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Zurigo offre un bozzolo all’arte contemporanea

Thomas Kern/swissinfo.ch

Il cuore economico elvetico si afferma anche come capitale dell’arte contemporanea in Svizzera. Il centro “Löwenbräukunst”, ristrutturato di recente, è un vero e proprio scrigno per gallerie, musei, editori e librai.

La scomparsa di decine di migliaia di impieghi nell’industria negli anni Settanta e Ottanta ha avuto pesanti conseguenze in numerose città occidentali, così anche a Zurigo. A Oerlikon e nei quartieri a nord e a ovest, molte fabbriche di varie dimensioni hanno dovuto chiudere definitivamente i battenti.

Oggigiorno, queste zone sono conosciute come Neu-Oerlikon e Zürich-West. Sono punteggiate da edifici all’avanguardia dal punto di vista architettonico. Per l’ecologista Ruth Genner, membro del governo della città, queste costruzioni sono come delle «farfalle dopo la metamorfosi».

È con questo paragone che la municipale aveva aperto in giugno il festival Art and the City e presentato per la prima volta “Löwenbräukunst”, un centro d’arte contemporanea rimasto chiuso due anni per restauri, diretti dagli architetti dell’atelier Gigon/Guyer et WW. L’inaugurazione ufficiale ha avuto luogo alla fine di agosto.

L’arte ha messo le radici a Zürich-West a partire dalla metà degli anni Ottanta. Le prime gallerie hanno approfittato degli ampi spazi vuoti delle fabbriche chiuse e dell’atmosfera – a volte decadente – che vi regnava e che si sposava splendidamente con le installazioni e le opere del momento. Nel 1996, la Kunsthalle, il museo Migros per l’arte contemporanea e alcune gallerie si sono installate nell’edificio in disuso di una vecchia birreria, la Löwenbräu.

Dall’apertura, il centro si è ritagliato, così come tutta Zurigo, grande popolarità sulla scena artistica. Oggi, la città sulla Limmat è assurta a capitale dell’arte contemporanea in Svizzera. Certo, Basilea ha l’esposizione Art Basel, ma il numero di gallerie è assai limitato. Ginevra, invece, è orientata piuttosto alle gioiellerie, sostiene un ex gallerista, che preferisce rimanere anonimo.

Tradizione zurighese e «modello basilese»

«Negli anni Novanta, il numero di gallerie è aumentato un po’ ovunque, non solo a Zurigo», precisa Claudia Jolles, caporedattrice della rivista svizzera Kunstbulletin. Zurigo, però, ha dalla sua parte una certa tradizione. «Durante la Seconda guerra mondiale molti mercanti d’arte si sono rifugiati sulle rive della Limmat. L’accresciuta importanza della piazza artistica zurighese non è quindi un fenomeno improvviso», ci spiega ancora l’esperto.

A suo dire, al momento il centro “Löwenbräukunst” sta percorrendo una strada ancora pressoché inesplorata. «Il fatto di avere i musei e le gallerie nello stesso spazio è unico ed è un vantaggio decisivo per gli acquirenti internazionali. Anche la vicinanza all’aeroporto gioca a suo favore», precisa Jolles.

Inizialmente, il progetto è sorto grazie all’iniziativa di privati. Soltanto in seguito, l’esecutivo rosso-verde di Zurigo si è impegnato per difendere «l’economia artistica e creativa», che fa il 7,7 per cento del PIL della città, contro il 4,2 della media svizzera. «Vogliamo mettere sul piatto della bilancia, riequilibrandola, anche la vita artistica e non realizzare soltanto infrastrutture», spiega Ruth Genner.

L’accoppiata gallerie-musei

Al centro arte contemporanea “Löwenbräukunst”, l’impegno della basilese Maja Hoffmann e della sua fondazione, che mette a disposizione spazi e offre, tra l’altro, borse di studio per curatori, si è dimostrato fondamentale. A detta di alcuni, la patrocinatrice ha impiantato a Zurigo un mecenatismo di stampo «basilese», privato, discreto e incline ad assumersi dei rischi, a differenza di quello zurighese, per tradizione legato alle aziende, ai valori sicuri e più… scintillanti.

«La combinazione gallerie e musei dà la possibilità di sviluppare nuove dinamiche. Conferisce alla città un’atmosfera più culturale. Inoltre, tale connubio permette di mitigare l’ansia di una parte del pubblico che visita i musei, ma che ha una certa difficoltà a entrare in una galleria d’arte».

Concorrenza?

L’alleanza tra valori sicuri – istituzioni e grandi gallerie internazionali, come Eva Presenhuber, Hauser & Wirth, Bob van Orsouw – e i giovani che si sono fatti le ossa nella scena “off” di Zurigo, trova un pendant nell’architettura dove il vecchio e il moderno s’incontrano armoniosamente.

Le altre gallerie della città potrebbero soffrire a causa della grande attrattiva che esercita il nuovo centro? «Al contrario – risponde Claudia Jolles. Tutti ne approfitteranno. Zurigo è fatta di tanti microcosmi e il dinamismo è una caratteristica della scena off. Quest’ultima non è morta dopo l’affermazione di alcuni suoi artisti; si rinnova in continuazione».

Mark Müller, gallerista che si annovera tra quegli attori emersi dalla scena “selvaggia” e che sono riusciti ad affermarsi, ha deciso di non prendere in affitto uno spazio nel “Löwenbräukunst”. «Oltre al costo dell’affitto, fuori dalla mia portata, ho scelto di mantenere una certa distanza. I visitatori che vengono da me, non lo fanno per caso. Tutti noi approfittiamo del Löwenbräukunst», precisa Müller.

Intanto, da Ginevra a Basilea, si riconosce a Zurigo il ruolo di capofila nel mercato dell’arte contemporanea in Svizzera. «L’impegno dei privati, che non aspettano che sia l’ente pubblico ad accollarsi tutto, ha sicuramente un ruolo decisivo – osserva Katie Kennedy Perez, della galleria Phillips de Pury & Company di Ginevra. Ma le sinergie nate dalle collaborazioni tra istituzioni e privati, così come le conosciamo a Ginevra con l’Associazione Quartier des Bains, sono indubbiamente molto vantaggiose».

1890 – 1986: diverse birrerie si succedono alla Limmatstrasse 270, nel quartiere ovest di Zurigo. Nel 1984, la birreria Hürlimann acquista questi spazi. Due anni dopo, chiuderà però già i battenti.

1996: nella vecchia birreria si installa la Kunsthalle. Nei nuovi spazi vengono allestiti il nuovo Museo Migros per l’arte contemporanea, la Collezione Daros, creata da Thomas Ammann e Alexander Schmidheiny, e aperte numerose gallerie.

2011: viene fondata la società anonima Löwenbräu Kunst AG da parte della città di Zurigo, la Kunsthalle e una filiale della Migros. Il capitale di 27 milioni di franchi è diviso in tre parti uguali. I tre azionisti acquistano il centro artistico rinnovato e ingrandito con un investimento pari a 65 milioni di franchi dal gruppo immobiliare PSP.

Alla fine di agosto 2012 si è tenuta l’inaugurazione del centro d’arte contemporanea. I locatari sono: il Museo Migros per l’arte contemporanea, la Kunsthalle, l’editore d’arte JRP e le gallerie Hauser & Wirth, Luma Westbau/POOL etc., Eva Presenhuber, Freymond-Guth Fine Arts e Bob van Orsouw.

Traduzione dal francese di Luca Beti

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