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Davos, la Svizzera ben piazzata nella corsa alla decarbonizzazione

Albert Rösti
Dal petrolio all'idrogeno verde, la lunga marcia di Albert Rösti. © Keystone/peter Schneider

Al WEF il consigliere federale Albert Rösti elogia la ricerca e le imprese elvetica attive nel settore delle tecnologie ambientali. Apertura sul nucleare.

Il neo ministro dell’ambiente è dell’avviso che “dobbiamo fare di più in favore della decarbonizzazione ma la Svizzera, in quanto piccolo Paese, non può risolvere il problema da sola.

Il consigliere federale Udc, vicino in passato all’industria petrolifera, ritiene però che la Confederazione possa “dare un grande contributo estendendo le tecnologie svizzere – in particolare quelle legate all’idrogeno verde – a tutto il mondo”. Proprio su questa fonte il politico bernese ha fondato un gruppo parlamentare.

Prima bisogna incrementare la produzione di elettricità

Progressi sono attesi nel prossimo futuro dai miglioramenti nelle batterie, nelle reti elettriche intelligenti e nel fotovoltaico, ha proseguito Albert Rösti, secondo cui bisogna però concentrarsi preliminarmente sull’incremento della produzione di energia elettrica, dato che la decarbonizzazione, secondo lui, seguirà. E in questo contesto il nucleare potrà, a detta del ministro, avere un ruolo.

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Sul tema il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), Fatih Birol, ha affermato che “l’energia è un ottimo settore su cui lavorare” e ha annunciato che la valutazione della Svizzera, con annesse raccomandazioni per le autorità e le aziende, da parte della sua organizzazione sarà pubblicata entro l’estate.

La “corsa” tra le grandi potenze per accaparrarsi il mercato globale dell’energia verde è già iniziata e i governi, ha precisato, sono chiamati a pianificare le loro politiche industriali. Dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Cina ai Paesi europei, tutti sono in gioco e “la Svizzera ha molte aziende altamente tecnologiche.

I nodi giungono al pettine

Sempre in tema di riscaldamento globale il capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC), ha incontrato a Davos la nuova ministra dell’ambiente brasiliana Marina Silva, chiamata a rifondare la politica climatica nel suo Paese dopo i controversi interventi in materia dell’ex presidente Jair Bolsonaro.

Sullo sfondo, in ottica di politica interna, c’è il voto popolare in giugno sul testo elaborato dalle Camere federali a margine dell’iniziava per i ghiacciai (che è stata ritirata dai promotori) che vede proprio il partito di Rösti (UDC) opporsi al pacchetto di misure in favore dell’ambiente (sostituzione dei riscaldamenti alimentati da fonti fossili, ristrutturazione energetica degli edifici e investimenti sul solare).

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