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L’Italia ha bisogno di un miracolo

L'Italia saprà trovare le note giuste per migliorare lo stato delle finanze pubbliche? Keystone

Negli anni Novanta, l’Italia era riuscita a ridurre significativamente il suo debito pubblico. Questo scenario può essere riprodotto? Lo storico dell’economia Tobias Straumann ne dubita.

Da ormai più di due anni il debito italiano supera la soglia del 130 percento del prodotto interno lordo. Tutti sanno che questa quota è troppo elevata. L’Italia dovrebbe perciò presto cominciare a ridurre il debito, poiché in questo momento la congiuntura è positiva e gli interessi sono molto bassi.

Questo contributo è stato pubblicato sul blog “Never Mind the MarketsCollegamento esterno” del giornale Tages-Anzeiger e tradotto dal tedesco.

Ma l’Italia è in grado di farlo? La situazione di stallo politico che regna a Roma sembra scoraggiante. Tuttavia ci sono dei motivi di speranza. Negli anni Novanta, l’Italia è infatti già riuscita a ridurre il suo debito in maniera significativa. Nel 1994 il peso del debito era praticamente identico a quello attuale. Dieci anni dopo era del 100% del PIL. Era avvenuta una sorta di miracolo italiano.

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Come è stato possibile giungere a un simile successo?

Tobias Straumann è storico dell’economia, specializzato nella storia della finanze e delle valute. Insegna alle università di Basilea e Zurigo. Keystone

La ragione principale è da ricondurre alla situazione di emergenza che prevaleva all’inizio degli anni Novanta: recessione, disavanzi elevati e una crisi valutaria. Nel grafico si può vedere come tra il 1991 e il 1994 il debito è esploso. Ciò ha accentuato la disponibilità ad intraprendere sforzi straordinari.

In secondo luogo, vi erano i vincoli imposti dal Trattato di Maastricht. L’Italia sapeva che senza una riduzione del debito sarebbe stato impossibile aderire all’Unione monetaria. Il debito del 100 percento del PIL era ancora ben al di sopra dei requisiti imposti dal trattato ed è chiaro che gli italiani hanno utilizzato dei trucchi a breve termine per presentare una situazione migliore di quella che in realtà era. Tuttavia sono stati adottati veri provvedimenti di ristrutturazione, sia nel bilancio ordinario, sia nelle assicurazioni sociali.

Infine, la svalutazione ha temporaneamente sostenuto la congiuntura, in modo da smorzare l’effetto negativo delle misure di risparmio e dell’aumento delle tasse.

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È possibile ripetere quanto avvenuto negli anni Novanta?

Per quanto riguarda la crisi come condizione preliminare per le riforme, è senz’altro possibile. Tuttavia, potrebbe volerci ancora molto tempo prima che i tassi di interesse tornino a salire. Non vi è perciò una pressione immediata come all’inizio degli anni Novanta.

E per quanto concerne il secondo e il terzo fattore, una ripetizione è improbabile. Certo, vi è il patto fiscale, ma chi fa già parte dell’Unione monetaria ha poco da temere. Inoltre a corto termine una svalutazione della moneta non è possibile come nella prima metà degli anni Novanta. A tutto ciò si aggiungono le banche in difficoltà.

Quindi è improbabile che assisteremo presto a una ripetizione del miracolo italiano. Vi è un solo scenario realistico: la continuazione della politica di tassi d’interesse bassi della Banca centrale europea.

Traduzione di Daniele Mariani

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