato.

L’iniziativa prevede l’espulsione per:
omicidio intenzionale, violenza carnale o un altro grave reato sessuale, un reato violento quale ad esempio la rapina, per tratta di esseri umani, traffico di stupefacenti o effrazione; o che hanno percepito abusivamente prestazioni delle assicurazioni sociali o dell’aiuto sociale. Il legislatore avrebbe la facoltà di aggiungervi altre fattispecie. La durata del divieto di entrare in Svizzera per le persone espulse sarebbe fissata dall’autorità competente e varierebbe tra i 5 e i 15 anni. In caso di recidiva, la durata del divieto d’entrata sarebbe di 20 anni.

Il controprogetto prevede l’espulsione per:
assassinio, omicidio, stupro, lesioni corporali gravi, rapina qualificata, presa d’ostaggio, tratta di esseri umani qualificata e infrazione grave alla legge sugli stupefacenti, o altri reati sanzionati con una pena privativa della libertà di almeno un anno, come pure una pena privativa della libertà di almeno 18 mesi per truffa o altre infrazioni legate alle assicurazioni sociali, all’aiuto sociale o a contributi di diritto pubblico, come anche per una truffa economica. Porterebbero inoltre all’espulsione altre infrazioni a una pena privativa della libertà di almeno due anni o a diverse pene pecuniarie che nello spazio di 10 anni sommano almeno 720 aliquote giornaliere.
Questo testo precisa che l’espulsione è decretata nel rispetto dei diritti fondamentali e dei principi di base della Costituzionale e del diritto internazionale.

Nello scrutinio del 28 novembre sull’iniziativa espulsione e il suo controprogetto, i votanti possono dire:
sì a uno dei due testi e no all’altro, oppure sì ad entrambi, o ancora no ad ambedue.

In una domanda sussidiaria, ai votanti è chiesto di scegliere quale testo deve entrare in vigore, nel caso in cui tutti e due fossero approvati.

Trattandosi di modifiche costituzionali, sia l’iniziativa sia il controprogetto, per essere approvati, necessitano della doppia maggioranza del popolo e dei cantoni.

Secondo i calcoli dell’Ufficio federale della migrazione (UFM), con le disposizioni vigenti, in media ogni anno sono espulsi dalla Svizzera 350-400 stranieri che hanno commesso reato. Se il 28 novembre fosse accettata l’Iniziativa espulsione, stima che il loro numero salirebbe a circa 1’500, se fosse accettato il controprogetto passerebbe invece a 750-800. Nella nota pubblicata l’11 ottobre, l’UFM precisa che “entrambe le stime tengono conto solo approssimativamente dell’abuso dell’aiuto sociale e delle assicurazioni sociali”.

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