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Erdogan sullo scranno presidenziale fino al 2034

"La Turchia ha preso una decisione storica di cambiamento e trasformazione" che "tutti devono rispettare, compresi i Paesi che sono nostri alleati". Così il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nel suo primo discorso dopo la vittoria di misura. Il risultato, seppur risicato, blinda il seggio di Erdogan fino al 2034. 

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“È la vittoria di tutta la nazione, compresi i nostri concittadini che vivono all’estero. Questi risultati avvieranno un nuovo processo per il nostro Paese”, ha aggiunto il presidente turco. 

Opposizione: cancellare il referendum

Il principale partito di opposizione in Turchia, il kemalista Chp, ha chiesto alla commissione elettorale suprema (Ysk) di cancellare per sospette irregolarità nel voto l’esito del referendum sul presidenzialismo, vinto di misura (51,4%) dal sì. “L’unico modo per porre fine alle discussioni sulla legittimità del voto e di tranquillizzare il popolo” è che “il Consiglio elettorale supremo cancelli il voto”, ha detto il viceleader del Chp, Bulent Tezcan.  L’opposizione contesta in particolare la decisione dell’Ysk di conteggiare come valide anche le schede senza il suo timbro ufficiale, salvo esplicite prove di frodi. “È stata messa in atto” a urne aperte “nel momento in cui si è percepito che i voti per il ‘no’ erano in vantaggio su quelli per il ‘sì'”, ha dichiarato Tezcan. Inoltre, il Chp denuncia che in molti seggi, almeno per la prima mezz’ora, agli osservatori dell’opposizione non è stato permesso di assistere allo scrutinio dei voti, come previsto dalla legge.

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La reazione della stampa turca

“La Turchia ha vinto”, “La vittoria delle nazione”, “La rivoluzione del popolo”: da Yeni Safak a Star fino a Sabah, la stampa filogovernativa turca celebra la vittoria del sì al referendum costituzionale sul presidenzialismo. Seppur ottenuta sul filo di lana (51,4%), l’approvazione della riforma voluta da Recep Tayyip Erdogan viene ampiamente festeggiata, con il popolare Haberturk che in prima pagina titola proprio “La vittoria di Erdogan”.


Il ministro degli esteri austriaco, Sebastian Kurz, ha chiesto di interrompere le trattative per l’ingresso di Ankara nell’Ue. “La Turchia non può essere un membro”, ha detto Kurz. Bisogna porre fine alla “finzione” dell’adesione, ha aggiunto, sollecitando piuttosto un accordo di vicinato. Il voto è stato anche “un chiaro segnale contro la Ue”, al quale l’Europa deve rispondere a sua volta con una chiara reazione: “occorre finalmente sincerità sui rapporti tra la Ue e la Turchia”.

I media di opposizione si concentrano sui dubbi relativi alla regolarità del voto. “Sulle urne è caduta un’ombra”, titola il laico Cumhuriyet, facendo riferimento alle denunce di brogli, legate soprattutto al conteggio di schede senza timbro ufficiale. “La vostra coscienza è a posto?”, provoca Sozcu, evidenziando la presenza di “2,5 milioni di voti dubbi”. 

BirGun, voce della sinistra, titola invece “24 milioni di persone coraggiose”, sottolineando l’importante risultato del no, che ha sfiorato la vittoria nonostante le denunce di brogli e una campagna elettorale in cui gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) hanno evidenziato diversi ostacoli.


Brogli elettorali: primi ricorsi in arrivo

Sono annunciati già nella giornata di oggi, lunedì, i primi ricorsi a livello locale del principale partito di opposizione in Turchia, il kemalista Chp, in relazione a possibili brogli nel referendum costituzionale.

Le opposizioni contestano in particolare la decisione della Commissione elettorale suprema (Ysk) di conteggiare anche le schede senza il suo timbro ufficiale, salvo prove esplicite di frodi. “Al momento, questo è un voto dubbio”, ha commentato Utku Cakirozer, deputato del Chp.

Voto “estero”: in Svizzera prevale il “no”

È stato il voto all’estero a regalare il maggior successo al presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Dalla Germania all’Olanda, passando per Austria e Belgio il sì ha superato il 60%, andando in molti casi anche oltre, mentre la riforma è stata bocciata nettamente dai turchi residenti in Svizzera.

Secondo i dati diffusi nella notte dall’agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu, in Germania, dove risiede la più grande comunità turca all’estero (1,4 milioni gli aventi diritto), il 63,07% degli elettori ha detto sì alla riforma costituzionale che assegna ampi poteri al presidente. In Austria e in Belgio, hanno creduto nella riforma rispettivamente il 73,23% e il 74,98% degli elettori. In Olanda ha votato per il sì il 70,94% degli aventi diritto, mentre nella Confederazione si è espresso a favore del passaggio al sistema presidenziale il 38,08% dei votanti.

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