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Gli inventori svizzeri faticano a trovare finanziatori

Lo scarpone da sci della DAHU è composto da una scarpa invernale e da un guscio esterno rigido. DAHU

In un anonimo complesso vicino ai binari della ferrovia a Friburgo, un giovane imprenditore si prepara a lanciare un nuovo tipo di scarponi da sci. L’impresa non è facile. Per gestire una start-up in Svizzera occorre superare numerosi ostacoli.

«Le piccole dimensioni della Svizzera rendono più semplice creare delle reti di contatti, perché è facile incontrare chiunque», afferma Nicolas Frey, 39 anni, fondatore dell’azienda DAHU, che intende produrre scarponi da sci. «Nello stesso tempo la piccolezza è un problema, perché ci sono meno capitali disponibili per gli investimenti».

L’idea di Frey – uno scarpone da sci composto da una scarpa invernale e da un guscio esterno rigido per sciare – è maturata in Svizzera. L’inventore vuole che anche il prodotto rimanga in Svizzera e sta pensando a un’azienda con sede a Friburgo.

L’idea di DAHU è nata quando la ragazza di Nicolas Frey ha comprato un paio di scarponi da sci molto costosi, pubblicizzati con lo slogan «i più comodi al mondo». Poco tempo dopo la ragazza ha dovuto abbandonarli, perché le facevano male.

Frey ha allora elaborato un prototipo di scarpa invernale che si incastra in uno scarpone da sci rigido e lo ha testato lui stesso sulle piste.

Oggi DAHU ha il sostegno di vari professionisti dello sci. Frey ha ormai raccolto il 75% dei capitali di cui aveva bisogno e prevede di lanciare lo scarpone in alcuni negozi sportivi selezionati in autunno. Lo scarpone è prodotto in Italia.

I primi capitali e l’attuale sede li ha ottenuti grazie a Fri Up, il fondo d’investimento per l’innovazione del canton Friburgo, che sostiene i progetti di giovani inventori. Ma ora che l’azienda si prepara a lanciare il prodotto, le sue esigenze finanziarie sono cresciute. E il duro lavoro del team di tre persone non basta.

Oltre gli investimenti iniziali

DAHU partecipa alla piattaforma online Investiere, che permette di investire capitali a rischio nel lancio di start-up selezionate. La partecipazione alla piattaforma è stata utile, afferma Frey: Investiere l’ha preparato a fornire le informazioni e le analisi del valore dell’azienda richieste dagli investitori.

Tuttavia Frey si augura a volte che Kickstarter, la piattaforma statunitense di finanziamento dal basso (crowd-funding), si apra anche a progetti di altri paesi. Al momento solo i residenti statunitensi e britannici possono accedervi.

Certo, anche in Svizzera sono nate nel frattempo piattaforme per il crowd-funding, ma Frey rileva che nessuna ha le dimensioni di Kickstarter e la capacità di generare i capitali necessari allo stadio attuale della sua invenzione – invenzione non ancora pronta per il lancio su grande scala, ma che necessita di fondi crescenti per il marketing e la produzione.

D’altro canto, Frey riconosce che c’è anche da guadagnare – in termini di fiducia e di apprezzamento da parte degli investitori – nel procurarsi i soldi con fatica. Ma il continuo bussare alle porte del gruppo relativamente ristretto di potenziali investitori in Svizzera è a suo dire «estenuante».

Per le aziende basate in Svizzera, il processo di ottenimento dei brevetti comincia spesso nel paese stesso. Ma non sempre è così. Molti inventori preferiscono passare dall’Ufficio europeo dei brevetti, che permette di proteggere i brevetti in oltre 40 paesi europei, compresa la Svizzera. L’Ufficio europeo dei brevetto elabora tra le 30’000 e le 35’000 richieste l’anno.

Il brevetto ottenuto in Svizzera ha però i suoi vantaggi, soprattutto perché è poco costoso. Gli inventori hanno poi un anno di tempo per proteggere il proprio prodotto anche in altri paesi. L’Istituto federale della proprietà individuale riceve circa 2000 richieste ogni anno, delle quali 8-900 sono esaminate.

