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Dalla Svizzera all’Australia guardando le stelle

Il telescopio, un compagno inseparabile per Helmut Jerjen Sophie Roselli

Grazie a un nuovo telescopio unico al mondo, che scruterà per il cielo dell'emisfero sud con una precisione mai vista prima, l'astrofisico basilese Helmut Jerjen tenta di scoprire dall'Australia i segreti dell'universo.

Se fosse nato nel XVI secolo, Helmut Jerjen sarebbe forse salpato insieme a Magellano lasciandosi guidare dalle stelle. Le cose sono però andate diversamente, visto che questo appassionato di racconti d’esplorazione è nato diverse centinaia di anni dopo.

Il suo vascello? L’osservatorio australiano di Mount Stromlo. Il suo equipaggio? Quattordici esperti provenienti dal mondo intero. La sua missione? Scoprire le misteriose galassie nane che gravitano alla periferia della Via lattea e studiare l’enigmatica materia scura di cui sembrano essere composte. La sua speranza? Svelare i misteri dell’evoluzione dell’universo.

L’avventura comincia a 770 metri di altitudine, nel suo ufficio che domina dall’alto la città di Canberra, capitale australiana.

Une questione fondamentale

«Sappiamo tutti che il big bang si è verificato 13,7 miliardi di anni or sono; la grande questione è sapere come si è sviluppato l’universo tra quel momento i giorni nostri. Si tratta di un nodo fondamentale da sciogliere!», afferma Helmut Jerjen, professore associato alla Research School of Astronomy and Astrophysics, presso l’Australian National University di Canberra.

Studiando la Via Lattea – ossia la nostra galassia – l’esperto proveniente dalla Svizzera si augura di riuscire a dare una risposta a questa domanda. «La nostra speranza è quella di individuare delle galassie nane attorno alla Via lattea, per poterle poi studiare attentamente, definire quanta materia oscura contengono e capire come quest’ultima interagisce con la materia che conosciamo», spiega.

La posta in gioco è molto elevata. Gli scienziati non sono infatti ancora in grado di spiegare la composizione della materia oscura, che forma il 90% dell’universo. A questo proposito, Jerjen commenta: «È piuttosto fastidioso per noi – in quanto esseri umani – il fatto di non conoscere la natura esatta della maggior parte del nostro universo. È questa la motivazione principale alla base della nostra ricerca».

L’ago in un pagliaio

La sfida si annuncia assai impegnativa, simile alla ricerca del proverbiale ago in un pagliaio. «Attualmente, conosciamo unicamente 23 galassie nane alla periferia della Via Lattea, ma secondo le teorie sull’evoluzione dell’universo esse sarebbero in realtà cinquecento, ossia un numero venti volte superiore», spiega lo scienziato.

Sapendo che una singola galassia è composta da almeno alcune centinaia di migliaia di stelle, si può inoltre facilmente immaginare il potenziale di ricerca per quanto concerne le altre forme di vita, fa notare Helmut Jerjen.

Gioiello tecnologico

Ovviamente, la caccia ai segreti dell’universo impegna molte altre squadre di scienziati, in tutte le parti del globo. A titolo di esempio, il CERN di Ginevra cerca a sua volta di scoprire le origini della materia oscura, grazie all’esperimento terrestre che fa capo al superacceleratore Large Hadron Collider (LHC).

Dal canto suo, il progetto australiano diretto da Helmut Jerjen – intitolato «Stromlo Missing Satellites Survey» – ha potuto essere avviato grazie all’acquisizione di un vero e proprio gioiello tecnologico: il telescopio SkyMapper. Quest’ultimo è in grado di offrire una qualità dell’immagine pari a 256 megapixels, vale a dire cinquanta volte di più rispetto a un normale apparecchio fotografico.

«Se l’immagine è di buona qualità, anche l’interpretazione diventa meno difficoltosa. Potremo quindi effettuare un’analisi accurata e raggiungere un punto d’accordo tra scienziati sulla base di dati oggettivi», rileva Jerjen.

Grazie a questo telescopio unico al mondo, operativo a partire dal 2010, «saremo i soli a poter scrutare l’insieme dell’emisfero sud», si entusiasma lo scienziato elvetico. La Confederazione parteciperà quindi in prima persona alla studio ottico più vasto e preciso mai eseguito finora in merito alle galassie nane.

Anche su Google

Un avvenimento di tale portata non resterà verosimilmente confinato negli ambienti scientifici. I frutti delle ricerche – che dovrebbero durare circa cinque anni – potrebbero infatti essere resi accessibili al pubblico grazie allo strumento Google sky.

Questo planetario elettronico è peraltro già attualmente alimentato da immagini astronomiche, provenienti segnatamente dal telescopio spaziale Hubble. L’interesse di Google dipenderà comunque dalla qualità delle fotografie fornite da SkyMatter.

Attualmente, l’occhio del potente telescopio è sottoposto agli ultimi test all’Osservatorio di Mount Stromlo, prima di poter volgere lo sguardo verso le stelle.

Sophie Roselli, di ritorno da Canberra, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Helmut Jerjen ha studiato astronomia, fisica e astrofisica all’Università di Basilea. Nel 1995 ha lasciato la Confederazione per trasferirsi all’Australian National University in qualità di professore associato, grazie a una borsa di studio del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica.

Le sue ricerche si concentrano segnatamente sulla materia oscura, sulle galassie nane e in generale sulla cosmologia.

Sei anni or sono, un incendio ha devastato l’Osservatorio di Mount Stromlo. Anche il telescopio è stato gravemente danneggiato: nel giro di poche ore, 55 milioni di franchi sono letteralmente andati in fumo.

Ciononostante, il sofisticato impianto è stato ricostruito, e l’Australian National University ha persino ottenuto un credito di 12 milioni di franchi per costruire un telescopio di nuova generazione.

Per proteggere il telescopio SkyMapper da qualsiasi tipo di inquinamento luminoso, lo strumento è stato installato nella foresta, a 600 km da Mount Stromlo, a cui è collegato.

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