Prospettive svizzere in 10 lingue

Dal caos all’ordine del dopoguerra

Curdi in Iraq festeggiano la caduta di Saddam Hussein Keystone

Dopo la vittoria della coalizione anglo-americana e la sconfitta del regime di Saddam Hussein, l'Iraq è in preda al caos.

Per riportare l’ordine nel Paese ci vuole ora l’impegno di tutte le forze occupanti. Un’impresa difficile, secondo molti esperti svizzeri.

La guerra è forse quasi terminata. La dittatura è crollata ma ora inizia la delicata fase della ricostruzione politica, economica e sociale di un Paese indebolito da decenni di dittatura e di conflitti armati.

Nel Paese vige il caos, i saccheggi hanno assunto dimensioni drammatiche e non esiste alcun organo di polizia. “A breve termine solo le forze americane potranno ristabilire l’ordine”, spiega a swissinfo Pascal de Crousaz, politologo e storico esperto del Medio Oriente.

“I soldati americani dovranno soprattutto tentare di calmare gli animi e di instaurare la pace”, gli fa eco Viktor Mauer, esperto di sicurezza militare al Politecnico federale di Zurigo.

In effetti, in varie zone del Paese si combatte ancora sporadicamente. “Le forze alleate non possono permettersi di fermarsi finchè non sarà stata eliminata anche la più piccola sacca di resistenza”, dice Mauer.

“Non possono comunque lasciare il caos dietro di loro, sia per una questione di prestigio, che per il destino dei pozzi petroliferi”, afferma un altro esperto di politica medio-orientale, il giornalista Arnold Hottinger, che ricorda che “la guerra sarà finita solo quando Saddam Hussein sarà stato catturato o si potrà provare che è morto”.

Ma ci riusciranno? “Non sono preparati per tutti questi compiti”, dice Hottinger, “non hanno abbastanza uomini per questa duplice missione: combattere gli ultimi soldati iracheni e proteggere la popolazione civile su un territorio così vasto”.

Il ruolo delle Nazioni Unite

Le Nazioni Unite potrebbero dal canto loro svolgere un ruolo determinante. Francia, Russia e Germania lo auspicano vivamente, Washington non è invece disposta a cedere il potere all’ONU.

Secondo Viktor Mauer gli Stati Uniti sono convinti di poter agire in modo più efficiente senza l’ONU. “Gli americani dicono che le Nazioni Unite potranno svolgere un ruolo vitale ma in fondo è chiaro che questo ruolo non sarà mai né dominante, né decisivo”, afferma l’esperto del Politecnico.

“Se gli americani si vogliono imporre, dettando le loro leggi, rischiano un nuovo Vietnam”, sostiene Arnold Hottinger. “L’Iraq deve essere governato dal popolo iracheno con il sostegno delle Nazioni Unite”.

“Ci vorranno almeno sei mesi prima che gli americani passino i poteri ad un governo civile iracheno”, ritiene Viktor Mauer, per il quale non è esclusa la possibilità che il sistema federalistico si imponga in Iraq.

Un’opinione condivisa dal giornalista Hottinger: “E’ fattibile, ma è un processo che richiede molto tempo”. Secondo Pascal de Crousaz è comunque la strada da prendere. “A questo proposito”, sottolinea il politologo, “la Svizzera potrebbe far valere la sua esperienza”.

L’Iraq e l’Europa

Anche i grandi Paesi europei si interrogano sul futuro dell’Iraq all’indomani della caduta di Saddam Hussein. La Germania ha perfino proposto di alleggerire o addirittura annullare i debiti dell’Iraq. Quest’ultimo è indebitato con la Germania per 4 miliardi di euro, un importo equivalente ai debiti di Bagdad nei confronti degli Stati Uniti.

Secondo il governo tedesco un annullamento del debito potrebbe essere discusso nell’ambito del Club di Parigi, che raggruppa i Paesi occidentali creditori.

Anche la Svizzera segue attentamente l’evolvere della situazione in Iraq, dove è presente soprattutto a livello umanitario. In un comunicato diffuso giovedì il ministero degli esteri ribadisce che l’ONU dovrà assumere un ruolo centrale nella ricerca di una soluzione intesa a ristabilire la piena sovranità dell’Iraq.

Il dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) esorta inoltre “le potenze occupanti a fare tutto il possibile per mantenere l’ordine e garantire la sicurezza e ribadisce il diritto inalienabile del popolo iracheno all’autodeterminazione e a disporre, quale unico beneficiario, delle risorse del Paese”.

Parole chiare, per un linguaggio abitualmente più diplomatico. “Un messaggio coraggioso, che onora la Svizzera” come lo definisce Pascal de Crousaz. L’impiego del termine “potenze occupanti” secondo il politologo è una pura e semplice constatazione.

Per quanto riguarda invece il diritto degli iracheni a disporre liberamente delle risorse del Paese, de Crousaz ritiene che il ministero degli esteri svizzero abbia semplicemente espresso a chiare lettere un rischio esistente. Quello cioè che gli americani facciano pressione sugli iracheni affinché questi ultimi firmino dei contratti in favore di ditte americane.

Una firma che toglierebbe definitivamente la possibilità alla popolazione irachena di disporre liberamente delle proprie ricchezze naturali.

swissinfo, Elena Altenburger

In Iraq la guerra dovrebbe ormai volgere al termine. Il regime di Saddam Hussein è stato sconfitto, la coalizione alleata controlla le principali città del Paese.

Ma l’Iraq è in balia di sè stesso. Il caos imperversa, molti soldati sono allo sbaraglio, i saccheggi aumentano.

Chi ristabilirà l’ordine, almeno a breve termine? Gli Stati Uniti sono ben intenzionati ad assumere un ruolo di controllo permanente ma rischiano di trasformarsi in una potenza colonializzatrice.

In questo modo si scontrano con coloro che vorrebbero che fosse il popolo iracheno, coadiuvato dalle Nazioni Unite, a prendere in mano il proprio destino politico, petrolio compreso.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR