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Kenya, la Corte suprema invalida le presidenziali

Colpo di scena in Kenya a poco meno di un mese dalle elezioni dell'8 agosto. La Corte suprema nazionale ha annullato la vittoria del presidente uscente Uhuru Kenyatta e del suo partito a causa di "irregolarità" e ha stabilito che entro 60 giorni il paese dovrà tornare alle urne.

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Si tratta di una decisione storica non solo per il Kenya ma per l’intera Africa orientale dove mai, finora, erano state annullate votazioni per l’elezione del parlamento e del capo di Stato. La decisione della Corte suprema è stata presa in seguito al ricorso presentato dall’opposizione e dal suo candidato Raila Odinga che, dopo aver in un primo tempo accettato la sconfitta, ha successivamente deciso che “c’erano prove di brogli” e che quindi si poteva tentare di far invalidare il voto e tornare alle urne.

Odinga era stato sconfitto anche nel 2013 e anche allora aveva fatto ricorso alla Corte suprema, senza però ottenere soddisfazione. Quest’anno invece, in gran parte dei seggi è stato usato per la prima volta il voto elettronico e, secondo l’Alta Corte, la Commissione elettorale non ha vigilato in modo adeguato e “vi sono state irregolarità nella trasmissione dei risultati”. Da ciò, l’annullamento e la riconvocazione delle elezioni.

Il Kenya oggi, secondo numerosi osservatori, appare sotto shock. Soprattutto quella parte del paese che auspica una stabilità a lungo termine per realizzare le molte promesse di una crescita economica già consistente ma che finora non ha demolito tre piaghe storiche: le divisioni interetniche, la corruzione e la povertà che colpisce le fasce più deboli con malattie, analfabetismo, malnutrizione.

I due leader del paese, entrambi provenienti da famiglie storicamente all’origine dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, hanno reagito in maniera opposta alla decisione della Corte suprema. “È una decisione storica per il Kenya e per il popolo del continente africano – ha dichiarato Odinga, 72 anni, che vede resuscitate le sue aspirazioni a diventare presidente -. È una prima volta nella storia dell’Africa e dimostra che è in corso una vera e propria democratizzazione”. L’8 agosto gli erano stati attribuiti il 44,81% dei suffragi contro il 54,31% al capo di Stato uscente.

Dal canto suo Kenyatta, 56 anni, ha definito i giudici della Corte suprema “truffatori” mentre i suoi avvocati hanno parlato di “decisione politica” che comunque “non cambierà la situazione”. “Torneremo alle urne con lo stesso programma – ha detto Kenyatta – Abbiamo avuto un milione e 400’000 voti in più. Vinceremo comunque”, anche tra due mesi.

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