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Manifestazione di donne dispersa dai talebani

A Kabul gli estremisti islamici hanno sparato in aria per disperdere circa 40 donne che si erano radunate davanti al ministero dell'Istruzione afghano al grido di "pane, lavoro e libertà".

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Alcune delle manifestanti che sono fuggite trovando rifugio in negozi vicini, sono state raggiunge dalla soldataglia che le ha colpite con i calci dei fucili. Alcune leader del movimento sono state sequestrate, secondo quanto filtra dal paese.

In precedenza, a maggio, il leader supremo talebano Hibatullah Akhundzada ha annunciato il decreto che impone alle donne di indossare il velo in pubblico e nel testo varato dal ministero della Promozione della virtù e prevenzione del vizio, si invitano le donne – “per meglio osservare l’hijab” (ovvero per ‘celare allo sguardo’) a non uscire di casa se non strettamente necessario”.

Ma già oggi al mondo femminile è preclusa l’istruzione alle superiori e il lavoro, ad eccezione di alcuni ambiti circoscritti.  perché le donne che ancora lavorano lo fanno in pochissimi ambiti consentiti. Nei viaggi oltre i 70 chilometri e in aereo devono essere accompagnate. Le centinaia che hanno scelto di sfidare il regime e protestare in strada sono state appunto picchiate, respinte con gli spari in aria,.

Nel mirino dei fondamentalisti, avvertono allarmati i rapporti dell’Onu e delle tante ong straniere rimaste sul campo, ci sono però anche centinaia tra giornalisti, oppositori, e attivisti. Questi sono nel mirino del feroce Istikhbarat, il direttorato dell’intelligence, accusato dall’Onu per il trattamento inumano dei prigionieri in custodia. Il decreto di amnistia per i collaboratori dell’ex governo è macchiato del sangue di almeno 160 tra ufficiali di polizia e dell’esercito, ha denunciato l’Onu, che conta 178 arresti arbitrari e 56 denunce per tortura.

Un quadro inquietante, aggravato dalla crisi economica, che i nuovi padroni di Kabul imputano al mancato scongelamento dei miliardi dagli Usa. L’Afghanistan è sull’orlo del collasso economico, con la moneta locale ai minimi storici e i prezzi del cibo in vertiginoso aumento. Oltre la metà della popolazione – il 59% – ha bisogno di assistenza umanitaria. La fame è un’emergenza in 27 delle 34 province e le stime Onu prevedono un ulteriore peggioramento.

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