Segreto bancario, preoccupati gli immigrati italiani
La fine del segreto bancario sta creando preoccupazioni anche ai 620'000 italiani, molti dei quali naturalizzati, residenti nella Confederazione. Lo testimonia la folta partecipazione alle serate pubbliche organizzate in questi mesi dai vari sindacati.
Case costruite con i risparmi di una vita e piccoli conti non dichiarati potrebbero dal prossimo primo gennaio creare guai con le autorità fiscali elvetiche e, nei casi più gravi, persino con la giustizia. Molti cantoni offrono delle possibilità di autodenunciare i beni sottratti all’erario ma le cifre da pagare rischiano di essere importanti.
A titolo di esempio la regolarizzazione di un immobile all’estero con un valore di 200’000 franchi e un conto bancario di 50 mila franchi costerebbe alle tasche del contribuente pentito 13 mila franchi. Ovviamente la fattura, nell’eventualità che questi beni siano scovati dal fisco, sarebbe ben più cospicua.
L'anno scorso le autodenunce in Ticino sono state quasi mille per un valore patrimoniale di oltre un miliardo e mezzo di franchi e nel 2017 le cifre saranno ben superiori. Le casse cantonali hanno così potuto incassare almeno 200 milioni di franchi mentre a livello federale le entrate aggiuntive si attestano sui 5 miliardi.
C’è poi il caso assai delicato di beneficiari di prestazioni sociali (integrazioni alla pensione, all’invalidità, sussidi sanitari). L’autodenuncia anche di un modesto immobile detenuto all’estero fa automaticamente scattare il rimborso delle rendite percepite dallo Stato negli ultimi 15 anni.
Ma i risvolti per queste situazioni potrebbero essere anche di natura penale e potrebbero portare persino alla perdita del permesso di soggiorno. In Ticino si stanno studiando norme per incentivare le autodenunce, riducendo gli impatti negativi connessi con lo scambio automatico di informazioni.
Ad ogni modo visto il contesto sembra proprio che per il contribuente la strategia migliore da adottare sia quella del danno minore.
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