Nel labirinto dei brevetti

Una fetta importante dei finanziamenti iniziali di DAHU è stata spesa nei brevetti. In Svizzera un brevetto di base è a buon mercato e, visto che il paese è piccolo, gli uffici competenti possono offrire agli inventori un servizio personalizzato. Ottenere un brevetto non costa più di 200 franchi svizzeri, farlo esaminare altri 500 franchi. Ma i costi possono aumentare rapidamente.

Heinz Müller, un esperto di brevetti dell’Istituto federale della proprietà intellettuale, raccomanda agli inventori che intendono davvero mettere un prodotto sul mercato di rivolgersi a un avvocato, soprattutto perché la Svizzera è uno dei pochi paesi al mondo che non verifica se un’invenzione è davvero originale prima di emettere un brevetto.

«Continuiamo a non verificare le novità… È un requisito fondamentale per un brevetto, ma noi non lo verifichiamo», spiega Müller. «Questo dipende dal fatto che abbiamo un sistema di brevetti molto a buon mercato. Chiediamo ai clienti di verificare da soli».

Se si dovesse scoprire che il prodotto è già brevettato, l’inventore potrebbe incorrere in un processo e perdere la possibilità di commercializzarlo. L’ufficio brevetti offre al costo di 500 franchi una possibilità verifica dell’originalità del prodotto, verifica che consiste in una ricerca in una banca dati.

Nel labirinto dei brevetti

Ma per inventori come Frey, che mirano a operare a livello internazionale, la strada è più lunga e costosa. DAHU ha speso oltre 50’000 franchi svizzeri per la procedura di brevetto internazionale, oltre ai costi del brevetto svizzero.

Müller concorda con Frey sul fatto che il pool di potenziali investitori in Svizzera è troppo piccolo e poco flessibile. Vent’anni fa aveva tentato anche lui di fondare un’azienda. Alcuni investitori gli avrebbero dato più soldi del necessario, ma lui ha avuto l’impressione che se gli fossero venuti incontro non avrebbero avuto il ritorno sugli investimenti che si aspettavano. Müller non ha mai ricevuto i soldi e l’impresa non è andata in porto.

Markus Hosang, partner dell’azienda basilese BioMed Partners, specializzata negli investimenti nel settore sanitario, è confrontato quotidianamente con questo problema. Recentemente ha spiegato al settimanale NZZ am Sonntag che «il finanziamento iniziale di un’azienda in Svizzera funziona abbastanza bene», ma che i milioni necessari allo sviluppo successivo del prodotto «sono quasi impossibili da trovare sul mercato finanziario svizzero».

Inizi locali

Come osserva Hosang, i capitali iniziali per lanciare una start-up sono abbondanti a livello cantonale. Lo dimostra l’esempio di Fri Up, destinato agli inventori che vogliono intraprendere il lungo cammino fino alla commercializzazione di un prodotto.

Il canton Neuchâtel ha scelto invece un approccio più ridotto e localizzato. Il programma si chiama Swiss Creative Centre e vuole mettere insieme aziende locali e creative per permettere a piccoli progetti di giungere alla fase di produzione su scala locale.

Swiss Creative Center

 Un produttore di formaggi, che ha creato un nuovo formaggio spalmabile, aveva per esempio bisogno di una confezione dal design particolare. Un gruppo di giovani grafici ha aderito alla richiesta, creando un contenitore che permette di mescolare il formaggio con altri alimenti (vedi foto).

«Le idee arrivano facilmente, ma la fase di produzione e di ricerca dei finanziamenti è sempre lunga e difficile», dice Laetitia Florin, una giovane grafica che ha lavorato al progetto del formaggi. «Per questo il modello funziona bene».

Ma quando si passa alla promozione e alla vendita del prodotto al di fuori dell’area locale, l’ostacolo degli investimenti si ripresenta. I fondi devono essere cercati individualmente, dal commerciante o dal grafico, dice Audrey Temin, collega di Florin.

Entrambe concordano sul fatto che la parte creativa è quella più divertente, dopo viene quello che «odiano di più»: prendere il telefono e chiamare i potenziali investitori.

(Traduzione dall’inglese, Andrea Tognina)

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