Prospettive svizzere in 10 lingue

Dall’Africa in Vallese in pellegrinaggio

Un pellegrinaggio animato da canti e danze Swissinfo/Justin Häne

St-Maurice, in Vallese, all'inizio di giugno è meta di pellegrinaggio per la commemorazione dei "santi d'Africa". La folla di fedeli che accorre al momento di condivisione cresce di anno in anno.

La località alpina si trasforma per un giorno in un angolo di terra africana. I pellegrini, con i loro costumi, strumenti e canti tradizionali, portano nella Valle del Rodano colori, ritimi e suoni di quel continente. Provenienti da tutta la Svizzera, centinaia di africani di fede cristiana si danno appuntamento la prima domenica di giugno a Saint Maurice.

San Maurizio – da cui ha preso il nome il comune vallesano – fu tra i primi martiri cristiani africani, ma non fu certamente l’ultimo. In particolare vi furono i santi d’Uganda arsi vivi il 3 giugno 1886 ad opera di re Mwanga. L’abbazia di St. Maurice è depositaria di una reliquia di due di loro: Charles Lwanga e Mathias Mulumba.

L’inizio di giugno è stato scelto dai promotori del pellegrinaggio proprio in concomitanza dell’anniversario del loro martirio. Organizzata per la prima volta nel 2002, la manifestazione registra una costante crescita di popolarità. Il primo anno vi aderirono un centinaio di persone. Quest’anno ce n’erano più di cinquecento.

La cerchia dei partecipanti si è inoltre allargata: anche cattolici svizzeri si sono uniti agli africani per il rito di venerazione dei santi e la processione che li ha condotti all’abbazia, dove è stata celebrata una messa.

Punto d’incontro di un continente

Si è trattato di una festa rumorosa e gioiosa, con una decina di cori che hanno intonato canti del Camerun, Capo Verde, Repubblica democratica del Congo e Ruanda, accompagnati da suonatori di tam-tam e balafong. “La musica ha veramente toccato il profondo del mio cuore”, dice con entusiasmo Ellen Mary Dreier, una sudafricana che ha trascorso 27 anni in Svizzera e che ha partecipato per la prima volta. “È un’occasione per approfondire le conoscenze delle mie radici cristiane”, spiega.

“È come una Pentecoste, dove ognuno parla la propria lingua, benché il francese sia il comune denominatore”, dice Maurice Leiggener, dei Missionari d’Africa/Padri Bianchi, l’ordine che ha lanciato l’idea del pellegrinaggio di St. Maurice.

“Viene gente da Zurigo, Lucerna, Giura, Losanna, eccetera. Oltre alla fede, hanno in comune il piacere di incontrarsi. È sorprendente, una cosa unica che riunisce giovani e vecchi”, aggiunge il missionario.

Donne martiri

Il rispetto per i propri antenati è una componente importante della cultura africana e anche del pellegrinaggio. Così i fedeli che si sono raccolti a Vérolliez – la frazione di St- Maurice dove, secondo la tradizione locale, sarebbero stati decapitai il comandante della legione tebana Maurizio e i suoi soldati – non hanno ascoltato solo la storia di quel sacrificio, ma anche quello di due giovani cristiane africane all’inizio del III secolo.

Il narratore togolese Rogo Koffi Fiangor, che abita a Parigi, ha raccontato la raccapricciante storia delle sante Perpetua e Felicita. Le due giovani – una patrizia e la sua schiava – che vivevano a Cartagine (nell’odierna Tunisia), allora parte dell’Impero romano, nel 203 furono denunciate per avere rifiutato di sacrificare Dio, rinnegando il cristianesimo. Felicita aveva appena partorito e Perpetua allattava ancora il suo bambino, quando furono martirizzate.

Condannate ad essere sbranate vive, le due donne entrarono con aria serena nell’anfiteatro dove ad attenderle c’erano le belve. Impressionata dal loro coraggio, la folla domandò che fossero “risparmiate” e uccise con la spada. E così fu.

Condividere nella convivialità

Le rievocazioni di terribili e continue persecuzioni non hanno comunque rovinato la festa. Dopo il pranzo – un picnic condiviso composto di pesce fritto, stufato e riso – sono spontaneamente seguiti canti e danze.

“In termini di fede portano un senso di celebrazione, qualcosa che noi abbiamo un po’ perso, un tipo di celebrazione conviviale, familiare”, commenta Maurice Leiggener. “È una peculiarità africana”.

Quest’anno gli svizzeri erano invitati a partecipare al pellegrinaggio. Si è trattato di un atto per migliorare la comprensione e dimostrare che “l’Africa ha altro da offrire al mondo che la povertà”, spiega uno degli organizzatori, Hyacinthe Nguezi Ya Kuiza. Il motto della manifestazione quest’anno era appunto “Vieni, condividiamo!”. “L’Africa non viene a mani vuote. Ha anche ricchezze da offrire alle altre chiese e all’umanità”, sottolinea.

Parlando a nome dell’Ufficio turistico di St. Maurice, Jean-Marie Torrenté ha dato il benvenuto ai pellegrini e ha evocato le difficoltà di molti stranieri in Svizzera. “La differenza fra voi (africani) e noi spaventa ancora un po’ alcuni miei compatrioti”, ha osservato. Una diffidenza che i pellegrini hanno voluto dissipare, formando simbolicamente una grande mano tesa verso il prossimo.

swissinfo, Morven McLean, St Maurice
(Traduzione e adattamento di Sonia Fenazzi)

Antico insediamento celtico, Acauno in epoca romana diventa un’importante piazza militare sulla via che collega Roma alla Gallia. In epoca romana il suo nome viene trasformato in Agauno.

Numerose legioni romane vi soggiornano. Secondo l’agiografia, ad Agauno alla fine del III secolo sarebbe giunta la leggendaria legione tebana (o tebea), il cui comandante sarebbe stato Maurizio, un africano originario dell’Alto Egitto convertitosi al cristianesimo.

Il generale Massimiliano avrebbe ordinato a Maurizio e ai suoi soldati di perseguitare la popolazione della regione, ma il comandante e l’intera legione avrebbero rifiutato di uccidere dei cristiani. Una disobbedienza che avrebbero pagato con il martirio: tutti sarebbero stati decapitati.

Verso il 360 Teodoro, il primo vescovo del Vallese, fa costruire la cappella dedicata a San Maurizio e ai suoi soldati.

Verso il 515 il re burgundo Sigismondo fonda l’abbazia. Si tratta del più antico centro cristiano della Svizzera. Il santuario è meta di pellegrinaggio.

La località diventa una delle residenze preferite dei regnanti di Borgogna fino al IX secolo. La denominazione della città diventa San Maurizio d’Agauno.
Nel 1032 passa sotto il controllo dei Savoia. Nel XIII secolo ottiene la franchigia dai conti di Savoia. Alla fine del XV secolo diventa la sede del governatore del Basso Vallese. Nel 1815 quando il Vallese diventa cantone della Confederazione Helvetica, il comune di Saint Maurice diventa capoluogo dell’omonimo distretto.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR