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Robert Frank e le immagini dell’altra America

Sul bus, bianchi davanti e neri dietro
Trolley – New Orleans, 1956, dal libro The Americans © Robert Frank. Per gentile concessione della Fondazione svizzera per la fotografia di Winterthur e della Confederazione elvetica, Ufficio federale della cultura, Berna / C/O Berlin Foundation © Robert Frank

Il fotografo svizzero Robert Frank, uno dei maestri della fotografia del '900 e uno dei più influenti maestri del reportage, è morto nella sua casa nell'isola del Capo Bretone, nella provincia della Nuova Scozia, in Canada, dove si era ritirato a vivere da un decennio. Aveva 94 anni. 


Nato in una famiglia di origini ebraiche il 9 novembre del 1924 a Zurigo, Robert Louis Frank al termine della scuola secondaria decide di fare della fotografia la sua professione, lavora come apprendista per diversi fotografi, la cui influenza conferisce alla formazione di Frank una forte impronta formale: la ricerca è quella di una fotografia diretta, pura, tecnicamente impeccabile.

È entrato nel mito della fotografia mondiale per il viaggio “on the road” negli Stati Uniti, condotto su una vecchia auto scalcagnata tra il 1955 e il 1956, che poco dopo fu raccontato nel libro fotografico “The Americans”, che si è imposto come un grande classico di letteratura visiva, pietra angolare della storia della fotografia e del reportage, testimonianza di un’epoca che ha definitivamente segnato il nostro immaginario. Per la prima edizione americana l’introduzione fu scritta da Jack Kerouac, icona della Beat Generation, di cui fu amico.

Nel 1947 lasciò l’Europa per trasferirsi negli Stati Uniti, dove a New York Alexey Brodovitch lo ingaggiò come fotografo di moda per la rivista “Harper’s Bazaar”. Parallelamente alla fotografia di moda svolse una prolifica attività di reporter freelance che lo portò ad affrontare viaggi in Perù e Bolivia nel 1948 e nel 1949 in Europa (Francia, Italia, Svizzera e Spagna).

Tra il 1952 e il 1953 continuò in Europa la sua attività di reporter tra Parigi, Londra, Galles, Spagna e Svizzera. In questo periodo abbandonò definitivamente la fotografia di moda e cominciò a lavorare sempre più seriamente come fotogiornalista freelance.

Ecco alcuni scatti di Robert Frank:

Altri sviluppi

Borsa di studio della Fondazione Guggenheim

Nel 1955 Frank fu il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio annuale promossa dalla Fondazione Guggenheim di New York. Con i soldi ricevuti viaggiò per tutti gli Stati Uniti dal 1955 al 1956, riprendendo oltre 24 mila fotografie. Nel 1958 pubblicò a Parigi “Les Américains”, una selezione di 83 immagini tratte dal viaggio americano e l’anno dopo la Grove Press pubblicò il volume negli Stati Uniti col titolo “The Americans”.

È in quel periodo che Frank entrò in contatto con i principali esponenti della nuova generazione letteraria e artistica americana, soprattutto con gli esponenti della Beat Generation. Strinse una salda amicizia con lo scrittore Jack Kerouac, con il quale portò a termine varie collaborazioni. Oltre ad aver compiuto un viaggio on the road insieme, compiuto nel 1958 verso la Florida, Kerouac si occupò di scrivere l’introduzione al libro “The Americans” per l’edizione americana. 

Dalla fotografia al cinema

Negli anni ’60, nonostante il crescente successo dei suoi lavori, Frank abbandonò la fotografia per dedicarsi completamente alla realizzazione di film, dando vita a un cinema carico di tensioni e tematiche prettamente private e introspettive, come testimoniano “Conversations in Vermont” (1969) e “About Me: A Musical” (1971). Collaborò ancora con i Beats, soprattutto Ginsberg, Orlovsky e Burroughs, ma anche con i Rolling Stones (Cocksucker Blues, 1972, documentario censurato dallo stesso gruppo), Tom Waits, Joe Strummer (Candy Mountain, 1986) e Patti Smith.

Nel 1994 donò gran parte del suo materiale artistico alla National Gallery of Art di Washington che ha creato la Robert Frank Collection: una prima per un artista vivente. 

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I rapporti con la Svizzera

Il fotografo si era tenuto in contatto con la Svizzera, dove le sue opere sono state regolarmente esposte. Ha ricevuto diversi premi e ha donato varie sue immagini alla Fondazione svizzera per la fotografia di Winterthur.

In occasione dei sui 80 anni, nel 2004, la Tate Modern di Londra ha organizzato una vasta retrospettiva, che l’anno seguente il museo della fotografia di Winterthur ha ripreso, completandola con materiale dei propri archivi.

Riconoscimenti

Anche la Svizzera ha assegnato diversi riconoscimenti a Robert Frank. Nel 2009, ha ricevuto il Grand Prix del Design della Confederazione, consegnatogli da Pascal Couchepin. Nel 2012 la Fondazione Reinhardt von Graffenried gli ha conferito un premio speciale a Berna per l’insieme del suo lavoro, ritenendo che egli abbia “ridefinito la fotografia del XX secolo attraverso la sua eccezionale opera”.

Nel giorno della morte di Frank, il ministro della cultura elvetico Alain Berset ha scritto sulla sua pagina Facebook che Robert Frank ha fatto la storia della fotografia. Secondo il consigliere federale, col reportage dal titolo “The Americans” il fotografo svizzero “ha catturato l’essenza di una civiltà con 83 fotografie scelte tra 28 mila. Con questa serie, ha lanciato un nuovo tipo di foto molto personali che hanno influenzato l’intera storia dell’immagine”.

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