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Tre “spie” svizzere indagate in Germania

La Procura federale tedesca avrebbe aperto all'inizio di agosto un'inchiesta contro tre dipendenti del servizio segreto svizzero. I tre sarebbero stati in rapporto con Daniel M., il 54enne svizzero arrestato per spionaggio lo scorso 28 aprile a Francoforte.

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La notizia è riferita nelle edizioni odierne del quotidiano tedesco “Süddeutsche Zeitung” e dei due giornali elvetici “Tages-Anzeiger” e “Der Bund”, che citano i risultati di loro ricerche. 

La Procura tedesca, contattata dall’agenzia stampa Afp, non ha voluto confermarla né commentarla, come neppure il Servizio Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) a Berna.

Secondo quanto riferiscono i due giornali svizzeri, che hanno seguito da vicino la vicenda sin dall’inizio con indagini proprie, nel mirino degli inquirenti tedeschi ci sarebbero l’agente del SIC che curava il collegamento diretto con Daniel M. ma anche dipendenti di alto rango del SIC. Il reato loro imputato – scrivono – è quello di “attività di agenti segreti” (geheimdienstliche Agententätigkeit), passibile di una pena detentiva fino a cinque anni o di una pena pecuniaria secondo l’articolo 99 del codice penale tedesco.

Daniel M., ex dipendente della polizia comunale di Zurigo e del servizio di sicurezza dell’UBS tramutatosi in agente freelance, è accusato in Germania di aver raccolto illegalmente “dall’inizio del 2012” informazioni relative alle indagini avviate dal fisco del Nordreno-Vestfalia – con l’acquisto di CD di dati bancari elvetici rubati – per identificare gli evasori fiscali tedeschi. 

Lo svizzero avrebbe sostenuto di lavorare per il SIC e avrebbe persino rivelato i nomi di alcuni suoi interlocutori nel servizio segreto svizzero, tra cui quello del sostituto direttore Paul Zinniker.

Rapporti tra Germania e Svizzera a rischio

L’estensione delle indagini ai tre dipendenti del SIC – rilevano “Tages-Anzeiger” e “Bund” – complica i rapporti tra due stati confinanti che lavorano molto strettamente in materia di sicurezza e che nel gennaio 2017 (a quanto si è appreso in maggio dalle stesse fondi di stampa) hanno sottoscritto un accordo “no spy”, ossia di non spionaggio reciproco. 

I tre – aggiungono i giornali – non rischiano nulla finché rimangono in Svizzera, ma potrebbero essere arrestati se si recassero in un altro paese dello spazio Schengen.

La “Süddeutsche Zeitung” scrive che secondo la procedura penale tedesca è possibile la rinuncia a un procedimento penale quando questo può causare “un grave pregiudizio” per la Repubblica federale o andare contro altri “interessi pubblici preponderanti”. 

Toccherebbe tuttavia al governo tedesco intervenire presso la Procura federale di Karlsruhe, cosa che finora Berlino non ha fatto nella vicenda che ha per protagonista Daniel M..



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