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Daniel Libeskind, l’arte di reinventare

Daniel Libeskind, l'ideatore di Westside Keystone

Centro commerciale, spazio benessere, cinema multisala. Residenza per anziani, albergo, stazione suburbana e nuova porta cittadina: è il Westside di Berna. Intervista al suo architetto.

Con il centro storico dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, Berna avrebbe anche potuto non avere altre ambizioni in campo urbanistico e architettonico.

E invece, dopo le sinuose curve del Museo Klee situato al confine orientale della città (architetto: Renzo Piano), ecco arrivare sul lato opposto le linee e gli angoli del centro Westside, inaugurato l’otto ottobre e firmato da Daniel Libeskind.

swissinfo: Com’è nato il progetto? Dalla mente o dalla matita?

Daniel Libeskind: Avevo in testa il film The big store (Il bazar delle follie, ndt.) dei fratelli Marx. Poi mi sono messo a schizzare diverse cose: la città di Berna, il luogo destinato al centro, gli acquisti avventurosi dei fratelli Marx.

swissinfo: Vuol dire che aveva visto Berna e la parcella su cui sarebbe sorto Westside prima di progettarlo?

D. L.: Sì, sono stato spesso a Berna. È una città che amo per le sue bellezze architettoniche. Il centro storico è un’attrazione per ogni architetto.

Conoscevo bene anche il paesaggio che circonda il centro. L’ho disegnato più volte.

swissinfo: I lavori di costruzione del complesso Westside sono terminati. Il risultato corrisponde a quello che si era immaginato?

D. L.: Sì. L’edificio è parte di un processo dinamico, si è sviluppato col tempo, ma si avvicina molto alla mia idea originale.

swissinfo: Ha avuto la libertà che desiderava o ha dovuto piegarsi a considerazioni economiche?

D. L.: Ho lavorato gomito a gomito con i committenti. Volevano un edificio dalle linee audaci e non la ripetizione di cose già viste. C’era la volontà di costruire qualcosa di nuovo e questo ha reso il lavoro interessante.

swissinfo: Il centro ha tante facce, basta guardarlo da angolazioni diverse per rendersene conto. Qual è la sua preferita?

D. L.: Penso che Westside rappresenti il nucleo di uno sviluppo urbano che va oltre il mio contributo. Qui accanto si costruiscono nuove abitazioni e in zona sono arrivati nuovi collegamenti dei trasporti pubblici. Questo è decisamente molto di più di un edificio costruito sopra un’autostrada.

swissinfo: Westside è situato in quella che fino ad ora era considerata la zona meno bella della città, una zona periferica e senza volto. Che ruolo ha avuto la scelta di questo sito?

D. L.: Un ruolo molto importante. Ho osservato gli edifici a forma di scatola e senza pretese che si vedono lungo l’autostrada e ho detto: questa non è la via giusta. La via giusta è quella di utilizzare in modo positivo l’autostrada e creare qualcosa di compatto, evitando un conglomerato senza struttura.

Westside vuole essere un’attrazione, un luogo in cui ci si ferma e si contribuisce alla vita sociale, non solo a quella economica.

swissinfo: Quale è stata é l’importanza del suo ufficio di Zurigo, e concretamente di Barbara Holzer, responsabile della realizzazione architettonica globale del progetto?

D. L.: Ha avuto un ruolo fondamentale. Basta osservare i dettagli dell’opera: nulla proviene da un manuale, non ci sono elementi preconfezionati. Tutto è stato concepito ex novo.

Barbara Holzer e il suo team hanno trascorso innumerevoli notti insonni per individuare le soluzioni concrete.

swissinfo: Ma il capo era lei?

D. L.: Certo, il capo ero io! (ride)

swissinfo: Il design interno della zona acquatica è in puro stile Libeskind. Accanto, vi sono i negozi con le loro insegne e i cinema con i tappeti viola. Si tratta di vere e proprie cesure stilistiche: qual è il linguaggio architettonico dominante?

D. L.: Non sono un architetto rigido, che costruisce un rettangolo e afferma che si tratta di una realizzazione perfetta dove non c’è spazio per altri elementi. Un edificio dev’essere tollerante e consentire la vita sociale.

È questo il linguaggio architettonico che emergerà: uno stile vivo, non un freddo monumento. Una città che funziona bene deve integrare le diverse correnti, non escluderle.

swissinfo: Una “buona” città non è quindi una città costruita in modo definitivo, bensì uno spazio in perenne cambiamento?

D. L.: Le città-museo hanno forse terminato il loro processo dal profilo della costruzione, ma le vere città si sviluppano, continuano a crescere, persino al di là del loro territorio.

swissinfo: Il progetto è stato confrontato a ricorsi e resistenze. Ciò ha rappresentato anche un aspetto positivo?

D. L.: Non penso che le opposizioni siano qualcosa di negativo. Viviamo in una democrazia e il fatto di avere differenti punti di vista è un vantaggio. Io ascolto quello che le persone mi dicono: gli edifici sono risultati migliori anche grazie alle lunghe discussioni inerenti alla pianificazione dei trasporti o ai materiali.

swissinfo: Westside è una cattedrale del denaro?

D. L.: Non ritengo si tratti di una cattedrale del denaro, ma di una cattedrale per le persone. Ogni cattedrale costa d’altronde parecchi soldi: dovremmo pertanto evitare di separare così marcatamente il mondo materiale e quello spirituale.

In questo luogo si svilupperà uno spirito che va oltre i calcoli contabili e i ragionamenti razionali.

swissinfo, Andreas Keiser, Bern-West
(traduzione e adattamento, Doris Lucini e Andrea Clementi)

Nasce in Polonia nel 1946. Si trasferisce con la famiglia in Israele e, poco dopo, a New York. Diventa cittadino statunitense nel 1965. Prima di studiare architettura è stato musicista.

Tra le sue opere più significative ci sono il Museo ebraico di Berlino, il Museo ebraico danese di Copenaghen, l’Imperial War Museum di Manchester e il monumento Memoria e Luce di Padova realizzato in ricordo dell’attentato alle torri gemelle.

A Libeskind è stato assegnato il compito di ricostruire Ground Zero a New York. In Italia, a Brescia e Milano, sta lavorando alla riqualificazione di aree urbane.

Il progetto CityLife (Fiera di Milano) è stato al centro di un botta e risposta tra Silvio Berlusconi e l’architetto. Il primo ha criticato il progetto, dicendo che i grattacieli curvi erano un’infamia e «comunicavano un senso d’impotenza». Il secondo ha risposto rievocando il fascismo, un’epoca «per fortuna chiusa» durante la quale «tutto ciò che non era diritto e in linea veniva considerato arte perversa».

• Apertura: 8 ottobre 2008
• Costo: 500 milioni di franchi, a cui si aggiungono 1,2 miliardi di franchi investiti dalla città nella riqualificazione del quartiere (trasporti pubblici, ecc.).
• Visitatori (previsione): 3,5 milioni l’anno
• Posti di lavoro: 800-1000
• Superficie: 141’500 m2
• 60 negozi
• 10 ristoranti / bar
• 11 sale cinematografiche (2’400 posti)
• Albergo con 144 stanze e 11 sale di riunione
• Centro acquatico: 18 vasche, sauna, palestra, zona benessere.
• Residenza per anziani: 95 appartamenti, reparto cure con 20 stanze.

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