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Operazione contro la ‘ndrangheta, sei arresti anche in Svizzera

Due arresti effettuati dagli agenti sangallesi.
Due arresti effettuati nel Canton San Gallo, dove c'era la base logistica della cosca calabrese in Svizzera. Keystone / Gian Ehrenzeller

Sei persone sono state tratte in arresto durante la notte in Svizzera (due in Ticino e nei Grigioni, una a Zurigo e a San Gallo) nell'ambito di una vasta indagine coordinata dalle Procure distrettuali antimafia di Reggio Calabria, Milano e Firenze contro la cosca calabrese Molè, originaria della Piana di Gioia Tauro.

I fermati, tutti cittadini italiani, sono sospettati di aver condotto attività criminali, sia nella Confederazione sia in Italia, soprattutto nell’ambito del traffico di stupefacenti, in stretta connessione con i clan calabresi di cui costituivano una propaggine in territorio elvetico.

In Ticino gli agenti hanno effettuato anche alcune perquisizioni domiciliari. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti su precisa richiesta per rogatoria degli inquirenti italiani.

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Un procedimento era stato comunque già aperto autonomamente dalla procura di San Gallo, in collaborazione con la polizia federale (fedpol), per infrazione alla legge sugli stupefacenti, dal quale è emerso uno scenario di criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetistico, con collegamenti internazionali, che operava in diversi cantoni. Nel cantone orientale c’era la base logistica della cosca calabrese in Svizzera che aveva rapporti diretti con ‘ndranghetisti che operavano nel Comasco.

Anche il Ministero pubblico della Confederazione ha aperto un’istruzione penale per sostegno e partecipazione a un’organizzazione criminale e ha costituito una squadra investigativa comune con le procure italiane coinvolte.

In particolare la vasta inchiesta ha consentito di ricostruire la storia di circa quindici anni di presenza della ‘ndrangheta nel territorio a cavallo tra le province di Como e Varese, evidenziandone la vocazione sempre più imprenditoriale e svelandone le modalità di mimetizzazione e compenetrazione con il tessuto economico-legale.

Nelle intercettazioni, oltre a estorsioni e ricatti, è emersa la volontà della cosca di trasferire alcune delle attività in Svizzera dove “non esiste il 416 bis”.

Sul fronte italiano le forze dell’ordine hanno proceduto invece al fermo in diverse regioni di oltre un centinaio di presunti appartenenti alla cosca Molè, indagati a vario titolo, per associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione.

Nel corso di quest’inchiesta sulle infiltrazioni calabresi in Lombardia, Toscana e Svizzera, è stata sequestrata una tonnellata di cocaina proveniente dal Sudamerica.

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