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Un ministro ginevrino alla sbarra

Pierre Maudet davanti a una selva di microfoni
Nel settembre 2017, quando era in lizza per un seggio nel Governo federale, Pierre Maudet poteva ancora sorridere: la maggior parte degli osservatori prevedeva per lui un futuro politico di primo piano. © Keystone / Jean-christophe Bott

Si è aperto lunedì a Ginevra il processo nei confronti del consigliere di Stato Pierre Maudet. Il ministro, dimissionario ma tuttora in carica, deve rispondere dell'accusa di accettazione di vantaggi. Prima che venisse a galla questa vicenda, Maudet era considerato uno degli astri nascenti della politica svizzera. 

Ex ‘enfant prodige’ della politica svizzera e del Partito liberale radicale (destra), Pierre Maudet, 42 anni, ha bruciato le tappe durante la sua carriera: a 21 anni è eletto nel Consiglio municipale (legislativo) di Ginevra, dove resta fino al 2007; dal 2007 al 2012 è nell’esecutivo cittadino, assumendo anche per un anno il ruolo di sindaco; nel 2012 entra trionfalmente in Consiglio di Stato (maggioranza assoluta al primo turno), dove sarà poi confermato nel 2013 e nel 2018; infine, nel settembre 2017, tenta la scalata al Governo federale, uscendo però sconfitto di fronte al grande favorito Ignazio Cassis. A soli 39 anni, l’appuntamento con uno dei sette seggi dell’esecutivo federale sembra solo rimandato: malgrado l’insuccesso, il politico ginevrino desta grande impressione. Ai più, il suo destino nazionale appare tracciato.

Un viaggio di lusso da 50’000 franchi

Un destino che però cambia improvvisamente direzione nel maggio 2018. Un’inchiesta giornalistica su un viaggio di lusso di Pierre Maudet ad Abu Dhabi nel 2015, assieme alla sua famiglia, in occasione del Gran Premio di Formula 1, suscita numerosi interrogativi. Chi ha pagato un soggiorno il cui valore è stimato in 50’000 franchi? Il ministro ginevrino si limita ad indicare che non sono stati spesi soldi pubblici. Il Ministero pubblico apre un’indagine.

Nelle settimane e mesi successivi vengono alla luce molti altri particolari: ad aver finanziato il viaggio sarebbe stato un imprenditore libanese attivo a Ginevra; un bar di quest’ultimo avrebbe beneficiato di una procedura perlomeno accelerata per ricevere una licenza; emergono poi dei finanziamenti piuttosto oscuri da parte di un gruppo alberghiero per la campagna elettorale di Pierre Maudet, mail ed sms compromettenti… Nell’agosto 2018, la procura cantonale chiede la soppressione dell’immunità parlamentare e l’apertura di un’inchiesta per “accettazione di vantaggi”.

Pierre Maudet dapprima nega tutto, o meglio si trincera dietro a una versione più accomodante per lui. Il meccanismo è però ormai inarrestabile, le rivelazioni si succedono e la fiducia dei suoi colleghi di Governo viene meno. A Maudet, viene così ritirato buona parte del suo Dipartimento.

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Dimissionario… candidato

Messo all’angolo, nel settembre 2018 il ministro ammette di “aver nascosto una parte della verità” ai ginevrini. Malgrado delle pressioni enormi, rinuncia però a farsi da parte, anche se il suo partito nell’agosto del 2020 lo esclude dai suoi ranghi. A sorpresa, nell’ottobre dello scorso anno annuncia infine le sue dimissioni, dichiarando però nello stesso tempo di candidarsi per la sua stessa successione.

Ed è in questo contesto che si apre il processo lunedì. Il primo turno delle elezioni è previsto il sette marzo e il 23 febbraio la Corte dovrebbe annunciare il suo verdetto. Se riconosciuto colpevole di “accettazione di vantaggi”, Maudet rischia da una multa fino a tre anni di carcere.

In caso di condanna (che potrà comunque essere contestata in appello) e nello stesso tempo di una rielezione di Maudet, il cantone di Ginevra rischia di essere confrontato con un’indistricabile crisi istituzionale.

La corrispondenza da Ginevra di Riccardo Bagnato:

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tvsvizzera.it/mar con RSI (TG del 15.2.2021)

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