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Una principessa che resta nel cuore dei sudditi

Sono ormai trascorsi esattamente 20 anni dalla tragica scomparsa di Lady Diana. Una principessa che non è stata dimenticata, come ricordano i numerosi omaggi deposti davanti ai cancelli di Kensington Palace, dove viveva con i figli.

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Commemorazioni, documentari, eventi, programmi tv e soprattutto tanti fiori, candele e messaggi calorosi… Il ricordo della “principessa del popolo”, come l’aveva soprannominata Tony Blair dopo la morte, è ancora forte in Gran Bretagna.

La memoria della principessa, icona delle copertine e osannata da milioni di persone, ha acquistato sempre più una dimensione umana, intima e familiare. La ‘vera’ Lady D è emersa nelle ultime settimane nei controversi video delle sue sedute di ‘public speaking’ andati in onda su Channel 4 dopo una lunga polemica e in un libro appena uscito, scritto dal commentatore reale Phil Dampier, dal titolo ‘Diana: I’m Going to Be Me’.

Il documentario che conteneva alcune ‘confessioni’ della principessa – ‘Diana: In Her Own Words’ – ha suscitato critiche aspre prima della sua trasmissione, da parte di chi lo considerava come un’invasione nella privacy di Diana, ma alla fine è stato normalmente mandato in onda ed è stato visto da quattro milioni di persone.

Una tragedia ‘metabolizzata’

La tragedia nazionale che si consumò in quella notte del 31 agosto 1997, quando Lady D perse la vita nell’incidente automobilistico di Parigi, è però stata ormai elaborata e ‘metabolizzata’ anche dalla famiglia reale, a partire dai principi William e Harry, che negli ultimi mesi si sono liberati in una serie di interviste con i media internazionali di alcuni pesanti ricordi dopo la scomparsa della madre.

La stessa monarchia che nei giorni dei funerali di Diana toccò i livelli più bassi di popolarità nella sua storia recente si è del tutto ripresa e anzi rappresenta oggi un punto di riferimento cruciale in una nazione molto fragile a causa dell’attuale instabilità politica.

Ormai però sembra tutto consegnato al ricordo o meglio alla storia del Regno. I sudditi hanno superato la diffidenza nei confronti dell’erede al trono, dovuta in particolare al suo comportamento nei confronti di Diana prima e dopo la sua morte, e sono quindi pronti un giorno ad acclamarlo come loro sovrano. Intanto i figli William e Harry, diventati adulti, sono riusciti anche a lasciarsi alle spalle quei ricordi più difficili che li hanno perseguitati per anni.

Come l’ultima telefonata avuta con la madre prima che lei morisse nell’incidente di Parigi. “Noi volevamo giocare, non perdere tempo al telefono. Non potevamo sapere che sarebbe stata l’ultima chiacchierata con nostra madre e il rimorso ci perseguita”, hanno raccontato in un documentario tv. Con Harry che ha rivelato quanto sia stato terribile dover seguire la bara della madre nei funerali di Londra.

Sembrano consegnate al passato anche le polemiche sulla morte della principessa e su un possibile complotto, sebbene in occasione degli anniversari tornino sempre a galla le solite voci. È il caso del padre di Henri Paul, l’autista francese della Mercedes morto nello schianto con la principessa e Dodi Al Fayed. Jean Paul ha rilasciato un’intervista al Daily Mirror in cui afferma che non si conoscerà mai la verità su quanto è accaduto nella notte del 31 agosto 1997 a Parigi.

È convinto che il complotto mirasse ad evitare che Diana sposasse un musulmano, per l’appunto Al Fayed, e che la morte del figlio (Henri Paul) sia stato quindi un “danno collaterale”. Ma le varie inchieste sull’incidente hanno sempre escluso che si sia trattato di un’azione organizzata dai servizi segreti di sua maestà.

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