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Mottarone, il nonno di Eitan indagato per rapimento

La cabina precipitata il 23 maggio sul Mottarone
Un tragico incidente che sta avendo strascichi giudiziari. Keystone

Ha fatto tappa in Ticino negli scorsi giorni il piccolo Eitan, il bambino di sei anni restato orfano in seguito alla tragedia del Mottatone (Verbania), che si trova al centro di un'aspra contesa tra i parenti.

Il nonno materno, che è ora indagato per sequestro di persona aggravato dalla Procura di Pavia, lo avrebbe sottratto alla zia materna, tutrice legale residente in Lombardia e lo avrebbe portato in Israele con un volo charter privato partito sabato scorso dall’aeroporto di Lugano-Agno.

Il bimbo, una volta uscito dall’ospedale – dove era stato ricoverato dopo la caduta il 23 maggio di una cabina della funivia Stresa-Mottarone in cui hanno perso la vita 15 persone, tra cui i suoi genitori e il fratellino di due anni – era stato affidato dai giudici alla zia paterna Aya Biran che vive a Pavia.

Una decisione contestata dal nono materno, l’ex militare Shmuel Peleg, che negli scorsi mesi si è trasferito in Italia per stare un paio di volte alla settimana con Eitan. E proprio in una di queste visite autorizzate dal tribunale, secondo quanto denuncia la zia, avrebbe caricato il nipote in auto e lo avrebbe portato oltre frontiera a Lugano, dove c’era ad attenderlo l’aereo privato per Tel Aviv.

In proposito il Corriere della Sera riferisce che l’ex militare ha noleggiato un Cessna messo a disposizione da una società tedesca per un una cifra che si aggira attorno ai 9’000 euro.

Le modalità e le implicazioni legali della vicenda sono ora oggetto di indagine da parte dei magistrati pavesi. Per la tutrice legale il nonno non avrebbe ottemperato all’obbligo di consegna del passaporto del piccolo e avrebbe violato il divieto di espatrio per il quale è prescritto il consenso della stessa.

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Da parte sua il nonno nega di aver rapito Eitan che, secondo lui, sarebbe in “pessime condizioni mentali e fisiche” e gli avrebbe ripetutamente chiesto di portarlo in Israele. Nel paese mediorientale lo rivendica la zia materna Gali Peri che ha presentato un ricorso contro la decisione dei giudici italiani sull’affidamento che dovrebbe essere esaminato in ottobre.

Della questione si starebbero occupando anche il governo israeliano, che secondo i media locali ha criticato il blitz del nonno, e il ministero degli Esteri italiano. Di sicuro però la vertenza legale e i tempi lunghi della giustizia non aiuteranno il piccolo orfano a trovare la serenità psicologica di cui avrebbe assoluto bisogno per elaborare i gravi lutti che lo hanno colpito.   

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